"Inglesismi o spagnolismi, alleanza tra le due lingue neolatine?"
Stavolta ho proprio perso la pazienza. Stavo seguendo un programma della RAI, non un trattato tecnico o scientifico, ma un semplice testo divulgativo. Il presentatore, non so se per fare sfoggio di cultura o per comodità, intercalò tante parole in inglese, che alla fine ho perso il filo della dissertazione. Il piccolo dizionario d’inglese non mi lasciava tempo per consultare il significato. Mi ha preso una smania di vendetta o almeno di rivincita. In un articolo in italiano di poco tempo fa mi sfuggí uno “spagnolismo” tanto significativo e preciso che fu inteso pure in Italia. Concludeva una critica al primo peronismo: “La classe operaia argentina, abituata a lottare per i propri diritti, non aveva bisogno di nessuna dádiva dal governo... Quel “dádiva” proprio non é italiano, ma é comprensibile, è piú identificativa di un determinato atto, piú completa che “regalo”. Dunque mi é nata in testa un progetto: contro l’invadenza di tanti inglesismi proprio inutili, (a parte le inevitabili terminologie tecniche), organizziamo un’alleanza tra italiano e spagnolo, con parole intere o desinenze che arricchiscano il vocabolario. Si beneficerebbero entrambe le lingue, favorite dalla comune origine neolatina. Potremmo usare liberamente “Avenida per Stradone, vereda come marciapiede, calle per via, quadra (con c o q.) per “distanza tra due isolati o incroci”, e manzana per isolato, ecc. Soprattutto inserire nella nostra lingua, ed altrettanto se lo volessero nello spagnolo con parole italiane, termini con un significato preciso, parole pregnanti, per es. “il campo” come “settore agricolo”, con tutto quello che implica, mentre in italiano é solo un pezzo di terra; altro esempio, “el Interior” come “il resto del Paese o fuori della capitale”, mentre in italiano significa solo ció che é dentro. E poi “extrañar-[estraniare?...], quel sentimento-sofferenza che abbiamo sofferto nei primi tempi dell’emigrazione e ancora oggi e in altre circostanze, ma per cui dobbiamo usare una interlocuzione come “aver nostalgia di”, ecc. Siamo d’accordo che ci vuole solo qualche parola in piú, ma dobbiamo riconoscere l’immediatezza, la “llegada”-spontaneitá di “estraniare”. Comprendo l’avversione e lo scandalo dei puritani delle due lingue; perché allora accettano supinamente tanti inglesismi superflui, non del settore tecnico? Beh! Rassegniamoci! Ministero del Welfare o Bienestar. Moltissime parole servirebbero per identificare meglio usi e circostanze. Perfino Papa Francesco ha messo in uso un termine nuovo, “nostalgioso” subito accettato dai giornalisti, senza bisogno di ascenderlo alla categoria di neologismo! Anzi, senza tanti scrupoli linguistici, hanno consacrato come bergoglismo, quel simpatico italiano spagnoleggiante del Papa.
GB.