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Piacenza Nostra

Piacenza Nostra

A cura di Cesare Zilocchi

Osvaldo Barbieri, il terribile Bot

A ricordo dell’estroso artista piacentino, nel sessantesimo dalla morte, un episodio ripreso da “Piacenza Nuova” del 1947

“Piacenza Nuova” vide la luce il 30 aprile del 1945, subito dopo la liberazione della città. Era il giornale del Comitato nazionale di Liberazione provinciale, vale a dire dei partigiani e degli antifascisti. Aveva due sole pagine  DSCF0007-2straripanti di politica, processi, epurazioni, fatti di sangue, come ben si può capire. Ma al suo terzo (e ultimo)  anno di vita  allargò gli orizzonti, alla ricerca della piacentinità perduta, lacerata dalla guerra civile.  Del resto, ormai da parecchi mesi, Piacenza Nuova aveva annunciato ai suoi lettori  il futuro  passaggio  sotto una  testata d’opinione: “Il Corriere Piacentino”, organizzato su basi regionali e dotato di mezzi tecnici moderni.  Divennero quindi  più frequenti i gradevoli pezzi di costume firmati da Enio Concarotti. Furono sdoganati  definitivamente valenti pittori  piacentini come Ricchetti e Bot,  nonostante qualche  loro compromissione (artistica)  col  passato regimDSCF0004-2e. DSCF0013-2

Di Bot, il quotidiano  si era  già occupato il 14  marzo del ’46, dando in breve la notizia di una sua mostra personale, aperta in un locale di via Garibaldi. Ma il giorno seguente  un  acido corsivo in prima pagina esprimeva  perplessità sul quel “feticcio umano  dalla personalità scabra e combusta, eternamente sferzata dal ghibli del suo io sconvolto e tormentato”. Finché, il giorno 23 maggio  ’47,  un simpatico pezzo a due colonne (non firmato) ne sanciva il completo reintegro tra i ranghi  della Piacenza di valore. Il titolo: “Avventura di Bot in un albergo di Belluno”, poteva far pensare a una mattana del Terribile, e invece si trattava di  un episodio lusinghiero per il nostro pittore, raccontato dal giornale con evidente compiacimento. Riproponiamo di seguito l’articolo tal quale.

Alcuni giorni fa il pittore Bot si recò a Belluno. Suo unico bagaglio: una cartella di disegni colorati. La sera dell’arrivo, stanco per il viaggio avrebbe voluto andare a riposarsi in una modesta locanda ma bussò alla porta d’un lussuoso albergo, l’unico che a quell’ora avesse ancora i battenti aperti. Gli venne incontro un signore alto e distinto, il proprietario, il quale lo accolse con un sorriso gioviale, indicandogli una stanzetta pulita e accogliente. Il nostro pittore, prima di mettere piede in essa, volle intendersi sul prezzo, e questo per evitare sorprese il giorno dopo. Quattrocento lire, gli disse l’albergatore. Bot osservò che la somma gli pareva un po’ altina ed alquanto superiore alle possibilità del suo portafoglio. Si venne perciò ad un accomodamento; e così il pittore pagò e consegnò al padrone la propria carta d’identità.

- Ma lei è pittore, dunque ! Esclamò l’albergatore.

- Come vede, rispose Bot mostrandogli la cartella dei disegni che teneva sotto il braccio.

Quello guardò i disegni e gli piacquero subito.

- Quanto chiede di questi tre paesaggi ?

- Io non voglio soldi.

- Cosa vuole allora ?

- Quindici giorni di alloggio per me e per la mia Enrica.

L’albergatore lo guardò negli occhi e, “fatto”, rispose  stringendogli la mano.

E così il nostro Bot, in questi difficili tempi si è assicurato quindici giorni di villeggiatura fra i monti di Belluno. Quindici giorni di quiete e di tranquillità durante i quali potrà disegnare almeno altri nove paesaggi, il triplo di quelli ceduti per la villeggiatura.

- Fossero tutti così gli albergatori, ha esclamato il nostro pittore raccontandoci l’avventura.

Ma il fatto è che di albergatori amanti dell’arte ve ne sono ben pochi e questi pochi può incontrarli soltanto lui, Bot, abbiamo pensato noi.

Per  l’opera di  Barbieri Osvaldo e le relative indicazioni bibliografiche  si veda, alla voce,  il “Dizionario biografico piacentino” (Banca di Piacenza, 2000).

Osvaldo Barbieri, il terribile Bot

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