"Italia Argentina 75 verso 75"
Un articolo-racconto dall’Argentina
ITALIA ARGENTINA 75 verso 75
Tre quarti di secolo a confronto
Non si tratta di numeri d’azzardo, ma del tentativo di mettere a confronto, in uguale periodo, la storia di due nazioni che teniamo in cuore: naturalmente l’Italia e l’Argentina. Abbiamo appena celebrato il 2 giugno scorso i “75 ANNI” della Repubblica Italiana, il passaggio sofferto, ma voluto in un Referendum costituzionale, dalla Monarchia alla Repubblica. L’Assemblea Costituente sceglieva la forma parlamentaria con un Capo dello Stato eletto per 7 anni per assicurarne la stabilità e un Presidente del Consiglio per governare il Paese. La fine della Seconda Guerra mondiale lasciava un’Italia sconfitta e distrutta con l’enorme compito della ricostruzione e la difficile convivenza nella nuova forma di governo con un Parlamento invece che un monarca. Difficile convivenza come lo provano ben 8 governi di De Gasperi fino al 1955, conteso tra partiti di destra e centro attorno alla Democrazia Cristiana e di sinistra con il Partito comunista e altri. Per la prima volta avevano votato le donne dopo anni di lotta per ottenere quel diritto.
Altri “ 75 ANNI”
In questo caso della storia Argentina, aprono il confronto con la celebrazione del settantacinquesimo del movimento Peronista il 26 febbraio scorso o il più festeggiato 17 ottobre. Strana coincidenza: anche in Argentina 75 anni fa ottennero il voto le donne e la democrazia fu più completa. Pure il Governo di Perón data da quegli anni, ma fu eletto a furore di popolo, fu iper- presidenzialista , quasi monarchico. Dieci anni di governo unico di qua, 8 governi in 10 anni lá! Ma il confronto vede le due Nazioni, una rovinata dalla guerra con il compito di ricostruire tutto, l’altra favorita dalla guerra per la fame mondiale di prodotti agricoli di cui abbondava. E così l’Argentina attraeva rifugiati e soprattutto emigrati, l’Italia li vedeva partire, tanti proprio verso queste terre. Una povera, l’altra ricca! Una che mangiava carne una volta la settimana o il mese, l’altra che buttava via le bistecche appena mangiucchiate, (come noi vedevamo con orrore allora!).
E non confrontiamo le risorse in materie prime e in terre fertili. L’Argentina ricca, con 20 milioni di abitanti, 60 milioni di capi di bovini, L’Italia povera, con 45 milioni di abitanti e 6 milioni di bovini; 48mila km. di ferrovie la prima, 19mila la seconda, grandi fiumi contro un piccolo Po e poco altro. Abbiamo goduto come immigrati questa abbondanza, abbiano contribuito a coltivarla ed accrescerla, molti ci hanno fatto fortuna (l’America), molti ci sono vissuti discretamente, qualcuno pure ha fallito o se n’e andato, emigrando di nuovo verso altre speranze.
Intanto per 75 anni entrambe sono cresciute: UNA lentamente o piuttosto disordinatamente, favorendo grandi e piccole ricchezze, con molti benefici distribuiti con generosità peronista , più che per conquiste sindacali, quando invece la classe operaia argentina, abituata a lottare per i suoi diritti, non aveva bisogno di nessuna dádiva. L’ALTRA con la faticosa crescita di molto lavoro e sforzo e battaglie della classe operaia, come di quella impresaria; crescendo questa e facendo crescere insieme l’altra, dando inizio in un decennio al chiamato “miracolo economico italiano”. Il confronto segue in similitudini: In Italia il Piano Case di Fanfani aiutò chi aveva avuto la propria distrutta dai bombardamenti, più avanti le Case Popolari per il crescere della popolazione. Intanto in Argentina quartieri interi e città costruiti da Perón, basti ricordare “Ciudad Evita”, e una buona politica abitazionale, ripresa con i FONAVI nel 1972, ma insufficiente e frenata poi con decenni di blocco degli affitti. Così si arriva ad oggi con un deficit abitazionale di 3 milioni e mezzo di famiglie. E milioni in quartieri precari o, diciamolo senza eufemismi, in Villa Miseria!
Confrontando le infrastrutture, il divario si fa più grande, tenendo in conto però la sproporzione tra l’Una quasi 9 volte piú estesa del l’ Altra. Cosí la rete ferroviaria qui é stata dimezzata per scelte politiche, in Italia pure ridimensionata, ma in compenso rinforzata con l’Alta Velocità; quella autostradale qui in ritardo, in Italia ripartita con fermezza a cominciare con l’ Autostrada del Sole.
Invece nel settore energetico il rapporto è inverso, date le enormi risorse argentine, petrolifere, gasifere, idroelettriche, elettronucleari, (in Italia soppresse con un referendum in stato di psicosi per il disastro di Chernobil). E non parliamo delle energie alternative con i venti del Sud e il sole del Nord (anche se da sviluppare). E delle risorse agricole, forestali e di quelle minerarie e geologiche. Possiamo domandarci allora perché con tante risorse
l’ Argentina dopo 75 anni è rimasta tra i paesi in via di sviluppo o emergenti e l’ Italia partecipa oggi al G7, le 7 Nazioni più industrializzate? Domanda piena di interrogativi e soprattutto di amarezza. Nel cuore ci sono due Patrie, non una! Entrambe hanno sofferto grandi disastri, naturali e umani. Tra questi, che non possiamo sorvolare, il terrorismo, di destra o di sinistra che sia, con la sua scia di sangue, di morte, di sofferenze e divisioni ancora difficili da cancellare. Ma dopo più di 60 anni d’ Argentina, tutti vissuti “da grande”, non si potrebbe uno domandare se la responsabilitá non se la dovrebbe assumere quel Movimento, quel mito che in 75 anni ha portato l’ Argentina prima a destra, poi a sinistra negli anni ‘70´, poi di nuovo a destra nei ´90, poi di nuovo a sinistra e, dopo un vano tentativo, oramai di nuovo a sinistra o non si sa dove?
Come può essere che una, con nostra gioia, sia, (ancora, non sappiamo per quanto!) tra le Sette potenze mondiali, l’altra con nostro grande dispiacere, perché ne siamo parte, perennemente tra quelle “in via di sviluppo”? Un piacere e un’angustia inversamente proporzionali