“Con Gianluigi sulla sua panchina del ricordo”
La nostra sezione Cultura, curata dal giornalista Renato Passerini, dedica questo spazio alla segnalazione e recensione di libri piacentini. Ne entrano a far parte le opere che trattano argomenti riguardanti la nostra provincia: geografici, storici, ambientali, economici, urbanistici, folcloristici, ecc.; a queste si aggiungono i libri di autori piacentini, per nascita o per adozione e i cataloghi delle esposizioni allestite sul territorio provinciale e i racconti degli amici lettori
“Con Gianluigi sulla sua panchina del ricordo”
A Pecorara una delle panchine-libro collocate dal Comune di Alta Val Tidone sul territorio ricorda Gianluigi Pizzi, tra i fondatori e per anni segretario del Premio Valtidoncello, mancato a marzo...
“Ciao Gianluigi. Sono venuto a trovarti qui a Pecorara sulla tua panchina...”.
Ci sono i vari ricordi e c’è il grande ricordo che comprende tutti i ricordi. E questa strada è la mia strada per raccontare di lui.
Gianluigi Pizzi era un amico. Abbiamo lavorato per anni fianco a fianco per il Premio di poesia Valtidoncello, di cui era stato tra i fondatori e in cui era stato a lungo diligente segretario. Avevo intuito in quel lungo tempo che dietro quel suo tenue sorriso c’era la sensibilità e la delicatezza di un animo poetico. Che poi alla fine si è rivelato con parole di spontanea e sincera emotività.
Me l’ha confidato la moglie Marina durante la recente cerimonia per l’inaugurazione della panchina collocata a sua memoria nel suo paese nativo. Nei giorni di Natale – il suo ultimo Natale – le aveva donato questo affettuoso e delizioso pensiero poetico: “Accanto a te – posso stare – anche in silenzio. - Non sono le parole – a parlare, - il tuo sguardo - vale molto di più”.
Poco dopo, nel marzo di quest’anno, Gianluigi è mancato. Le “silenziose” parole d’amore di questo toccante frammento lirico sono state da me dette nel corso dello scoprimento della panchina. Alla presenza del sindaco Franco Albertini, degli assessori Simona Traversone e Giovanni Dotti, di amici ed estimatori di Gianluigi, di gente del borgo, la moglie Marina e la sorella Rosella hanno insieme sollevato i lembi delle due bandiere tricolori che coprivano la panchina.
Una cerimonia semplice e breve per una panchina speciale, su cui il profilo schematizzato di Pecorara sembra apparirci come una visione, un sogno a colori avvolto nel candido abbraccio delle nuvole.
Sotto, il mio pensiero dedicato all’amico scomparso: “A ricordo di Gianluigi Pizzi, tra i fondatori del “Premio Valtidoncello”, che ha accompagnato per anni l’avventura di un concorso chiaro come lo sgorgo del Tidoncello, di una festa di poeti dove l’armonia della valle s’intona con l’armonia dei versi. Qui a Pecorara, paese sui monti, in questo verde regno dove l’estate diventa poesia”.
Una panchine del ricordo collocata in faccia alla chiesa e affacciata sulla valle, sopra un alto balcone da cui l’occhio spazia su un panorama che pare dipinto da un pittore tant’è bello. Una panchina dal significato differente dalle altre propriamente letterarie che il Comune di Alta Valtidone ha sistemato sul suo territorio.
A Nibbiano ci si può sedere in panchina con Manzoni e il suo “Addio, monti sorgenti dall’acque ed elevati al cielo; cime ineguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente… torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore pascenti; addio”.
Commosse parole d’addio di Lucia ai suoi monti, che potrebbero essere state le parole di addio di molti altotidonesi ai loro monti. Infatti le parole manzoniane sono ambientate sullo sfondo di un quadro del pittore di Castelsangiovanni Carlo Scrocchi, una visione (del 1964) di Monte Aldone, “la montagna – spiega una didascalia – che guarda Valtidone e Valtidoncello, un po’ il nostro Olimpo, a simbolico ricordo di tutti quelli che, nel generale sradicamento del dopoguerra, hanno lasciato le nostre colline per un’altra vita e un altro mondo”.
A Caminata ci sono Saint-Exupery e il suo Piccolo Principe: “Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. E a Trevozzo ecco Shakespeare che dice: “La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore, ma dal lato per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata”. All’origine la panchina pesava 14 quintali. Ma provate a pesarla ora, e vedrete che con le potenti parole shakespeariane (attribuite) ne pesa almeno mille.
Un’impresa vittoriosa dell’assessore Traversone. Queste panchine-libri in vallata sono in buona compagnia con molte altre sparse in tutta Italia. Per esempio, con quella a Santo Stefano Belbo su cui si possono leggere paginate di Pavese. Un’impresa realizzata dal Comune Alta Valtidone, l’unico Comune del Piacentino (qualcuno l’ha mai scritto?) che è riuscito a fare di più Comuni un Comune unico, bella prova di civismo degli altotidonesi.
“Sì – come scrivevo nella mia “Strada Maestra” - un nuovo Comune che è uno e trino come, con rispetto parlando, la Santissima Trinità, col San Colombano di Caminata insieme al nibbio di Nibbiano e al leone di Pecorara. E col sindaco Franco Albertini che conseguentemente vale per tre”.
Rosella Pizzi ha raccontato che proprio lì, dove ora si trova la panchina dedicata al fratello Gianluigi, suo padre Francesco aveva in animo di far mettere una panchina su cui con gli amici del paese andare a sedersi e parlarsi, a godersi la vista, la conversazione e pure il silenzio. Il destino ha voluto che qui, proprio qui, al salto sulla Valtidoncello, non ci sia la panchina desiderata da papà Francesco, ma un’altra in memoria del figlio.
Il quale non è stato solamente l’impeccabile segretario del “Valtidoncello”, una creatura della Pro Loco sempre dalla sua nascita sostenuta dalla Banca di Piacenza e dalla Parrocchia di Pecorara. Pizzi non è stato solo questo. E’ stato attivo su vari campi. Lo rammento, in anni addietro, quando le premiazioni del concorso si svolgevano in concomitanza con una festa di paese (era la sagra della torta di pastafrolla), e conclusa la cerimonia letteraria, lo spazio nel parco comunale fino a quel momento usato come “auditorium” veniva rapidamente sgombrato per farlo diventare una pista da ballo, mentre già arrivavano i suonatori coi loro strumenti. E Gianluigi da segretario del Premio di poesia si metteva alla cassa per diventare cassiere.
Chiudo così il mio album dei ricordi: “Ciao Gianluigi. Per te non vale l’Addio monti, perché i tuoi monti non li hai mai perduti ed ora vi sei tornato per sempre. Ci troveremo ancora sulla tua panchina. Qui è più facile rivederti, sempre affaccendato, col tuo passo veloce e la tua voglia di fare. Ma ora riposati nella tua Pecorara, vicino ai tuoi cari”.