rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Piacenza, una storia per volta

Piacenza, una storia per volta

A cura di Giuseppe Romagnoli

Con il Lotto si è vinto poco. “Zazzo” s'indebitò festeggiando: per scherzo il biglietto fu contraffatto

Prosegue il nostro viaggio sul gioco del lotto a Piacenza. Si rigiocò in città durante la repubblica francese, ripristinando il precedente "Lotto delle zitelle" e durante il primo impero. Venne poi fatto cessare nel 1848...

Il lotto si rigiocò a Piacenza durante la repubblica francese, ripristinando il precedente Lotto delle zitelle (atto del 1° Nevoso,anno XII° della Repubblica) e durante il primo impero. Sotto il regno di Maria Luigia, dopo breve periodo in cui si effettuò il lotto con estrazione dei numeri, si ritornò al vecchio “Seminario delle zitelle” (ovvero con i nomi) e questa circostanza fa ritenere che tale forma di giocata fosse più popolare e gradita ai piacentini.

Il lotto a Piacenza venne fatto cessare nell’aprile del 1848 dal Governo provvisorio che lo abolì con decreto del 19 aprile dichiarandolo “istituzione immorale e non degno di un popolo libero e civile”. Ma “provvisorio” il Governo, fu tale anche il Decreto, per cui i piacentini ricominciarono a giocare con maggiore foga durante quello successivo, sia in città che nei centri delle provincia dove vennero istallati molti banchi. Il regno d’Italia adottò il gioco nel 1863 denominandolo “lotto pubblico” e regolamentandolo in una forma che, salvo lievi modificazioni, vige tutt’ora, articolato sul sistema dell’estrazione settimanale di cinque numeri compresi tra l’uno ed il 90, da giocarsi sui nomi di dieci città, in combinazioni di primi estratti, ambi, ambate, terni, quaterne e cinquine.

Com’è ben noto nella babele casistico- aritmetica, vincere cifre notevoli è molto improbabile, ma l’illusione è sorella della speranza e l’una sostiene l’altra nel gioco della vita. Si sa per certo che in talune città, per puntare sui numeri ritardatari, qualcuno portava anche la biancheria al banco dei pegni! Nella nostra provincia esistevano, oltre 50 anni fa, nove banchi lotto, cinque in città ed uno  nei seguenti paesi: Castelsangiovanni, Bobbio, Fiorenzuola e Borgonovo. L’incasso medio di quelli in città, variava secondo le stagioni (d’inverno si giocava di più, forse perché le notti più lunghe sono prolifiche di sogni ispiratori) e secondo le vincite verificatesi nelle settimane precedenti. Nel 1958 a Fiorenzuola venne giocata una quaterna che vinse ben 32 milioni di lire, somma che prima d’allora non era mai stata conseguita nella nostra provincia e città. smorfialotto4-2

Al lotto è intimamente collegata la cabala, con la quale, interpretando sogni e fatti, si ricavano i numeri da giocare, Celebri cabalisti furono Rutilio Benincasa che compose l’almanacco perpetuo per vincere al lotto; Pico della Mirandola, registratore dei numeri ciclici; l’astronomo Holstein creatore della cabala numerica astro fera; il padre gesuita Leonardo della Croce che svelò il sistema scientifico delle nove tavole misteriose e segrete dei padri della Società di Gesù e certo Torracca detto “il monco di S. Ferdinando” il quale, negli anni ’30, indovinò cinque volte consecutive quattro terni ed una cinquina. Fortuna? Profeta della cabala? Chi lo sa!  Comunque c’è sempre stato e sempre ci sarà, chi crede e giura sull’efficacia dei sogni e dei sistemi riportati dalle pubblicazioni “specializzate” nella scienza della buona fortuna le quali parlano di cadenze e numeri vertibili, sincroni, simpatici, ritardatari, periodici ecc. Questi patiti del Lotto scientifico disdegnavano le tombole, le lotterie ed i vari totalizzatori. Ma molti ancora oggi ascoltano sedicenti maghi consigliare numeri fortunati!

Eppure a Piacenza si ricordava che un nostro concittadino vinse parecchi milioni (d’anteguerra) alla famosa Lotteria di Tripoli e che altri ne furono vinti da un ufficiale dell’esercito di stanza nella nostra città. Il lotto a Piacenza ha avuto comunque una storia poco felice di vincite, a parte una burla che fece epoca negli anni ’30 e che ebbe protagonista, suo malgrado, una giocosa  “macchietta” detto “’l Zazzo”. Era un operaio tipografo (lo vediamo raffigurato dalla “magica matita” di Roberto Badini); mediante un’accurata manipolazione di un biglietto giocato in compagnia di un altro socio appassionato come lui, gli fecero credere che avesse azzeccato un terno secco di importo per quei tempi assai cospicuo. Quasi impazzito dalla gioia, si fece prestare da un compagno di lavoro una congrua somma di danaro, noleggiò una carrozza ed insieme ad amici abituali o occasionali scrocconi, se ne andò a spasso tutta la giornata passando da un’osteria all’altra, bevendo, mangiando e cantando in grande allegria.

Il costo della baldoria non fu certo esiguo per un proletario come lui dalla striminzita busta paga, ma la presunta vincita consentiva e giustificava i festeggiamenti. Ma quando si presentò al botteghino del lotto per riscuotere la vincita, esibendo il biglietto, con sua incredibile sorpresa gli fu fatto notare che i numeri non corrispondevano affatto al bollettario della ricevitoria, l’unico che fa fede agli effetti del regolamento. zazzogiocolotto-2

Così prostrato, a prezzo di molti sacrifici, dovette rifondere a rate la somma prestatagli, ma “Zazzo”, per quanto tipo strambo ed imprevedibile, pagò fino all’ultimo centesimo il debito contratto, assaporando fino in fondo “il piacere dell’onestà”. Nel 1800 la polemica contro il gioco del lotto fu assai vivace. Il poeta satirico Giuseppe Giusti fu uno dei più accaniti censori dell’Azzardo di Stato”, bollando a fuoco i governi sfruttatori della miseria del popolo; il giornale socialista “L’Avanti” pubblicava l’estrazione sotto il titolo “La Bisca dello Stato”.

Molti proverbi sono stati forgiati pro o contro il Lotto. Ne citiamo alcuni a sostegno delle diverse posizioni: “Chi dal gioco aspetta soccorso, mette il pelo come un orso” oppure “Chi gioca al Lotto, in rovina va di botto” ed il più conosciuto “Chi non risica, non rosica”, ovvero per vincere bisogna tentare. Polemiche a parte il Lotto ha attraversato tranquillo i secoli ed ancora oggi le scommesse aumentano sempre più. Il detto piacentino “la speranza di nud ca faga un buon inveran” (intendendo la stagione delle vincite) è più che mai attuale…

Con il Lotto si è vinto poco. “Zazzo” s'indebitò festeggiando: per scherzo il biglietto fu contraffatto

IlPiacenza è in caricamento