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Piacenza, una storia per volta

Piacenza, una storia per volta

A cura di Giuseppe Romagnoli

I tempi agri e giocondi ‘d San Giuvàn, Beverora e dintorni

“San Giuvàn” non può considerarsi come una sorta di appendice di via Beverora, ma parte integrante dell’estesa e spaziosa contrada che all’incrocio con via Venturini e l’attuale viale Malta (già Castello) assumeva la conformazione di una verdissima galleria d’alberi legittimandone la dizione di viale

Nel rustico e un po’ dimesso caseggiato detto “Casa Piovosi”, di cui era proprietario l’omonimo capomastro, fronteggiato dal mini-porticato - ricordava sempre Campolonghi - risiedevano, «oltre alla mia numerosa famiglia» (ma allora tutte lo erano), i prestigiosi imbiancatori Malchiodi, gli Zilocchi, gli Avanzi, gli Zucca, la guardia comunale soprannominato “Raflèi”, il povero cieco Celeste, i Cassinari, il futuro celebre pittore Bruno con il fratello, le sorelle e la madre Anna Labati che gestiva nei pressi della scalinata del tempio di istituzione domenicana una botteguccia di “patèra”, a livello di antiquato mobiliere povero, in comunanza con la Musetti.

rasghèiGallettoviaMaddalena3puntata-2Nelle adiacenze di Casa Piovosi operava la piccola e ingegnosa officina Schiavi, al cui interno per molti anni ci fu un magazzino di ricambi meccanici.
Il casamento degli imbiancatori Cavatorta era denominato “bastimeint” perché aveva la forma goffa di una nave edilizia, al cui pianterreno era allogato il magazzino degli attrezzi, e costituiva un vero e proprio spartiacque viario fra Cantone Molineria San Giovanni e Cantone Coglialegna. In questo duplice budello vicolare si imponeva con una sorta di decaduta sontuosità nobiliare, il settecentesco “Palazzone” affine all’edificio Gilè di Borghetto. Si trattava di una residenza animata dai nuclei familiari dei Musetti, degli Arioli, dei Molinari, dei Tavani: un luogo di vivace convivenza di schietto stampo popolaresco.
Nel medesimo Cantone Coglialegna svolgevano laboriosa attività artigianale i fornai Curotti e vi abitavano i Soprani, congiunti del celeberrimo “Cioti”, limonaio che prima di diventare popolare “macchietta” era apprezzato “battimazza” presso la fonderia Coghi e Dusi in via San Bartolomeo. In fondo al Cantone, d’angolo con via Castello, era situato un antico stallaggio adibito al ricovero di cavalli, di un brum di decoroso rango mondano, alcuni birocci di vario spasso stracittadino e campagnolo.
Ci fermiamo qui perché ci sono ancora tante figure da ricordare e le completeremo con la prossima puntata.

I tempi agri e giocondi ‘d San Giuvàn, Beverora e dintorni

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