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Piacenza, una storia per volta

Piacenza, una storia per volta

A cura di Giuseppe Romagnoli

La Salus et Virtus, fucina degli atleti piacentini

La “Salus et Virtus” continua ancor oggi la sua benemerita attività, soprattutto pugilistica, nel palazzetto dello Sport di via Alberici. Ma oltre al pugilato, nei primi decenni del ‘900, erano molto praticate anche le attività ginniche, il podismo e pure il sollevamento pesi

È arrivata l’estate, pertanto il nostro blog, si occuperà per un po’ di puntate di alcune strutture dove i piacentini “di una volta” trascorrevano il loro tempo libero. Tuttavia sgombriamo subito il campo da eventuali equivoci: tanti anni fa quasi nessuno andava in ferie. La buona borghesia si recava nelle case di campagna, ma per tutti gli altri, ovvero la stragrande maggioranza, i momenti di riposo estivi (come quelli invernali) si concentravano alla domenica nelle osterie con i giochi da bocce e partite alle carte all’aperto nei cortili, sotto le “toppie”, con gli uomini rigorosamente in canottiera bianca e cappello, magari di paglia. pratisalus-2

I ragazzi invece andavano a Po, all’Isolotto Maggi, nella colonia fluviale intitolata al conte comm. Alessandro Calciati, fondata nel 1921, che però alla domenica, fino ai primi anni Sessanta, diventava la “Rimini” dei piacentini. Quella lingua di sabbia bianca, pulitissima, era il mare “nostrum”: intere generazioni hanno imparato a nuotare lì. Ma di questo argomento, come della colonia, abbiamo già ampiamente trattato.

Stavolta, in diverse puntate, per il “tempo libero” dei giovani, esamineremo invece gli sport d’altri tempi, quelli esercitati nelle due nostre secolari società sportive, ovvero la “Vittorino” e la “Nino Bixio” ed in quella che per quasi cent’anni è stata una straordinaria fucina di atleti, ovvero la “Salus et virtus” che del resto continua ancor oggi la sua benemerita attività, soprattutto pugilistica, nel palazzetto dello Sport di via Alberici. Ma oltre al pugilato, nei primi decenni del ‘900, vi erano molto praticate anche le attività ginniche, il podismo e pure il sollevamento pesi.

“Primi del ‘900: in un piccolo prato a fianco di viale Risorgimento, dove un tempo c’era l’Officina gas, giovani podisti in calzoni bianchi e maglia blu, con scritta trasversale, percorrono giri su giri sulla pista di un centinaio di metri tracciata in modo rudimentale. Non mancano lì vicino attrezzi per la ginnastica artistica. C’è persino una modesta casetta che finge da sede”.

Così uno dei primi cronisti sportivi piacentini, il cav. Vincenzo Bertolini, descriveva il luogo di allenamento della Società “Salus et Virtus” nata a Piacenza il 27 aprile 1904 ad opera di un gruppo di appassionati di attività ginniche sull’esempio di altre città italiane, come la vicina Lodi. Presidente era Paolo Calza, coadiuvato dal vice Pippo Quadrelli, dal segretario Italo Bonvini e dai consiglieri Benvenuto Toscani, Bruno Tamagni, Amato Ratti, Aldo Nastrucci ed Enrico Gianrossi. Già numerosi i neofiti della ginnastica: Mario Delle Donne, il sarto Ghiselli, Scagnelli, Peppino Sidoli già affermato pittore, divenuto poi direttore della Galleria Ricci Oddi, Alberto Braglia, Eligio Bernazzani, Mario Roveda, quarant’anni dopo generale dei Bersaglieri e deputato, Alfredo Ballotta. Edoardo Marani, Falletti ed altri. E mentre si moltiplicavano le adesioni alla nuova società sportiva che nel frattempo aveva organizzato alcune manifestazioni come il giro podistico di Piacenza, nell’ottobre dello stesso anno nacque un secondo club con cui si istaurò un certo clima di rivalità: lo Sport Pedestre Audace. reinaugura-2

La Salus si affermò nel 1908 quando alla società venne affidato il compito di allestire il concorso ginnico nazionale in occasione della venuta del Re in settembre per l’inaugurazione del ponte carrozzabile sul Po in sostituzione del vetusto ponte di barche. Piacenza venne invasa da circa 5000 atleti in rappresentanza di 200 società. Sede delle gare fu il grande impianto sportivo sorto accanto ai padiglioni dell’esposizione di Piazza del Castello, provvisto di pista podistica e ciclistica grazie all’impegno dell’ing. Vittorio Bassi creatore tra l’altro della scuola “Arti e mestieri Spartaco Coppellotti” e del suo vice rag. Aldo Nastrucci. Tra i colossi del sollevamento pesi c’era Carlo Prati della Salus che sollevava come fuscelli i bilancieri e strappava via con un solo energico colpo mazzi di carte. Si classificherà al terzo posto preceduto dai liguri Bottino e Starace che realizzarono nelle cinque alzate regolamentari rispettivamente 505 e 490 kg. Dopo questo concorso grazie al quale la Salus si presentò come una delle più dinamiche società italiane, si intensificarono i contatti e gli inviti a gareggiare. Intanto il sodalizio cambiò sede e dal prato di viale Risorgimento, si trasferì in Piazza Cittadella agli ordini del maresciallo Melato, padre di Maria, più tardi celebre attrice e guidato dagli insegnanti di educazione fisica Andrea Ottaviani e Alberto Quaglia.ginnastiSalus-2

Nel frattempo anche il ciclismo, la scherma ed il tamburello entrarono tra gli sport praticati dalla Salus. A proposito del ciclismo Bertolini raccontava nella sua rievocazione per i 70 anni della Società un gustoso aneddoto: “Pubblico Passeggio, settembre 1910. Stava per concludersi il giro ciclistico della provincia, grande manifestazione per dilettanti cui prendono parte i migliori atleti italiani. Folla enorme sul Facsal trattenuta a stento da grosse funi e dal servizio d’ordine. Venne annunciato l’arrivo dei concorrenti ed infatti sbucò dal viale della Madonna della Bomba un ciclista tutto solo in piena velocità. Troppo solo…ed un dubbio si insinuò nella mente degli organizzatori: costui doveva essere uno dei soliti furbetti in cerca di applausi che aveva percorso si e no un Km. Il presidente della Salus scattò incontro al ciclista che stava per concludere la sua fatica, lo bloccò a forza a venti metri dal traguardo buttandolo poi a terra. 

Il corridore sospetto si rimise in piedi e reagì furiosamente, nonostante avesse nelle gambe più di 200 km e la salita del Penice. Finalmente qualcuno lo riconobbe: si trattava di Remo Como, uno dei più forti dilettanti italiani che aveva realmente staccato tutti gli avversari”. Verso il 1930 i concorsi ginnici di diradarono sempre più, consentendo ad altri sport come il pugilato di prendere il sopravvento accanto al calcio già dilagante nella città.

(continua)

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