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Venerdì, 19 Aprile 2024
Libri piacentini

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A cura di Renato Passerini

Una pietra dal profilo antropomorfo è la "Medea" del nuovo libro di Fava

Una pietra dal profilo antropomorfo raccolta sulla montagna di Itaca, fotografata da Massimo Bersani, per i racconti "Il quadrifoglio di Medea" di Umberto Fava

Una pietra dal profilo antropomorfo raccolta sulla montagna di Itaca, fotografata da Massimo Bersani, per i racconti “Il quadrifoglio di Medea” di Umberto Fava

Autore: Umberto Fava
Pagine 126
Edizione petite plaisenca, Pistoia 2014
ISBN 979-88-7588-125-2
formato 140x210 mm
Pagine 128
Prezzo di copertina  euro 12

L’autore della pubblicazione è Umberto Fava, giornalista, una vita di lavoro al quotidiano Libertà, dove ora, in pensione, continua a scrivere. Nella redazione di via Benedettine si è occupato di cronaca e di cultura, per un trentennio è stato critico teatrale. La sua attività di narratore inizia a diciannove anni. La sua attività di narratore si colloca fra due lavori teatrali, un atto unico scritto a diciannove anni e pubblicato a venti grazie ad un premio vinto a Bologna, e La spada di legno, due tempi e un epilogo su Annibale. Ha pubblicato le raccolte di racconti, Il silenzio di Dio (Verona 1967), I giorni contati, Facile dire Po, La tempesta nel bicchiere (Lodi) e Se il Po fosse Gutturnio (per i tipi dell’Editoriale Libertà, Piacenza); e due romanzi (che l’autore chiama romanzetti), L’anno del mai e Il bel tacer.

In copertina l’immagine di una pietra fotografata da Massimo Bersani. Raffigura la pietra che l’autore avrebbe raccolto sulla montagna di Itaca, colpito dal suo profilo antropomorfo, spontanea opera del mondo in divenire, vi ha scorto l’arcaica e misteriosa selvaggia Medea, la zingara del racconto di apertura. Avrebbe perché l’autore è un “fantastico” che dice di aver visto Antigone con la pala in mano seppellire i morti delle rappresaglie durante l’invasione italiana in Grecia; di aver sentito Priamo dire «Sono tutti figli miei» rivolto ai caduti della guerra bianca sull’Adamello; di aver scorto la nave degli Argonauti scendere il Po davanti alla sua città in Ausonia; di aver incontrato per le vie della sua città una straniera, la Luna-Selene scesa sulla Terra per amore del bel Endimione. Poi d’aver trovato nel Mar Icario le perdute ali di Icaro, d’averle provate e scoperto che sono ancora funzionanti; di aver visto la cicogna della Blixen volare verso il lontano Maine per fare il nido sopra il tetto della Yourcenar. Dalle pagine emerge una serie di immagini buttate dentro “nell’immane calderone del tempo”, una zuppa fantastica ma sapida e amabile.

Storie e fantasmi, paure e sogni, …. dov'è la favola, dov'è il mito, dov'è il simbolo, dov'è la realtà? L’autore previene i puntuali dubbi razionali “ Credete agli orari ferroviari e ai politici e non a me? … io almeno le frottole le conto meglio ...

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