Come proteggersi dalle malattie da raffreddamento
Gli accorgimenti di prevenzione e i meccanismi di autoregolazione del corpo umano
Nell'uomo, la temperatura corporea viene mantenuta costante (36° - 37° C) per la presenza di meccanismi di controllo omeotermici. In caso di esposizione al freddo intenso, compare inizialmente una vasocostrizione, riconoscibile dal pallore e dal raffreddamento delle estremità, spesso associata a dolore, ma successivamente, il sangue affluisce in modo rapido, come si può osservare dal loro arrossamento e riscaldamento. La vasodilatazione da freddo (reazione di Lewis) è considerata un meccanismo di protezione che impedisce le conseguenze dannose di una alterata circolazione tessutale. I recettori per il freddo della cute, mettono in azione, con l'abbassarsi della temperatura, oltre alla vasocostrizione, l'aumento termoregolatorio della produzione di calore. Quando la temperatura esterna è così bassa da indurre una diminuzione al di sotto dei 37°C la temperatura interna, si verifica una vasocostrizione cutanea ed una accelerazione del ritmo cardiaco. La capacità di adattamento del corpo umano alle basse temperature è fortemente ridotta nei bambini molto piccoli e negli anziani, per la diminuzione della risposta del sistema di termoregolazione. Soggetti più a rischio sono le persone cardiopatiche, affette da patologie respiratorie croniche, diabete e altri disturbi endocrini, malattie muscolari e osteoarticolari, patologie psichiatriche, specie se assumono psicofarmaci, alcol e droghe, o che sono in condizioni di precarietà quali i senza tetto, anziani e bambini piccoli. L’aumento della pressione arteriosa e situazioni di vasocostrizione espongono ad un maggiore rischio di ictus cerebrale, angina e infarto miocardico. Accorgimenti importanti di prevenzione sono quelli tradizionali: quando si esce di casa indossare sempre un caldo soprabito o un giaccone, sciarpa, guanti, scarpe antiscivolo e cappello (il 30% della perdita di calore del corpo avviene attraverso il capo).
MALATTIE DA RAFFREDDAMENTO, RAFFREDDORE E INFLUENZA
Il raffreddore è un'infezione che colpisce le prime vie aeree e sono in causa più di 200 tipi diversi di virus (30-80% Rhinovirus, 10-15% Coronavirus, 1-3% virus parainfluenzali); è estremamente contagioso, soprattutto durante i primi giorni e le vie di ingresso del virus sono rappresentate dalla mucosa nasale e dalla congiuntiva. L'infiammazione a carico della mucosa nasale ostruisce le narici e provoca abbondante secrezione mucosa e può essere accompagnata da faringite, tosse e febbre modesta. Per l'esistenza di numerosi tipi di virus del raffreddore, nel corso della stessa stagione sono possibili frequenti ricadute dovute a virus diversi. Non vi sono farmaci in grado di guarire il raffreddore o di ridurne la durata, ma solo per migliorare i sintomi (decongestionanti nasali, antipiretici, antidolorifici, antinfiammatori, sedativi della tosse, mucolitici, balsamici). Particolare importanza riveste l'influenza, un'infezione acuta virale che compare frequentemente all'inizio dell'inverno; si trasmette con facilità per via aerea, attraverso le goccioline di saliva emesse con la tosse ed il contagio è favorito in ambienti collettivi. Dopo un periodo di incubazione di 1-2 giorni, l'influenza esordisce con febbre a carattere continuo, oltre i 38°C, cefalea, brividi, tosse, dolori articolari e muscolari, faringite, a volte, nausea e diarrea e sintomi sistemici: inappetenza, astenia, malesseri e disidratazione. Le complicanze legate all'influenza sono soprattutto broncopolmonari (polmoniti batteriche e virali), sinusiti e otiti. I virus influenzali, quasi ogni anno subiscono mutazioni derivanti dalla ricombinazione genetica tra virus umani ed animali che impediscono alla popolazione di acquisire una immunità permanente e quindi, l'esigenza di un nuovo vaccino. La terapia dell'influenza si basa sul controllo dei sintomi, mediante farmaci antipiretici, analgesici, antinfiammatori, reidratanti e vitaminici ed in presenza di complicazioni polmonari, un trattamento antibiotico specifico, prescritto dal medico curante.
PATOLOGIE ARTICOLARI
Il freddo può anche aggravare l'artrosi, malattia cronico-degenerativa delle articolazioni che colpisce persone in età avanzata e prevalentemente il sesso femminile. Occorre ricordare il ruolo patologico dell'umidità associato al freddo che produce una accresciuta termolisi, determinando la comparsa di lesioni articolari. Le sedi più frequentemente coinvolte sono: la colonna cervicale e lombare, le anche, le ginocchia e le mani. Le articolazioni sembrano essere dei sistemi bersaglio delle perturbazioni meteorologiche, soprattutto per la loro modesta capacità di termoregolazione. Il freddo aumenta anche il metabolismo basale ed esige, quindi, un maggior apporto alimentare costituito prevalentemente da lipidi e proteine, ma anche vitamine e sali minerali.
DANNI DA ESPOSIZIONE AL FREDDO INTENSO
L'esposizione a temperature eccessivamente basse, può produrre due tipi di danno: locale (geloni e necrosi tessutale) e di carattere generale (ipotermia). A temperature inferiori a - 5° C, la irrorazione di parti corporee, quali il naso, le orecchie, le dita delle mani e dei piedi diventa insufficiente. La terapia raccomandata è un rapido riscaldamento, ma i massaggi sono da evitare per il pericolo di danno ai tessuti. L'ipotermia (o assideramento), si instaura in conseguenza della vasocostrizione periferica che la termoregolazione induce in risposta alle basse temperature.
Di fronte ad un caso di assideramento la più semplice forma di assistenza consiste nell'avvolgere il paziente in fogli di materiale termoriflettente e coperte, in modo che il calore stesso del corpo determini un graduale riscaldamento. Se si è in alta montagna, in attesa dell'arrivo dei soccorsi, mettere la persona al riparo dal freddo e dal vento, coprirla con indumenti caldi e coperte, somministrare abbondanti liquidi caldi (the, caffè, brodo vegetale). Non si deve indurre vasodilatazione o effetti di pompa muscolare troppo rapidamente. Il sangue, infatti, non è solo freddo, ma anche alterato, in conseguenza del suo rallentato flusso, contiene molto acido lattico e la sua rapida reimmissione nella circolazione generale può alterare le funzioni del cuore e del cervello.