Il tempio del “Dio mestolo” nell’antica trattoria della Posta
Il giornalista Guido Fresco lo definì “il tempio del Dio mestolo”: era il locale di una laterale di via Roma. Qua, in via San Giuliano, fin dal 1800 era collocata l’antica trattoria della Posta
La società funzionò a pieno regime dalla fondazione (1934) fino al 1942, data della sua penosa sospensione di guerra. “Negli anni- scriveva Fresco- ha tenuto alti gli ideali della sua bandiera bianca: la tovaglia si intende, robusta “nei pericoli”, invitta nelle “battaglie”. L’odiosa guerra la costrinse ad una penosa sosta; il mestolo fu riposto nel malinconico cassetto di un armadio a sognare il profumo degli agnolotti, vittima di una tessera alimentare, povero Dio domestico relegato nell’ordine di penitenza e carestia bellica. Nel cielo, notte e giorno, solo il rombo cupo e dirompente della paura e della morte. Ma il sereno doveva alfine tornare e con esso un po’ di quiete e con la quiete, la farina americana, il grana ed il parmigiano a profumare nelle vetrine e nei banchi del mercato e con essi la splendida fioritura degli agnolotti. Cosa aspettate? a rimettermi in funzione, gridò la vocina del Dio mestolo? Il primo ad udirla fu il solerte Ferdinando Astorri che suonò la diana del raduno e la signora Ermelinda si rimboccò le maniche, ma per confezionare degli agnolotti grossi così!”.
Nino Massari che con il tenore Gianni Poggi era presidente onorario della confraternita gastronomica, vergò l’auspicio: “Alto il morale! Il 1949 vedrà il mestolo più forte di prima” e l’albo dei soci si riempì di nuovo. Il cuore del “fante di coppe” (Giuseppe Morelli) ex sergente della 1° guerra mondiale- chiosava Fresco- sussultò d’antica passione. Alzò con solennità il mescolo come fosse uno sciabolone contro gli austriaci e suggerì il motto “non bere è anormale, bere è sociale, bere troppo è da maiale”, facezia che doveva figurare sulle tessere”. Il nuovo presidente effettivo fu Giuseppe Gasparini, il segretario Pietro Motta, i consiglieri Francesco Dall’Ara, Vincenzo Freschi, Carlo Confalonieri, Alessandro Cravedi nonché il cassiere Lombardelli. Ma le donne furono escluse; annesse solo in occasione di particolari cene. L’unica necessariamente accettata nel sodalizio fu la signora Ermelinda, addetta alla confezione degli anvèi di gran classe.