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Martedì, 23 Aprile 2024
Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Dante era anche “sapiens de medicina”

Ha usato con disinvoltura e competenza osservazioni e teorie mediche del suo tempo

A settecento anni dalla morte, le opere di Dante rivelano una profonda conoscenza di autori medici e una capacità di descrivere e discutere questioni mediche. Sebbene non avesse mai conseguito la laurea in Medicina, possedeva una conoscenza pratica e teorica della materia, non trascurabile.

Dante fu iscritto alla “Corporazione dei medici e degli speziali” per interessi legati alla vita politica e parla diffusamente di medicina nelle tre Cantiche della Commedia.  Offre questo aspetto dell’opera del poeta, tra altri autori, il medico e storico della Medicina Giorgio Cosmacini  nel suo libro “Dante e l’arte medica”, evidenziando come il divino poeta è un “sapiens de medicina”, un letterato che usa osservazioni e teorie mediche medioevali, riferendosi ad una triade suprema costituita dal greco Ippocrate di Kos (460-377 a.C.), medico, padre della medicina occidentale, da Galeno di Pergamo (129-201 d.C.), medico e filosofo greco e dal persiano Avicenna (980-1037 d.C.), medico e filosofo musulmano, cultore anche di scienze matematiche.

Sono i personaggi che Alighieri incontra attraversando il Limbo, dove tra coloro che “non ebber battesmo, sta gente di molto valore” come scrive nel canto IV dell’Inferno. Sono personalità dotate di un vasto corredo filosofico legate alla astronomia ed alla astrologia, subordinata alla teologia. Dante utilizza le citazioni mediche a scopo poetico-narrativo per illustrare le condizioni dei dannati e per descrivere il suo stato d’animo, come l’angoscia, in determinate circostanze.

La decima bolgia dell’Inferno (canti XXIX e XXX) è il luogo della dannazione in cui si trovano malati di ogni genere e dove la malattia è vista da Dante nella concezione tipica del Medioevo: punizione divina e castigo individuale del singolo peccatore, ma anche come punizione collettiva del genere umano corrotto dal peccato originale. Nella bolgia infernale della “città dolente”, dove alberga “l’eterno dolore della perduta gente”, il Poeta elenca le malattie da cui sono affetti i dannati (cupidigia di denaro, di parola perché bugiardi e spergiuri, truffatori), fornendo un elenco di morbi che descrivono il male del corpo e il peccato dell’anima, e comprende molte delle peggiori malattie della umanità (lebbra, peste, malaria, scabbia, tubercolosi, epilessia, letargia).

Nel canto XVII dell’Inferno, Dante descrive la condizione di paura che ha vissuto lui stesso alla idea di quello che lo aspetta, quando paragona il proprio tremore a quello del malato di febbre malarica. Altri riferimenti danteschi nella Commedia riguardano l’Anatomia e la Fisiologia corporea che assumono sempre una valenza filosofica e teologica, ma anche nozioni di zoologia e di botanica, con conoscenza degli “erbari medicinali”. Analizza gli istinti animali in grado di rendere peggiore la natura degli esseri umani con le tre fiere che gli vanno incontro, impaurendolo (Canto I dell’Inferno): la lonza, il leone e la lupa, animali il cui significato allegorico è palese, interpretato dagli autori antichi come raffigurazione dei tre vizi capitali (lussuria, superbia e avarizia) e dai moderni come espressione dei tre principali peccati (frode, violenza e cupidigia). Dante appare anche un esperto botanico, conosce i caratteri e le facoltà di medicamenti semplici appresi da Galeno.

Donatella Lippi, professoressa di Storia della Medicina all’Università di Firenze, commenta “La Divina Commedia” in modo sistematico con note storiche-mediche; sottolinea che l’Inferno è il regno del buio, della oscurità e del dolore, dei rumori stridenti, delle grida e dei pianti. Il Purgatorio è la cantica della musica: le anime intonano canti corali, religiosi. In Paradiso domina musica e luce, due elementi che possono essere ricondotti al tema della salute. E’ riconosciuta infatti, l’importanza della musica (musicoterapia) nella implementazione della terapia e la luce che influisce sul nostro bioritmo ed utilizzata a scopo terapeutico nei casi di carenza di vitamina D. Il Dio che Dante ci mostra nel Paradiso è il “Sol salutis”, il Dio che ci guarda dall’oro dei mosaici ravennati ed è un messaggio forte che coinvolge il corpo e lo spirito, la salute e la salvezza. Ma nella Commedia, Dante cita soprattutto i vari tipi di dolore, analizzati con una straordinaria attenzione e precisione descrittiva che consente di individuare almeno 46 dei 78 termini riportati nel Mc Gill Pain Questionnaire, uno strumento che consente di classificare e quantificare il dolore, sviluppato da Melzack, nel 1971, attraverso il rapporto verbale.

Dante era anche “sapiens de medicina”

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