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Libertà di pensiero

Libertà di pensiero

A cura di Carmelo Sciascia

Un incontro con Antoine De Saint-Exupèry ed Artemio Bubba ad Alghero

Ci si può imbattere in un personaggio famoso. È stato così che mi è capitato con il personaggio più letto e conosciuto del XX secolo: Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry

L’essere stato in ogni dove è proprio delle persone famose. Di Garibaldi, ad esempio, ogni città ha un palazzo con la sua targa ricordo: per essersi affacciato da qualche balcone, per averci dormito o semplicemente sostato. È logico incontrarli, gli uomini famosi, nel loro paese di nascita, dove hanno maggiormente vissuto o dove hanno concluso la loro esistenza. Avviene così che casualmente, ospite di un caro amico, ci si può imbattere in un personaggio famoso. È stato così che mi è capitato di imbattermi nel personaggio più letto e conosciuto del XX secolo: Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry. E nel libro più letto e conosciuto del XX secolo: Il piccolo principe; il nostro Pinocchio è il quarto. È successo in Sardegna. Vi sono lungo le coste dell’isola tante torri di avvistamento, facevano parte di un sistema complesso di controllo del territorio, sistema che doveva proteggere le popolazioni locali dalle incursione dei pirati barbareschi. Tante sono le torri abbandonate. Torri chiuse, inaccessibili o semidiroccate. Mi ricordano le porte sbarrate delle tante chiese chiuse nei nostri centri storici.  Al di là di qualsiasi considerazione religiosa, ogni chiesa chiusa ed abbandonata infonde un profondo senso di tristezza: per quello che ha rappresentato storicamente, per quello che dovrebbe continuare a rappresentare, al di là della funzione religiosa, nel mondo della storia e della storia dell’arte in particolare. Così per qualsiasi testimonianza, sia esso il rudere di un castello o di una semplice torre. Di queste torrette è ricca l’area che sovrasta l’insenatura di Porto Conte. Capo Caccia, con le sue falesie e le sue grotte, vigile sorveglia l’ampia insenatura del Portus Nympharum di Tolomeo.

La Torre Nuova del Parco di Porto Conte a nord di Alghero, non è una delle tante torri abbandonate, ma con sorpresa, visto che la mia vecchia guida del Touring Club Italiano, vecchia di qualche anno, non ne segnalava la presenza, ci si imbatte addirittura in un museo. Un giovane studioso, che su Saint-Euxepèry ad Alghero aveva scritto anche un libro (pizzicaluna a l’Alguer) ce ne ha illustrato la storia. La torre infatti restaurata ospita il MASE: Museo Antoine De Saint-Exupéry.

Ora tutti sappiamo chi era costui, nessuna presentazione dunque al personaggio. Solo alcune puntualizzazioni. Antoine il suo nome, ma anche Tonio come si firmava nelle lettere private o “pique la lune” (Pizzicaluna) come lo chiamavano i suoi amici per la particolare anatomia del suo naso: le narici rivolte verso l’alto.

Ma che ci faceva ad Alghero nel 1944 Antoine? Giunge all’aeroporto di Fertilia, dove oggi sbarcano i tanti turisti con destinazione Alghero, allora aeroporto militare, il 10 Maggio del 1944. È assegnato al Gruppo Ricognizione Aerea, si era arruolato grazie alla raccomandazione del suo amico fotografo John Phillips, fotografo del magazine Life.  Ad Alghero prende alloggio in una villetta vicina alla Torre Nuova, la sede dell’attuale museo. Svolge diverse azioni di ricognizione in territorio francese. Il 18 luglio dello stesso anno riceve l’ordine di trasferimento della sua squadriglia all’aeroporto di Borgo, a Bastia in Corsica. La mattina del 31 luglio del 1944 alle ore 8,45. Il suo aereo disarmato, munito solo di macchine fotografiche per i previsti rilievi della missione (coordinate 33 S176 Mapping est di Lione), viene abbattuto alle 10,45 al largo di Saint-Raphael, così il bollettino di guerra del primo agosto: “Un tristissimo evento viene a ridimensionare la gioia che tutti proviamo all’avvicinarsi della vittoria. Il comandante de Saint-Exupéry non è rientrato”.

Tante sono state le ipotesi dopo il suo mancato rientro e sulla causa della sua morte, di certo rimane il fatto della sua scomparsa.  Il 29 maggio aveva scritto, proprio ad Alghero “Lettera a un americano”, pubblicata su Le Figaro a guerra ultimata, dove affermava che dopo aver volato tutti i cieli del mondo non provava più piacere “in questo gioco”, non provava più piacere a fare l’aviatore. “E ho avuto l’impressione di essere stato, tutta la vita, un imbecille… non potrei tollerare altro che la vita monastica”. Non sono considerazioni che aveva fatto nel 1938 un altro noto personaggio? «La fisica è su una strada sbagliata. Siamo tutti su una strada sbagliata” così aveva scritto Ettore Majorana a proposito delle conseguenze etiche che avrebbero avuto le nuove scoperte della fisica atomica. Secondo alcune congetture, si pensa che il fisico sia voluto scomparire alla maniera del Fu Mattia Pascal e si sia rifugiato nella Certosa di Serra San Bruna in Calabria, scegliendo la vita monastica. Farsi monaco, sarebbe stata, da parte dei due personaggi, la logica risposta ad un sistema che si reggeva sui “guasti del sistema economico del XIX secolo e la disperazione spirituale”.

Scegliere la vita monastica. Rinunciare al mondo materiale perché “È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi”. Se ne era sicuro Saint-Euxèpery, qualche dubbio comunque lasciatemelo avere anche come logica conseguenza di ciò che seguirà.

L’essere curiosi del mondo permette potersi imbattere in sempre nuove sorprese.  Infatti Parco Conte ha in serbo altre sorprese: Le Prigionette, un’ex-colonia penale, o meglio la colonia penale agricola di Tramariglio. Un museo che ci catapulta nella vita quotidiana della vita carceraria dagli anni ’40 agli anni ’60, dalla sua istituzione fino alla chiusura. Si viaggia per andare via e ritornare. Si viaggia a volte per rimanere nello stesso posto da cui si è partiti. Così è successo osservando una foto, esposta tra le altre testimonianze d’epoca, una foto di una mietitrebbiatrice, non era una anonima macchina agricola, ma una Artemio Bubba! Una storia, quella del marchio Bubba, che da Santimento a Borgotrebbia, ha caratterizzato l’industria della produzione di macchine agricole nella prima metà del secolo scorso. Una foto, un nome, tanto è bastato a riportarmi a Mortizza dove, grazie al cav. Antonio Marchini, l’Associazione della Mietitrebbia, ogni anno, riproponeva una esposizione di macchine agricole perfettamente funzionanti. Trattori e mietitrebbiatrici che di Piacenza avevano fatto la capitale della moderna agricoltura meccanizzata. “Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi” aveva scritto proprio così il nostro Antoine nel suo Principe ma a volte, come in questo caso, ciò che è visibile agli occhi lo è anche al cuore!

Il MASE è piccolo ma accogliente. Il piccolo principe, nella sua mise inconfondibile, il verde mantello bordato di rosso e la sua chioma bionda, dà all’ingresso il benvenuto, per mostrarci poi la ricostruzione dell’habitat di quel preciso momento storico: dalle divise degli avieri, alle ricetrasmittenti, alla macchina da scrivere. Ma ciò che maggiormente colpisce sono le tante foto che coprono le pareti della Torre e che ritraggono Saint-Exupéry nei tanti gesti quotidiani vissuti in quei due mesi di permanenza ad Alghero. Le foto sono dell’amico John Phillips, pioniere del giornalismo di guerra, aveva fotografato l’ingresso di Hitler a Vienna; Churchill, Roosevelt e Stalin alla Conferenza di Teheran. Alla presa d’atto storico-museale, va aggiunto un panorama naturalistico mozzafiato dalla sommità della Torre che si raggiunge attraverso una scala interna alle pareti dell’antica costruzione.  Il piccolo principe è uno dei più conosciuti racconti di educazione sentimentale, una storia per bambini che riguarda gli adulti, non ci si può dimenticare infatti di alcuni precetti semplici come risposte a problemi complessi. Sull’amicizia, sull’amore.Addomesticare significa creare legami diventando unici l'uno per l'altro!”, addomesticare vuol dire creare legami, e tutti noi da adulti sappiamo la necessità di averli questi legami: come sia importante l’essere addomesticati. Così come sull’amore, rappresentato dalla rosa e del tempo dedicato a prendersene cura, per lui la sua la sua rosa era Consuelo, la salvadoregna Consuelo Suncis Sandoval Zecegna De Gòmezla, la sua compagna. Per ognuno di noi la rosa è   la casualità di un incontro che diventa condivisione esistenziale, quindi ritualità, rito abitudinario cui dedicare tempo e cure: “È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante”. Diciamo per concludere che, grazie ad un imprevisto incontro in Sardegna (il MASE) ho riletto, ancora una volta, Il piccolo principe, libro consigliato agli adolescenti che dovrebbe essere letto (o riletto) soprattutto da adulti, perché solo le complicate esperienze maturate nel corso di una vita possono fare apprezzare il profondo significato di un’opera così semplice!

Un incontro con Antoine De Saint-Exupèry ed Artemio Bubba ad Alghero

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