Covid, in sperimentazione un vaccino somministrato mediante un cerotto transdermico
Dal G20, concluso di recente, Antonio Guterres, Segretario Generale dell’ONU con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Unicef ha indicato l’obiettivo di rendere disponibili i vaccini anti-Covid in tutto il mondo con una distribuzione equa anche nei Paesi più poveri.
Gli attuali vaccini anti-Covid, per la loro formulazione, ridotta stabilità termica, data di scadenza delle confezioni, via di somministrazione e necessità di una seconda e terza dose, non si prestano agevolmente per essere impiegati in località prive di centri vaccinali attrezzati per la loro corretta conservazione e la somministrazione mediante iniezione intramuscolare. Il rischio è di mettere a disposizione dei prodotti vaccinali che non possono essere estesamente utilizzati per ragioni organizzative e logistiche.
Sono in corso diversi studi su vaccini stabilizzati e somministrabili per vie alternative a quella intramuscolare. Sono stati pubblicati, ultimamente su “Science Advances” i risultati di un lavoro, svolto in collaborazione tra centri di ricerca australiani e l’Azienda Vaxxas di Brisbane, nel Queensland. I biologi hanno realizzato un cerotto transdermico delle dimensioni di un centimetro quadrato con 5mila microproiezioni (aghi microscopici lunghi un quarto di millimetro), in grado, una volta applicato sulla cute, di somministrare un formulato (HexaPro), a basso costo, sviluppato negli USA e costituito da una versione della proteina Spike del betecoronavirus Sars-CoV-2 stabilizzata.
La preparazione del vaccino proteico (tecnologia ricombinante) e quella per l’assemblaggio del cerotto, sono procedure collaudate per la produzione di altri preparati vaccinali in uso da oltre tre decenni e per la somministrazione percutanea di diversi farmaci in commercio. Questo vaccino, già in fase di sperimentazione clinica nella formulazione iniettabile, non contiene acidi nucleici (RNA e DNA): il cerotto è stabile a 25 gradi per oltre un mese e a 40 gradi per una settimana e può essere anche autosomministrato senza richiedere l’intervento del personale sanitario.
Dopo gli studi sugli animali che hanno mostrato un ottimo livello di immunizzazione (induzione di anticorpi neutralizzanti contro il Sars-CoV-2 e alcune varianti e una buona risposta cellulare), la fase clinica della sperimentazione sarà a breve. L’iniezione dell’antigene proteico nelle cellule del derma, dove è molto attiva la reazione immunitaria, produce una risposta superiore a quella della iniezione intramuscolare ed evita il danno da trauma meccanico dell’ago macroscopico.
Nel campo delle innovazioni, è allo studio il vaccino spray che potrebbe offrire una protezione migliore, anche perché provocherebbe una risposta immunitaria direttamente nel tratto respiratorio superiore e potenzialmente nei polmoni, suscitando una risposta anticorpale locale e dei linfociti T.