Dall’Argentina ci scrive il piacentino Guido Bergonzi
La nostra sezione Cultura, curata dal giornalista Renato Passerini, dedica questo spazio alla segnalazione e recensione di libri piacentini. Ne entrano a far parte le opere che trattano argomenti riguardanti la nostra provincia: geografici, storici, ambientali, economici, urbanistici, folcloristici, ecc.; a queste si aggiungono i libri di autori piacentini, per nascita o per adozione e i cataloghi delle esposizioni allestite sul territorio provinciale e i racconti degli amici lettori
ITA - CHE POCO ITALIA!
Dall’Argentina ci scrive il piacentino Guido Bergonzi
Ho interpretato male la nuova sigla della compagnia di bandiera, per quell' "Airways" che segue ITA e credevo fosse - Italia Trasporto Airways - toh! l'inglese anche lí- invece perlomeno é - Italia Trasporti Aerei - Airways: comunque ci accomuna persone e merci. Ma non ho sentito tanti rimpianti per l'addio alla cara Alitalia, che per noi all'Estero era la bandiera italiana nel Mondo. Del resto ne abbiamo perduto tante, di queste bandiere, che è inutile piangerci sopra. Chi non ricorda le grandi, belle o brutte, navi che ci hanno trasportato oltre gli oceani, prima barconi di guerra ricuperati per passeggeri negli anni cinquanta, poi i grandiosi transatlantici affollati da emigranti con le valigie di cartone, prima che dai turisti di lusso. Accettiamo pure che a queste hanno messo fine gli aerei e qui chiudiamo il cerchio e torniamo alla nostra ALITALIA con cui orgogliosamente preferivamo viaggiare, anche se spesso con tariffe più care di altre e non sempre un buon trattamento.
Alla sua storia abbiamo partecipato anche noi emigranti da ogni continente ed abbiamo diritto di rimpiangerla. Ma ci permetteremmo pure una critica acida, sicuramente rifiutata dai sindacati e dal personale, perché non siamo stati noi viaggiatori a farla fallire, ma gli sfarzi superflui dei tempi di "vacche grasse", le prime classi di gran lusso, con addobbi dorati, quadri di pittori famosi, livree e uniformi di "haut couture", ecc. ed ancora i privilegi del personale di bordo, i tanti scioperi in cui siamo incappati qualche volta e sicuramente la cattiva amministrazione. Se no perché tante altre Compagnie sono rimaste in piedi, la nostra no, nonostante i miliardi di sussidi di Stato ricevuti nei suoi 70 anni? Ma lasciamo questi ragionamenti complicati al fatto compiuto.
Alla fine mi rimane negli occhi un’immagine che mi fece pena, quasi simbolo della fine Alitalia, in contrasto con un lontano ricordo comico: quello di una cugina che appena sposata fu a lavorare in Svezia. La prima volta che si fu a cambiare con le altre operaie, si tolse la gonna e apparve con la sua pudica sottoveste, mentre tutte le altre, già più moderne, solo in reggiseno e mutandine; al vederla così, scoppiarono a ridere, sia pure attente poi ad asciugare le sue lagrime di novella emigrante.
Nessuno invece pare abbia commiserato con una lacrima le ultime hostess, le assistenti di volo di ALITALIA, apparse in un atto di protesta e di addio anche loro in sottoveste, spoglie della bella uniforme di volo firmata Armani. Facevano proprio pena, quasi che solo loro caricassero sulle spalle la triste vicenda della FINE!
Comunque non abbiamo letto molti rimpianti in Italia, (e neppure all'Estero) per le sorti della Compagnia di bandiera e anche noi ci rassegneremo a volare in....Trasporti Airways!