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Libri piacentini

Libri piacentini

A cura di Renato Passerini

"A giorni la più sensazionale mostra d’arte del secolo"

La nostra sezione Cultura, curata dal giornalista Renato Passerini, dedica questo spazio alla segnalazione e recensione di libri piacentini. Ne entrano a far parte le opere che trattano argomenti riguardanti la nostra provincia: geografici, storici, ambientali, economici, urbanistici, folcloristici, ecc.; a queste si aggiungono i libri di autori piacentini, per nascita o per adozione e i cataloghi delle esposizioni allestite sul territorio provinciale e i racconti degli amici lettori

A giorni la più sensazionale mostra d’arte del secolo

Un po’ di anni fa mi sono disinurbato e sono venuto a stare in un posto che allora era un simpatico paesino, ma che presto è diventato – non credo per colpa mia - un antipatico paesone.

 “Vieni, prendi il bastone che andiamo a fare quattro passi”, mi dice mia moglie nei pomeriggi di sole.

“Dove? - le faccio io – A  camminare sulle immondizie?”.

Le immondizie restano per strada dove la brava gente le butta, proprio dove io dovrei andare a passeggiare con mia moglie nei bei pomeriggi di sole. Sì, passeggiare su quei soffici prati di margherite postmoderne e postconsumistiche.

 Le immondizie non appassiscono come le margherite, ma restano lì a infiorettare strade e marciapiedi, e quando tira un po’ di vento che vien giù dalla Valtrebbia e fa da spasòn, allora una corrente maligna me le spinge e ammucchia sotto casa, davanti alla porta. Pazienza per le foglie, quelle le manda il cielo, ma che dire dell’altro che mi manda la buona creanza della brava gente? Montagnole di carte, cartacce, cartine di caramelle e cioccolattini, mozziconi di sigaretta, e ci sono cicche tirate fino allo stremo, quelle dei fumatori un po’ piuciòn che fumano anche il filtro e cicche dei fumatori spendaccioni che non badano a spese e fanno le cose in grande e ti buttano fra i piedi non mozziconi, ma delle mezze sigarette.

Giusto liberarsi le dita, le labbra e le tasche prima di metter piede nel lustro salotto o sull’auto immacolata!

Ed ecco il sordido mucchio che mi s’ammucchia contro l’uscio, plastiche, plastichine, pacchetti di sigarette vuote, tiket di supermercati, negozi, parcheggi, autobus, anche cerotti, mascherine anti-covit, anche fazzolettini smoccolati. Di tutto un bel po’.

         Allora mi tocca far pulizia (stramaledicendo) di quella varia mercanzia,  raccogliere uno a uno quel sozzo campionario di buona creanza paesana. Ma mentre raccatto e stramaledico, lancio un silenzioso e vano grido d’aiuto, un disperato SOS: io, lo giuro davanti a Dio e ai Santi, non fumo, mia moglie non fuma, le mie figlie non fumano, i miei generi non fumano, e perché dannazione io che non fumo devo affogare, io che non solo non so fumare ma neanche nuotare, mi tocca di affogare fra le cicche dei ciccatori?

         Ma intanto che raccolgo, che piacere raccogliere quel che intanto continuano a buttare i buttafuori! Fuori dalle tasche tutto quello che non gli serve più, fuori dalla bocca le cicche di sigarette, fuori dalle mani, fuori dai piedi…

         E mentre il vento seguita a buttarmi e accumularmi fra i piedi quel po’ po’  che i buttatori buttano all’aria e dove va va, io esamino, seleziono, catalogo, archivio. E penso… Di trasformare in tesori d’arte quel sozzume di mascherine, sacchetti,  bicchieri di plastica, carte di gelato appena finito di leccare, lattine e bottigliette di bibite appena scolate che poi le ruote di qualche macchina spiaccicano sull’asfalto e lì restano. Che quadro di bellezza!

         Di bellezza, sì, anche se di bellezza bruta. Ecco l’idea che m’è venuta. Trasformare quella bruttura in arte. Non mandarla in discarica, ma al museo. Cosa ci faccio? Una bella esposizione, una sensazionale mostra d’arte moderna. Capito? Con tutta sta roba ci faccio…

         Cosa ci faccio? Una bella sorpresa. Tutto quello che i miei bravi ed educati paesani gettano per svuotarsi le tasche di carte, cartine e cartacce che non gli servono più e che mandano al diavolo e al vento, io ci faccio una bella ed originalissima mostra in qualche galleria d’arte. E perché no, alla prossima Biennale di Venezia.

         Lì ci arriva di tutto. Non voglio portare acqua al mare della Laguna, ma lì per i miei capolavori di arte contemporanea e di bassa ispirazione potrebbe rivelarsi il posto giusto, ideale, e trovarsi in ottima compagnia.

Per chi non ci crede sto già preparando il catalogo. Arte di strada, arte da marciapiede, arte povera, arte oggettuale, arte popolare, arte collettiva, arte di massa… Quante buone tracce da far odorare a quei segugi di critici.

Arte astratta, arte di ricerca, arte d’avanguardia, arte di contestazione, arte di provocazione, arte proletaria, arte rivoluzionaria, ce ne avranno da dibattere i critici nelle loro gazzette e nei loro salotti.

Arte istintiva, arte inconscia, arte buttata, arte perduta, arte concettuale, arte ideologica, arte interdisciplinare e interculturale, e soprattutto arte del piccolo e grande Rifiuto, quante astute etichette, quante buone indicazioni su cui far incamminare gli studiosi di arte contemporanea sempre assetati e assatannati di novità.

Per me arte sporca da prendere con le molle e i guanti, come faccio nel preparare pezzo per pezzo la mostra alla Biennale. Se poi qualcuno in quest’arte ci sente anche un po’ d’odore, cosa v’aspettavate, non parliamo mica di mammole e violette. Non vi piace fiutare questi capolavori che la natura ci regala a chilometro zero? Cosa importa. Ogni imbrattatele diventa un artista quando sotto il naso gli passa il profumo del business. E questo, signori miei, è un business che ha un futuro. Le Biennali possono anche finire, le schifezze mai.

Basta però che i buttatori di borsine di plastica, di mascherine, di cicche, carte e fazzolettini, lattine e bottigliette non vengano poi a chiedermi i diritti d’autore…

Perché qui, in fondo alle righe e al cuore, mi prende un terribile timore. Che succeda come per le plastiche. Allorché se la sono presa con le innocenti plastiche e non con chi le getta e riempie mari, spiagge e pianure, città e fiumi, e così faranno con me: censureranno la mia mostra alla Biennale invece degli anonimi e inconsapevoli artisti che adornano le nostre strade dei loro maleodoranti fiori di carte e plastiche similmente laide.

Salvo poi… Sì, salvo poi, l’indomani, nei loro buchi, altri artisti dell’informale, copiare tutto, di nascosto, le mie opere a chilometro zero, quei lavori postraffaelleschi di eleganza, grazia, civiltà, buon gusto e buone maniere.

Umberto Fava

"A giorni la più sensazionale mostra d’arte del secolo"

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