Inediti
La nostra sezione Cultura, curata dal giornalista Renato Passerini, dedica questo spazio alla segnalazione e recensione di libri piacentini. Ne entrano a far parte le opere che trattano argomenti riguardanti la nostra provincia: geografici, storici, ambientali, economici, urbanistici, folcloristici, ecc.; a queste si aggiungono i libri di autori piacentini, per nascita o per adozione e i cataloghi delle esposizioni allestite sul territorio provinciale
“AN GH’E’ PÖ AD RELIGION” e 50 INEDITI. Omaggio al poeta don Luigi Bearesi nel decennale della morte
Autore Luigi Bearesi
A cura di Luigi Paraboschi
con un saggio di Fausto Fiorentini
Pagine 130
Editore Banca di Piacenza
Stampa Grafiche Lama S.r.l.
La Banca di Piacenza ha reso omaggio a don Luigi Bearesi (1931, Polignano – Piacenza, 2004), in occasione del decennale della morte, stampando un volume di poesie aperto dalla notissima “Angh' e' pò ad religion” e che prosegue con cinquanta composizioni inedite selezionate dal professore Luigi Paraboschi tra i 398 testi raccolti dallo stesso Bearesi in diversi volumi: dattiloscritti con sonetti, canzoni, ballate e piccoli poemi, in parte tuttora non dati alle stampe. Il dialetto – scrive nella prefazione al libro, Luciano Gobbi, Presidente della Banca di Piacenza - anche nel ventunesimo secolo, è la lingua degli affetti e delle emozioni. Leggendo le poesie di don Luigi Bearesi, arguto poeta e appassionalo cultore della "piacentinità” possiamo apprezzare le ricchezze espressive della nostra lingua del cuore.
Il professore Fausto Fiorentini ha conosciuto don Bearesi quando per "il Nuovo Giornale" andava a far visita a mons. Guido Tammi nella sua fucina culturale del seminario di via Scalabrini, dove, tra l'altro, - ha ricordato nella presentazione del volume a Palazzo Galli - è nato il suo grande dizionario della Banca di Piacenza: “Mi colpiva la presenza di un prete, aiutante del grande linguista, che aveva un comportamento apparentemente dimesso. Solo più tardi capirò che quel giovane prete, appunto don Luigi Bearesi, stava costruendosi una propria personalità filologica che, di lì a poco, avrebbe avuto modo di manifestare in una sua rubrica sul dialetto pubblicata dal settimanale diocesano. L'autore presentava sia le sue poesie, sia componimenti di altri, li spiegava, li commentava e tutto in modo piano, tanto da essere capito anche dal non specialista, ma don Bearesi godeva soprattutto della fiducia e del rispetto degli altri poeti piacentini che spesso ospitava nella sua rubrica.
Quella di Bearesi, ha rimarcato il professore Paraboschi, è una poesia semplice, lineare, limpida, pulita, con una lingua sempre musicalmente linda, che non ha mai cadute in forme violente di suoni o di parole. Una poesia riconoscibilissima, personale e personalizzata, specchio di un'anima sensibile che esprime i propri sentimenti attraverso immagini sincere, bozzetti schietti, intimamente partecipati, una bella raccolta di scorci di Piacenza attraverso la sua lingua. Come un moderno cantastorie, con la mediazione dell’apologo, del bozzetto, della parabola ghermisce la coscienza del suo lettore con vigore appassionato. Le sue osservazioni filologiche fanno scuola. Le immagini sembrano uscire dalla parola e frasi e parole quotidiane sono portate a livello di poesia.
Il prof. Ernesto Cremona definisce Bearesi un compositore “attuale” e “confidenziale”: attuale perché con le sue poesie riesce, attraverso l'elemento fantastico, a rendere il problema della vita nel suo fondo essenziale, riempiendo di una casistica pedagogica, i contenuti materiali che gli vengono dalla cronaca e dal costume; confidenziale perché egli cerca sempre l’uomo anche quando ne condanna senza debolezze vizi e difetti.