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Martedì, 23 Aprile 2024
Libri piacentini

Libri piacentini

A cura di Renato Passerini

“L’ottava luna piena”

La nostra sezione Cultura, curata dal giornalista Renato Passerini, dedica questo spazio alla segnalazione e recensione di libri piacentini. Ne entrano a far parte le opere che trattano argomenti riguardanti la nostra provincia: geografici, storici, ambientali, economici, urbanistici, folcloristici, ecc.; a queste si aggiungono i libri di autori piacentini, per nascita o per adozione e i cataloghi delle esposizioni allestite sul territorio provinciale e i racconti degli amici lettori

“L’ottava luna piena”

Autore Lorena Tassara

Editore Ponte Gobbo

Collana: “I girasoli - Storie nella Storia"

Pagg. 188

Formato cm 22x14

Prezzo: 13 euro i.c.

Codice ISBN: 978-88-96673-91-1

LA SINOSSI: Protagonista del romanzo è Adele, la cui storia travagliata e complessa si svolge nell’arco storico compreso tra la Repubblica partigiana di Bobbio del ‘44 e le elezioni politiche della Repubblica italiana del ‘48. Lo scenario è costituito da una serie di tragici e desolanti fatti accaduti nel corso della Seconda Guerra Mondiale: lotte partigiane in Val Trebbia, ammassi, requisizioni, bombardamenti, rastrellamenti, deportazioni, tanto terrore e tanta miseria. Adele abita in una cascina fuori Bobbio, è sola e incinta di un partigiano morto di setticemia dopo la fondazione della Repubblica di Bobbio. Non le resta che raggiungere la cugina Ortensia a Piacenza, per poter partorire assistita come si deve. Si incammina prima attraverso i boschi e poi lungo la Trebbia, guidata dal suo coraggio e dalla luna. Con sé ha lo zaino di lana cotta con dentro pochi abiti, mezzo litro di latte, un binocolo, un coltello, una Beretta semiautomatica e un calendario lunare che consulta regolarmente per pregare i santi e contare le lune piene per calcolare la gravidanza. A Piacenza darà alla luce una bambina prematura ed esperirà incontri e sentimenti contrastanti che produrranno in lei aspri conflitti intimi, ma anche nuove consapevolezze sociali. Sarà però il valore della solidarietà femminile quello che la segnerà più profondamente.

Il romanzo è costellato di riferimenti storici precisi, anche se non approfonditi, dove però i personaggi e le vicende sono frutto di pura fantasia. I riferimenti storici contestualizzano la trama ed intervengono come pennellate ad hoc, soprattutto nei dialoghi, a puntualizzare, descrivere e far percepire la condizione politica e sociale del momento storico, oltre che le tensioni e gli stati d’animo dei personaggi. Si tratta di cenni brevi, ma pertinenti e cruciali. Il contesto sociale invece fa da sfondo costante: a volte si intreccia con quello storico territoriale, a volte emerge solitario dai ricordi e dalle riflessioni intime dei personaggi o si legge nei dialoghi, coloriti in alcuni casi da battute dialettali. 

L’AUTRICE

Lorena Tassara è nata a Gragnano Trebbiense nel 1955 e abita a Piacenza. Laureata in Pedagogia (Università di Parma), ha lavorato presso il Comune di Piacenza nei Servizi educativi, in Biblioteca e nel Museo di Storia naturale. Appassionata di viaggi, arte, argomenti scientifici e letture, ora in pensione, si dedica da qualche anno alla scrittura. Ha pubblicato con LIR i seguenti volumi: “Incroci d’archi. Poesie” (2018), “Mosaico vintage. Racconti” (2018), “La casa e il pittore” (2019), “Insospettabili punti di vista” (2020), “La trama lanciata” (2021).

- Qual è l’ idea che ha dato via al romanzo?

Devo dire che questo romanzo è nato da un’idea nebulosa, dove inizialmente l’unico elemento certo era l’interesse per un evento storico che mi incuriosiva per brevità ed intensità emotiva: la Repubblica partigiana di Bobbio del 1944. Una curiosità particolare che sapevo essere radicata nella mia eterna sensibilità per tematiche sociali e politiche, dove spiccavano Resistenza e Liberazione.  Da adolescente ho raccolto parecchie testimonianze orali di quell’epoca: ne parlavano mio padre, mia madre, mia zia, mio zio. Erano racconti resi ancora più intensi dalle emozioni e dall’empatia che suscitavano in me, perché mi parlavano di  miseria, disagio, paure, tensioni e nello stesso tempo delle speranze che animavano le loro vite e le loro azioni. Per un’adolescente come me che viveva l’era del boom economico, quelli descritti da loro erano  temi difficili da concepire, ma altrettanto appassionanti. Quel clima emotivo e concreto che caratterizzava le loro vite prima e durante la Seconda guerra mondiale, e direi soprattutto dopo l’8 settembre del ’43, carpivano la mia sensibilità ed ora so che l’hanno  plasmata a tal punto da farla sopravvivere, viva come allora, a distanza di mezzo secolo. Devo dire che hanno contribuito a rendere viva questa sensibilità anche letture di libri scritti da staffette partigiane, quali Teresa Vergalli e Marisa Ombra. E trovo indispensabile precisare che queste visioni specificamente femminili, che ho trovato ricche di umanità e di forza, mi hanno spinta ad usarle volutamente nei personaggi femminili di questo  romanzo.

Come ha “costruito” il personaggio Adele

Il personaggio Adele con la sua storia avventurosa rappresenta la ragazza del popolo (come si definisce lei stessa) di quegli anni: semplice, sobria, ritenuta nei sentimenti e selvatica nei comportamenti, poco istruita, che non sa di politica e non ama leggere romanzi d’amore, che ha fatto la staffetta partigiana, ma per poco tempo e con leggerezza, solo per stare accanto al suo valoroso partigiano. Ma Adele è anche una ragazza forte, che sa reggere la solitudine, pragmatica e fatalista, decisa e tenace, talmente coraggiosa da intraprendere da sola e a piedi un viaggio pericoloso per sé e per l’essere che porta in grembo e capace di difendere a tutti i costi quella vita. Confesso che questo personaggio è sorto in solitaria, disegnato di getto e incorniciato dalle notizie riguardanti la Repubblica partigiana di Bobbio, ma senza alle spalle una minima trama premeditata. Eppure, nonostante vagassi nel buio, è stata proprio Adele, insieme alla presenza simbolica della luna, a guidarmi in un cammino che sapevo partire da lontano e che mi stava portando in una direzione precisa: la Resistenza al femminile. E infatti questo romanzo pullula di donne; sono donne di ceto sociale, cultura, mentalità e ruoli diversi, che però, seppure in vario modo, mettono in scena la propria Resistenza. 

- Nel libro affiora anche “la Resistenza” femminile

Ho inteso rappresentare una somma di resistenze psicologiche e pratiche, sempre volitive, coraggiose e tenaci, che le donne sanno tenere insieme e convertire in azioni utili, nella vita domestica come sul territorio. Parlo di quella Resistenza diffusa e capillare che le donne sanno agire istintivamente, per via di quell’istinto materno che quando occorre si tramuta in un “atteggiamento materno generalizzato”. Le donne di quei tempi, inoltre, erano più che mai abituate ad essere depositarie del “senso della cura”, un’attitudine femminile per elezione che si manifesta  in qualsiasi condizione, anche se attraverso ruoli diversi. Fossero partigiane impegnate nella lotta armata e staffette sempre in prima linea, oppure donne di campagna legate alla vita domestica, spesso rimaste sole perché mogli di evasi o partigiani che si erano dati alla macchia, o donne di città che fornivano rifugio e protezione agli alleati evasi dai campi di prigionia e organizzavano le loro fughe in Svizzera, facevano tutte parte della macchina della Resistenza a pieno titolo. 

- Che ruolo ha la luna nella storia?

 La luna del romanzo, con la sua presenza silenziosa e magica, è un elemento naturale e insieme intriso di mistero, che a volte domina la natura del territorio e a volte ne fa parte in maniera armonica. Ma per Adele è anche un riferimento prezioso per calcolare i tempi della gravidanza e una compagna di viaggio che via via diventa sempre più rassicurante e protettiva. Per questo Adele si affida a lei e ne fa prima la sua guida protettrice, poi la sua amica confidente e infine una sorella. La luna che guida Adele insomma, pur mantenendo integri i valori simbolici di femminilità, di fecondità, quindi di nascita e di vita, assume contorni famigliari. E sarà proprio il sentimento della sorellanza a legare Adele a donne che incontrerà a Piacenza e a farle scoprire il valore della solidarietà femminile. Un valore che supera le lacerazioni provocate dai conflitti, suturandole e guardando avanti, verso un futuro costruttivo. 

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