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Piacenza, una storia per volta

Piacenza, una storia per volta

A cura di Giuseppe Romagnoli

Il cinematografo a Piacenza: dal “baraccone” in Cittadella alle prime sale attrezzate

Disaffezione, televisione, internet, smartphone, dvd, difficoltà di parcheggio: chi più ne ha, più ne metta, nel ricercarne le cause. Non sono certo in grado di analizzare le ragioni di questo “spopolamento” cinematografico, dunque cerchiamo, sempre ripescando nelle memorie, di ripercorrere una breve storia dei cinema piacentini

Allora i primi cinematografi erano nomadi, più o meno come i circhi. Giravano nelle varie città, piazzando tende in piazze e sobborghi. In pratica non erano altro che baracconi formato da teloni incerati sostenuti da pali di legno e traversine di ferro da dove entrava la gente attratta dalla magica novità del cinema. Sullo sfondo era collocato un candido telone su cui apparivano le tremolanti immagini del film, ovviamente mute. Per rendere più comprensibile lo svolgimento delle scene, c’erano brevi didascalie o interi dialoghi scritti, sovente resi illeggibili dalle troppe proiezioni.

Non mancava il commento musicale con un pianoforte sovente stonato e strimpellato da un pianista che sottolineava le scene drammatiche pigiando sui tasti delle note basse, e le situazioni allegre su quelli delle note alte. L’operatore, che faceva avanzare il film dando la manovella, era nascosto, con il proiettore, in una cabina in fondo alla pista: una specie di casotto con una feritoia sul davanti da cui usciva il raggio di luce che, miracolosamente, si allargava trasformandosi un immagini mobili sul bianco telone dello schermo collocato sul lato opposto.

Nello spazio tra cabina e schermo c’erano quattro o cinque file di panche senza schienale: l’arredamento ed il confort era tutto lì. Niente luci e continui incidenti tecnici, dallo strappo della pellicola alla manovella che s’inceppava; il film si interrompeva spesso nelle scene più avvincenti scatenando le proteste degli spettatori. I ritardatari non erano ammessi. Una sirena sanciva la fine della proiezione e l’inizio della successiva. Perché in Piazza Cittadella? Bè, anche se Dosi non lo scrive, è facilmente arguibile per la presenza della caserma del Genio Pontieri con un gran numero di militari che dovevano trascorrere la libera uscita senza annoiarsi, spendendo il meno possibile.

Il primo vero locale a Piacenza nacque nel 1906 per iniziativa di un brillante funzionario dell’Amministrazione Provinciale di Bologna, appassionato di congegni elettrici, che nel tempo libero si dilettava a preparare le luminarie per le sagre paesane: il geometra Oreste Leonardi.

Giunto a Piacenza acquistò la chiesa sconsacrata di Sant’Ulderico all’angolo dell’omonimo violetto con via Garibaldi, e la trasformò in cinematografo chiamandola "Sala Marconi" in omaggio al grande scienziato bolognese padre della radio. Agli esordi l’ampio locale conservò molte caratteristiche che ricordavano il precedente uso. Come si evince dalle testimonianze, c’erano ancora le volte di gusto barocco, il pulpito, le stampe nelle nicchie e le panche che avevano assistito a genuflessioni, preghiere e benedizioni".

Più tardi la "Sala Marconi" venne modificata perdendo sempre più le sembianze della chiesa ed acquisendo sempre più quelle del cinematografo. Vennero cambiate le panche, si demolì il pulpito, si tolsero i santi dalle nicchie, fu costruita una balconata in fondo alla sala, mentre sulla parete in alto a destra, sfruttando l’antico alloggiamento dell’organo, venne ricavata una loggetta dove si collocarono i suonatori (pianoforte e violino) che eseguivano l’accompagnamento alle immagini mute. I posti alla "Sala Marconi" vennero suddivisi, a seconda della comodità e della visuale, in tre categorie. I primi posti, cioè i migliori con poltroncine di velluto rosso e miglior punto di vista verso lo schermo, erano in fondo alla platea. I secondi posti erano in galleria, cioè sulla balconata. Poi c’erano i terzi posti in platea, divisi dai primi posti da un invalicabile tramezzo di legno: erano quelli dotati di panche con schienale collocate immediatamente sotto lo schermo e solitamente destinate a militari e bambini. Per anni la "colonna sonora del Marconi" fu un pianista cieco, il prof. Pietro Tassi, abilissimo pianista e sensibilissimo musicista che, cogliendo immediatamente le reazioni del pubblico, sapeva cambiare tipo e ritmo di musica adeguandola alla scena che si svolgeva sullo schermo.

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