rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Piacenza Nostra

Piacenza Nostra

A cura di Cesare Zilocchi

Centro Storico

Chi può dirsi piasintein dal sass?

Capita sovente di leggere o sentire l’arcinota espressione piasintein del sass usata a sproposito. Non solo, gira per la città una sballata spiegazione delle fonti da cui trarrebbe origine

Capita sovente di leggere o sentire l’arcinota espressione piasintein del sass usata a sproposito. Non solo, gira per la città una sballata spiegazione delle fonti da cui trarrebbe origine. Dice che i piacentini avevano le scarpe pulite perché camminavano sull’acciottolato mentre i villici che arrivavano dalle campagne si distinguevano per le scarpe infangate. Quindi "quelli del sasso" starebbe per "quelli delle scarpe pulite".  Una solenne corbelleria. Intanto non tutta la città era acciottolata o lastricata, spesso punteggiata di ortaglie, solcata da rivi e canali, imbrattata di deiezioni umane e animali. Per di più i villici, soliti arrivare alle porte a piedi nudi, calzavano le scarpe solo entro le mura, così che, semmai, erano proprio loro a indossare calzature pulite. 

In un famoso verso Valente Faustini dice di se stesso: me sum nascì ins ‘l sass dla me Piaseinsa…  L’articolo al singolare basta ad escludere qualsiasi ruolo dei ciottoli nella espressione di cui ci occupiamo. Cos’è dunque  ‘l sass cui allude il poeta? E’ La parte alta e antica della città, quella che corrisponde alla quadra romana e alle due ampliazioni medioevali. Esclusa solo la terza ampliazione rinascimentale, corrispondente alla cerchia muraria che tutti vediamo, eretta tra il 1525 e il 1542. Oggi siamo adusi usare la parola sasso col significato di piccola pietra ma quel lemma di significati ne copre più d'uno. Basta andare alla voce su un buon vocabolario. "Sasso" è  anche un monte, un colle, una parete rocciosa, e in particolare un rilievo non facente parte - riguardo a orografia o tipologia -  di una catena (vedansi Gran Sasso, Sasso Marconi e altri). 

munté di rattE' il caso nostro. Piacenza debordò dal sasso originario solo a compimento della terza ampliazione che arrivò a includere nelle mura le parti basse della città fortificata, ovvero le aree di Cantarana, Borghetto, Sant' Agnese, Sant'Ambrogio, San Savino, Sant'Anna, Corneliana, San Raimondo. Aree nelle quali vennero a insediarsi i villàn, contadini "immigrati" provenienti delle ville e delle vallere d'intorno. Proprio per distinguersi da questi nuovi inurbati, i piacentini dalle antiche radici opponevano appunto un orgoglioso: me sum nascì ins 'l sass dla me Piaseinsa. Qua e là ancora si possono notare tratti di mura medioevali che dimostrano l'asserto ma il perimetro del sasso si coglie senza sforzi  osservando come - a farsi dall'asse tra le piazze Cavalli e Cittadella - il terreno scenda verso le porte più o meno vistosamente in ogni direzione (manuffatti rilevati a parte). 

Se tutto ciò è vero, fa ridere il giornalista che arrivò a definire "piacentino del sasso" un uomo nato, vissuto e defunto in un remoto villaggio del  nostro appennino. Piacentino sì (per estensione post unitaria), ma "del sasso" proprio no.

Oggi i parametri si sono enormemente dilatati tanto che passegiando in centro sbalordisce il coacervo di razze (pardòn, di etnie) e di lingue. Piacenza è diventata la seconda città in Italia per numero di immigrati in rapporto agli abitanti. Una buona, moderna ragione per riflettere sulla storia di quelli del sasso...

Chi può dirsi piasintein dal sass?

IlPiacenza è in caricamento