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Piacenza, una storia per volta

Piacenza, una storia per volta

A cura di Giuseppe Romagnoli

In giro nei caffè alla moda dell’800 e dei primi del ‘900

E dopo alberghi e locande, era inevitabile un giro nei caffè (ma non mancheremo di tornare anche alle osterie) alla moda a Piacenza nella seconda metà dell’800 e dei primi decenni del ‘900. Un viaggio impegnativo per il loro numero (prima parte)

E dopo alberghi e locande, era inevitabile un giro nei caffè (ma non mancheremo di tornare anche alle osterie) alla moda a Piacenza nella seconda metà dell’800 e dei primi decenni del ‘900. Un viaggio impegnativo per il loro numero e per nulla esaustivo perché si deve fare affidamento, oltre ad importanti “memorialisti” (Attilio Repetti, Dosi, Maggi, Gamberini e Bertolini che ne trattarono in varie sedi pubblicistiche), ad alcune guide che sovente sono un po’ contraddittorie, anche perché bar e caffè cambiarono sede ed ovviamente proprietari o gestori.

Ciò doverosamente premesso, possiamo inquadrare  la struttura ricettiva di questi locali che era abbastanza ordinaria (non per quelli di maggior lusso) quanto a suppellettili ed arredi: tavolini di marmo bianco tinteggiati d’avorio antico, sedie di fattura umbertina, divani di velluto rossiccio ed usurato, grandi specchiere ai cui bordi sovente campeggiavano marche di bitter, liquori, fernet (Campari, fratelli Branca, Martini ecc), insieme a quelle di noti prodotti dolciari di prelibato consumo (torrone Vergani, Cioccolato Gianduia ecc).

Erano ambienti, in genere, scarsamente illuminati da lampadari a gas. Il caffè era di solito servito dallo stesso esercente recante tra le mani una grossa caffettiera d’alpacca o stagnata e una bottiglia di grappa “per correggere” la bevanda esotica che già ai tempi di Napoleone si miscelava con la cicoria. Infatti l’imperatore dei francesi per ostracizzare le importazioni in Europa monopolizzate dagli Inglesi, vietò sia il libero commercio del caffè che della canna da zucchero. E si cominciò ad estrarla dalla barbabietola da zucchero…

Si ricorda una strofetta burlesca canticchiata a quei tempi dai popolani:” Napuliòn imperatùr e re, negoziant ‘d sucàr e ‘d cafè”. Fu da allora che si registrò il boom della coltura orticola della cicoria, erbacea pianta domestica le cui radici venivano tostate quale surrogato della bevanda aromatica ricavata dai chicchi della pianta tropicale.

Come accade nei periodi di proibizionismo di certi prodotti, anche il caffè divenne così bevanda di consumo privilegiato. Fu proprio allora che si moltiplicò il numero dei pubblici esercizi. All’epoca di Napoleone prima, e di Maria Luisa dopo, ebbe diffusione mondana il “Caffè Greco” rievocato da Serafino Maggi. Esso sorgeva in Piazza dei Mercanti, nei locali del Grand’Italia (che in tempi recenti venne poi gestito dai fratelli Veneziani, poi dai Parisi). caffè1battisti-2

Nella prima metà dell’800 ebbero un loro specifico ruolo mondano il “caffè dell’Andalusia” in Piazza Cavalli, il “caffè Azilli”, in via Dazio Vecchio (ora Romagnosi). Erano pure “a la page” il “caffè Gaudenzi” in Piazza Duomo, il “caffè Orcesi” in Piazza Borgo, il “caffè Draghi” in Strada delle Saline (ora Cavour).

Negli ultimi scorci dell’800, nello scenario storico di Piazza Cavalli teneva campo il “caffè Battaglia” dove conveniva una promiscua mondanità nobiliare e borghese, attratta dalle sue varie specialità. Quali gli sciroppi all’amarena e per la squisitezza dei sorbetti. Figure di spicco erano il popolare cameriere “Paciàn” e la signora Adele, consorte del titolare detto “Batagliòn”, cuoca di rinomato rango gastronomico che apprestava, in banchetti privati, piatti di casareccia ghiottoneria come la polenta con i ciccioli di di “Batagliòn” faceva scorpacciate fenomenali.

In quel tempo annoverava una sua clientela di composita socialità il “caffè Nazionale”, situato nel tratto iniziale di S. Raimondo. In Piazzzetta S. Gervaso (il largo di via Romagnosi) c’era il “caffè Commercio” ritrovo di letterati e politicanti; in via Saline il “caffè Vittorio Emanuele”, in via Cavallotti (ora via Roma)) apriva i battenti il “caffè Morelli” la cui attività si svolgeva nell’orbita storica della Pasticceria Piccoli (di cui abbiamo già trattato). caffè10inizioCorso-2

Più tardi occupò un ruolo di primaria attrattiva il “caffè Grande” in via S. Raimondo al 24. Fu durante e dopo la “belle epoque” che le zone del centro risultarono fittamente costellate di locali pubblici, ciascuno con la propria clientela di sfumate differenziazioni classiste. Così nel gran salotto di Piazza Cavalli troviamo il “caffè Roma” al n°45, il “caffè Meriggi” al n°94, il “caffè Mazzini” e, nei paraggi, il “caffè Lucini”.

Alla prossima...

(fine prima parte)

In giro nei caffè alla moda dell’800 e dei primi del ‘900

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