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Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Aumenta l'incidenza delle malattie infiammatorie croniche intestinali

Soprattutto tra i venti e i quarant'anni

I dati della Indagine BETTER presentata il 19 maggio, nella Giornata Mondiale delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (World IBD Day) al Ministero della Salute, da parte di Amici Italia, evidenziano che il 72% dei pazienti affetti da queste patologie subiscono ripercussioni sulla capacità lavorativa, ma anche a chi frequenta la Scuola e l’Università.

L’obiettivo della Giornata Mondiale è mettere in evidenza l’importanza della sensibilizzazione verso l’opinione pubblica sulle MICI e di fornire informazioni sulle opzioni di trattamento disponibili, sui diritti dei pazienti e sui servizi di supporto per le persone affette da queste patologie.

Il Ministro della Salute, professor Orazio Schillaci è intervenuto sostenendo che “l’incidenza in aumento delle MICI, l’insorgenza delle patologie in una fascia di età che va dai 20 ai 40 anni, nel pieno della vita produttiva di un individuo e la crescita di diagnosi in età pediatrica, sono fattori che richiedono interventi ed azioni concrete, per rafforzare la capacità di prendersi cura, nei tempi e nei luoghi giusti. Lo stiamo facendo attraverso la riforma della assistenza territoriale per una presa in carico appropriata delle cronicità, la piena fruibilità dei nuovi Livelli essenziali di assistenza  (LEA),  grazie alla approvazione del decreto tariffe e con misure volte a facilitare e migliorare la qualità della vita, come la norma del disegno di legge semplificazione che rende ripetibile e valida  fino a 12 mesi la ricetta per i pazienti cronici”.

LE MICI (Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali)

Sono patologie ad andamento cronico e ricorrente, che si presentano con periodi di riacutizzazione  alternati a fasi di remissione. Fanno parte di questa definizione la malattia di Crohn e la colite ulcerosa. Si stima che, in Italia, le persone affette da queste malattie siano circa 250mila e 5 milioni in tutto il mondo. L’età di maggiore insorgenza va dai 20 ai 40 anni, ma l’esordio può avvenire a qualsiasi età, ed ugualmente nel sesso maschile e femminile.

L’incidenza di queste malattie è in netto aumento e una diagnosi su quattro riguarda pazienti pediatrici. Dal punto di vista geografico, oltre ad Europa e Nord America, anche i paesi in maggiore crescita sono sempre più coinvolti, si tratta quindi di un problema globale, in netto peggioramento, su cui giocano un forte ruolo i fattori ambientali e la predisposizione genetica.

Le MICI o IBD (Infiammatory Bowel Diseases), sono malattie a genesi multifattoriale e l’ipotesi prevalente è quella di una reazione immunologica abnorme da parte dell’intestino nei confronti di antigeni (esempio i batteri costituenti il microbiota intestinale). Questo squilibrio immunologico può instaurarsi per una alterata interazione tra fattori genetici propri dell’individuo e fattori ambientali, ancora non bene identificati.

La malattia di Crohn può colpire l’intero tratto gastrointestinale. In base alla localizzazione, i sintomi possono variare, ma generalmente includono: dolore addominale cronico, diarrea, con o senza sangue ed anemia.

Se non individuata precocemente o non adeguatamente trattata, la malattia di Crohn può provocare: stenosi, fistole perianali, ascessi, complicanze, che quasi sempre richiedono un intervento chirurgico.

La colite ulcerosa può colpire tutto il colon ed in base alla localizzazione, i sintomi possono variare, ma generalmente includono: sangue nelle feci, diarrea, febbricola, dolori addominali ed anemia. Nel 10-30% dei pazienti può verificarsi una risposta non efficace alla terapia e quindi, potrebbe rendersi necessario un intervento chirurgico.

In entrambe le malattie, la diagnosi più appropriata consiste nella esecuzione di una colonscopia con relative biopsie.

Nella malattia di Crohn la diagnosi viene completata tramite una risonanza magnetica dell’addome ed una ecografia delle anse intestinali.

L’indagine endoscopica permette di valutare la severità delle lesioni della mucosa e di conseguenza procedere alla prescrizione dei trattamenti farmacologici più consoni, tra i quali i farmaci biologici.

L’applicazione più recente delle tecnologie avanzate nell’endoscopia permette di prevedere la guarigione istologica nella colite ulcerosa in maniera accurata, grazie alla identificazione delle caratteristiche endoscopiche e consentono allo specialista di osservare con maggiore accuratezza lo stato della malattia  e di stabilire la risposta  alle terapie.

La strategia di monitoraggio prevede l’esecuzione ad intervalli regolari di: esami di sangue standard, dosaggio della calprotectina fecale, ecografia delle anse intestinali.

Come prevenzione secondaria del rischio di neoplasia del colon è molto utile eseguire regolarmente una cromo endoscopia, cioè una endoscopia con colorante in grado di far risaltare eventuali aree sede di displasia e/o neoplasia.

Le terapie oggi sono molteplici: Mesalazina, Budesonide, Cortisone sistemico, Azatioprina/mercaptopurina, anticorpi monoclonali contro il TNF (Infliximab, adalimumab, golimumab), anticorpi monoclonali anti-integrina (vedolizumab), anticorpi monoclonali antI IL12/23 (ustekinumab), macromolecole (tofacitinib). Gli anticorpi monoclonali possiedono una affinità altamente specifica per un determinato tipo di antigene e si legano ad esso consentendo di ottenere una marcata risposta immunitaria.

Aumenta l'incidenza delle malattie infiammatorie croniche intestinali

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