Anche nel fiume Po un mondo di plastica
In un giorno il fiume riversa in Adriatico circa 11 tonnellate di microplastiche. Lo indica lo studio "Un Po di plastica" condotto dalla Associazione Internazionale per la comunicazione ambientale e l'European Research Institute
Lo studio "Un Po di plastica", condotto da A.I.C.A. (Associazione Internazionale per la comunicazione ambientale), in collaborazione con Erica Soc. Coop e l'European Research Institute, durante l'evento di sensibilizzazione ambientale " Keep Clean and Run", ha contribuito al campionamento dei rifiuti plastici presenti nel fiume Po. Dal materiale raccolto è emerso che in un giorno il fiume riversa circa 11 tonnellate di microplastiche nel mare Adriatico, fino a 4.000 tonnellate e più, in un anno.
Partiti a maggio scorso, i maratoneti guidati da Roberto Cavallo, saggista e ideatore della eco maratona, hanno camminato e pedalato per sette giorni lungo il corso del fiume, raccogliendo i rifiuti abbandonati e permettendo così una analisi dettagliata delle acque del Po. E' la prima volta che in Italia si procede al campionamento dei rifiuti trascinati dal Po, poiché fino ad oggi le ricerche si sono concentrate sullo studio delle microplastiche nei mari.
La nostra analisi può rappresentare il primo passo di una serie di elaborazioni da realizzare per conoscere con esattezza il grado di inquinamento dei corsi d'acqua - ha spiegato Franco Borgogno, ricercatore dell'European Research Institute (ERI), ma anche una analisi completa. L'invasione nella natura di microplastiche che si diffondono nell'aria, nel suolo e nei mari è documentata da numerosi studi scientifici e si sta indagando su effetti negativi sulla salute”.
Le materie plastiche sono in grado di assorbire anche agenti tossici e cancerogeni dall'ambiente. La maggior parte delle particelle di plastica sono sotto i 5 mm di grandezza e molte si trovano nelle acque di tutto il mondo, da quelle di superficie a quella nelle falde. Negli Stati Uniti e in India, ne sono state riscontrate il doppio rispetto all'acqua in Europa o in Indonesia.
Uno studio americano su undici marchi di acqua in bottiglia provenienti da tutto il mondo, ha mostrato il 93% contaminato da microplastica con il polipropilene dei tappi. Gli alimenti in cui sono stati trovati più microfilamenti sono i frutti di mare, la birra ed il sale.
Secondo il Wwf, si tratta di un problema globale che può essere risolto solo affrontando le cause alla radice, fermando i milioni di tonnellate di plastica che continuano a diffondersi nella natura. E' necessaria una azione mirata a livello di Governi, di imprese e di consumatori. Ogni anno finiscono negli oceani 8 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui il 75% è costituito da plastica e l'impatto dell'inquinamento sugli esseri umani richiede provvedimenti urgenti.
LE MICROPLASTICHE, effetti sulla salute umana
Le piccole particelle di plastica che inquinano i nostri mari e oceani hanno un diametro compreso tra i 330 micrometri e i 5 millimetri. La loro presenza negli oceani è causata dalla produzione industriale di plastica non riciclabile. La loro pericolosità per la salute dell'uomo e dell'ambiente è dimostrata dai diversi studi scientifici. I danni più gravi si registrano soprattutto negli habitat marini ed acquatici e ciò avviene perché la plastica si discioglie impiegando diversi anni e può essere accumulata nel corpo e nei tessuti di molti organismi. La plastica quando finisce in acqua si discioglie in frammenti più piccoli per diversi motivi: effetto dei raggi ultravioletti, il vento, le onde, microbi e alte temperature.
La produzione mondiale di plastica si aggira oggi a oltre 250 milioni di tonnellate. Arrivate in mare, queste sostanze vengono ingerite dalla fauna, in particolare da: plancton, invertebrati, pesci, gabbiani, squali, balene, arrivando a modificare la catena alimentare. Secondo l'ISPRA, il 15- 20% delle specie marine che finiscono sulle nostre tavole contengono microplastiche. La plastica ingerita dai pesci finisce nei nostri piatti e il rischio è dunque anche per gli esseri umani. Gli inquinanti rilasciati dalle microplastiche, possono essere ingeriti e finire nel nostro organismo e interferire con il sistema endocrino umano fino a produrre alterazioni genetiche.
In particolare, preoccupano elevate concentrazioni di agenti come gli inquinanti organici persistenti (POP), tra i quali i policlorobifenili (PCB) e il diclorodifeniltricloroetano (DDT), tossici e resistenti alla decomposizione. Il mare Mediterraneo è uno di quelli più inquinati al mondo: vi si concentra il 7% delle microplastiche a livello globale.