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Venerdì, 19 Aprile 2024
Libri piacentini

Libri piacentini

A cura di Renato Passerini

"La dodicesima notte. Mezza dozzina di novellette di Natale"

La nostra sezione Cultura, curata dal giornalista Renato Passerini, dedica questo spazio alla segnalazione e recensione di libri piacentini. Ne entrano a far parte le opere che trattano argomenti riguardanti la nostra provincia: geografici, storici, ambientali, economici, urbanistici, folcloristici, ecc.; a queste si aggiungono i libri di autori piacentini, per nascita o per adozione e i cataloghi delle esposizioni allestite sul territorio provinciale

“La dodicesima notte. Mezza dozzina di novellette di Natale. Da Santa Lucia all’Epifania”

Autore Umberto Fava

Editore: Centro Culturale “E. Manfredini”

Pag. 136
Dicembre 2014
Prezzo di copertina euro 10

In copertina di questo volume un abete di Natale che Andrea Montin ha addobbato con le lettere che formano la famiglia dell'alfabeto e le parole dei libri. Il colore rosso “squillante come le trombe del Gloria e degli Osanna” avvolge l’intera a copertina, accentuandone la veste natalizia, ma la lettura del nuovo libro di Umberto Fava sicuramente affascinerà in ogni stagione.

"La dodicesima notte" è il titolo di una commedia (non delle più rappresentate) di Shakespeare, e indica la notte dell'Epifania, la dodicesima appunto da Natale. L'autore di questi sei racconti se n'è ricordato e appropriato per segnare però la sua "dodicesima Notte", quella di Natale, la dodicesima da Santa Lucia. Così, si viene magicamente a comporre - come orme sulla neve - l'incantato cammino che da una dozzina all'altra va dall'incanto della notte dei doni al prodigio della Notte della Natività, la Notte più bella e più bianca del mondo, e infine all'altra dodicesima notte, quella della magia dei Re Magi che tutte le altre notti si porta via ...

Fra i tanti personaggi che popolano il libro - uomini, donne ed anche animali parlanti - c'è anche (subito nelle prime pagine di "Quasi un prologo") don Angelo Bertolotti, parroco di San Pietro in Tranquiano e factotum del "Centro  Enrico Manfredini" di via Beati a Piacenza, la benemerita istituzione che si prende cura dei disabili mentali adulti: lui con la barbetta bigia, i sandali, le sue calde prediche e il suo linguaggio che obbedisce al ruvido monito evangelico il vostro dire sia sì sì, no no, che vuol dire parole franche e dirette. Lui col suo "Centro culturale Manfredini" editore di questo come di altri libri.

Il libro si stende sulle 136 pagine come un presepio che va dal minuscolo borgo di San Pietro in Tranquiano alle porte della Valluretta fino ai vicoletti della vecchia Piacenza ed è dedicato alla ragazza diventata la moglie di Fava. Ma è dedicato anche, osserva Fava, a quanti credono che il presepe sia un atto di poesia, una stupenda poesia inventata da un poeta, San Francesco, forse il solo poeta felice fra i tanti poeti infelici del mondo. Chi non vuole questa poesia che è soprattutto una poesia di pace, chi la nega, chi la vuol mettere al bando con un pretesto o l'altro, dice ancora Fava, può avere due ragioni: o non ama o non capisce la poesia. Oppure la vuol cancellare per il gusto di sopprimerla, di depredarci di qualcosa che per noi - la nostra tradizione e la nostra cultura - è qualcosa di prezioso, di irrinunciabile.
Oggi, conclude Fava, è il presepe. Domani può essere la Divina Commedia. Proprio perché è Divina e non maomettana. Le illustrazioni sono i disegni originali firmati da Giancarlo Braghieri e Valentina Magnaschi, le stesse che hanno accompagnato di volta in volta i racconti pubblicati su "Libertà", le foto sono di Emilio Marina e quelle preziose d'epoca di Enrico Simoncini con la Piazza e le carrozze sotto la neve e la leggendaria Ustaria dal Bambein. Più l'inedita immagine di Bruno Cremona che dipinge su un bianco cielo nevoso l'idilliaca visione di San Pietro in Tranquiano (Agazzano).

Il libro di Umberto Fava, scrive Giovanni Mariscotti nella presentazione, attraversa con un pizzico d'ironia il quotidiano per recuperare la forza della parola, di quel raccontare e raccontarsi che è una delle strade che porta alla libertà. Un libro-traghetto su cui ci si imbarca e dove l'autore, pardon il timoniere, ci conduce, lungo il Po, in un mondo di storie, verosimili e forsanco vere… ci insegna che il fantastico è l'invisibile nascosto dietro il visibile. È per difetto di fantasia se letterati e artisti cercano il fantastico fuori della realtà, nelle nuvole. Non ne ricavano che un sottoprodotto. Il fantastico, come le altre materie preziose, deve essere estratto dalle viscere della terra, dal reale. E la fantasia autentica è ben altra cosa che una fuga verso l'irreale.

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