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Piacenza, una storia per volta

Piacenza, una storia per volta

A cura di Giuseppe Romagnoli

Il cinematografo a Piacenza: dal “baraccone” in Cittadella alle prime sale attrezzate

Disaffezione, televisione, internet, smartphone, dvd, difficoltà di parcheggio: chi più ne ha, più ne metta, nel ricercarne le cause. Non sono certo in grado di analizzare le ragioni di questo “spopolamento” cinematografico, dunque cerchiamo, sempre ripescando nelle memorie, di ripercorrere una breve storia dei cinema piacentini

E’ di questi giorni la notizia dell’abbattimento dei muri dell’ex cinema Iris sul Corso. Al suo posto sorgeranno negozi ed appartamenti. Un altro pezzo di vecchia Piacenza che se ne va; ora nel centro storico rimangono solo il cinema Corso ed il Politeama. C’è pure il cinema Roma di via Capra ma vi si proiettano solo pellicole a “luci rosse”. Infine citiamo il President e la multisala Uci Cinemas che però non rientrano nel nostro excursus storico- sociologico.sulla destra il cinema in via Garibaldi-2

Disaffezione, televisione, internet, smartphone, Dvd, difficoltà di parcheggio: chi più ne ha, più ne metta nel ricercarne le cause. Non sono certo in grado di analizzare le ragioni di questo “spopolamento” cinematografico, dunque cerchiamo, sempre ripescando nelle memorie, di Oreste Leonardi-2ripercorrere una breve storia dei cinema piacentini, affidandoci per l’occasione a quanto scrisse il nostro maggior critico del settore, il prof. Giulio Cattivelli, ma anche alla preziosa testimonianza scritta ed orale di un proiezionista, Alessandro Manfredi, che ha operato per decenni al Politeama ed al Corso ed ha iniziato la sua carriera addirittura a sei anni presso il cinema parrocchiale S. Sepolcro.

“Un vero e proprio remake vissuto - ci ha raccontato - di “Nuovo cinema Paradiso”: ho chiesto al parroco di vedere il locale da dove proveniva la luce della proiezione; sono entrato e poi… non ne sono più uscito! Da allora ho assistito ai film sempre dentro la cabina, finché ho cominciato a metterci mano anch’io; così già da studente ho iniziato un’attività di proiezionista; per lungo tempo è stato solo un hobby; lo facevo per passione, soprattutto al Corso. Poi è diventato il mio secondo lavoro retribuito, perché la mia professione, dopo il diploma al Conservatorio (contrabbasso), è stata quella di insegnante di musica alle Medie. Al Politeama, ad esempio, sono rimasto per 14 anni. Un lavoro che necessita di grande passione, molto impegnativo. L’attività iniziava alle 14 e (con il cambio di rigore) terminava a mezzanotte con l’ultima proiezione”.

Così prosegue la testimonianza di Manfredi (che riprenderemo più volte nel corso delle puntate):” il proiezionista, impropriamente chiamato “operatore”, viveva chiuso nella sua cabina, che di solito amava e personalizzava in base al suo carattere e non aveva mai contatti col pubblico, che comunque era educato,salvo fischiare e rumoreggiare quando qualcosa non funzionava, come un “fuori quadro” oppure se si rabbuiava momentaneamente lo schermo; questo accadeva quando “l’operatore” era costretto ad allontanarsi dalla macchina di proiezione che, funzionando a carbone, necessitava di cure continue. In seguito verranno le lanterne a lampada (allo xenon), ed i primi automatismi che, prima ancora dei sistemi automatizzati, degradarono questa figura, un tempo fondamentale, al ruolo di “maschera”.”

Ma torniamo agli albori del cinema nella nostra città seguendo la narrazione che ne fece prima Dosi poi Cattivelli. Se il cinema vero e proprio nacque a Piacenza grazie all’opera di un intraprendente bolognese, il signor. Oreste Leonardi, la stessa cosa non si può affermare per la prima sala cinematografica anche se chiamarla tale, le conferisce una dignità forse eccessiva. Di questo edificio, meglio baracca, situato in Piazza Cittadella, nei primissimi anni del ‘900, ne fece menzione lo storico di memorie locali Giulio Dosi.

 
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