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Piacenza, una storia per volta

Piacenza, una storia per volta

A cura di Giuseppe Romagnoli

Il centro storico: i nomi delle professioni, altri locali e la trattoria ‘d Vulpèi

Quanti negozi, ditte, quanti esercizi componevano fin d’allora il tessuto operativo di quello che Faustini chiamò “’l cor ‘dla me Piasenza”

In quel tempo annoverava una sua clientela di composita socialità il “caffè Nazionale”, situato nel tratto iniziale di S. Raimondo. In Piazzzetta S. Gervaso (il largo di via Romagnosi) c’era il “caffè Commercio” ritrovo di letterati e politicanti; in via Saline il “caffè Vittorio Emanuele”, in via Cavallotti (ora via Roma)) apriva i battenti il “caffè Morelli” la cui attività si svolgeva nell’orbita storica della Pasticceria Piccoli (di cui abbiamo già trattato).

Più tardi occupò un ruolo di primaria attrattiva il “caffè Grande” in via S. Raimondo al 24. Fu durante e dopo la “belle epoque” che le zone del centro risultarono fittamente costellate di locali pubblici, ciascuno con la propria clientela di sfumate differenziazioni classiste. Così nel gran salotto di Piazza Cavalli si trovava il “caffè Roma” al n°45, il “caffè Meriggi” al n°94, il “caffè Mazzini” e, nei paraggi, il “caffè Lucini”.

Ad integrazione della carrellata storica si possono citare le annotazioni di Serafino Maggi che riferisce sulle vicende del Caffè Greco che già ai tempi di Maria Luigia risulta installato nell’ex palazzo dei Mercanti, sede attuale del Municipio. Nel 1915 il consiglio comunale presieduto dal sindaco ing. Enrico Ranza, approvò la trasformazione dell’edificio con l’aggiunta dei portici, anche dalla parte su Largo Battisti. E chiuse il Caffè Nazionale allogato nei locali al pianoterra gestito dalle sorelle Cavanna. Maggi precisa che “nel volgere di un quinquennio era questo il quarto caffè della vecchia Piacenza che scompariva dopo il “Roma”, il “Grande”, il Bar pasticceria Gonni, rinnovato e ribattezzato “Gran Bar” nella primavera del 1915 da Gino Cicognini. Dieci anni dopo chiudeva pure il Caffè Commercio.

Contemporaneamente ai lavori di prolungamento del porticato verso Largo Battisti, si procedeva a radicali trasformazioni dei locali che si sarebbero affacciati sotto il nuovo colonnato. Era l’epoca del gusto floreale; lo stesso progettista, l’ing. Arnoldo Nicelli, ne doveva essere stato entusiasta assertore. Nel 1917 terminati i lavori, i nuovi locali ospiteranno il “ristorante economico” gestito per un paio d’anni da Pietro Sangiovanni, Francesco Galletti e Giambattista Consonni, noti pasticceri piacentini.

Nel 1919, questa volta sotto l’insegna di “Grande Italia”, furono i fratelli Alfredo e Ludovico Veneziani a subentrare, cui poi si aggiungerà Giuseppe Veneziani a ridar vita al Caffè, gestendolo ininterrottamente fino al 1956, anno in cui subentrarono i fratelli Parisi che lo ripristinarono con criteri di decorosa conservazione ed aggiornamento funzionale.

vecchio mercato coperto di fronte Volpini-2

 

Il centro storico: i nomi delle professioni, altri locali e la trattoria ‘d Vulpèi

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