David Julius e Ardem Patapoutian Nobel per la Medicina 2021
Agli scienziati americani David Julius e Ardem Patapoutian il “Premio Nobel per la Medicina 2021, (con l’onorificenza 10 milioni di corone svedesi, circa 986mila euro). La motivazione è collegata alle loro scoperte sui “recettori per la temperatura e il tatto”, utilizzate per mettere a punto cure per numerose patologie, tra cui, il dolore cronico. Julius, 66 anni, insegna alla Columbia University, Patapoutian, nato in Libano, 54 anni, lavora in California nell’Istituto Scripps a La Jolla. La loro costante attività di ricerca ha portato alla comprensione di come il sistema nervoso percepisca il calore, il freddo e gli stimoli meccanici, oltre alla individuazione di importanti collegamenti tra i nostri sensi e l’ambiente. Per scoprire un sensore nelle terminazioni nervose della pelle che risponde al calore, David Julius ha utilizzato la capsaicina, un composto di peperoncini che induce una sensazione di bruciore, mentre Ardem Patapoutian si è servito di cellule sensibili alla pressione per individuare una nuova classe di sensori che rispondono agli stimoli meccanici della pelle e degli organi interni.
Con i suoi collaboratori, Julius, ha elaborato una banca dati con milioni di geni espressi dai neuroni sensoriali che reagiscono al dolore, al calore e al tatto ed è stata questa la base che ha permesso di scoprire il geneTRPV1 (Transient Receptor Potential Vanilloid 1). I TRPV1 sono stati osservati in diversi organi e l’aumento della loro espressione contribuisce allo sviluppo e alla percezione del dolore somatico e viscerale e possono essere un potenziale target terapeutico per il trattamento del dolore cronico e neuropatico. Patapoutian è stato premiato per la scoperta dei geni Piezo 1 e Piezo2 legati alla percezione della pressione e che hanno aperto alla ricerca sui meccanismi alla base del dolore. Quasi tutti i geni scoperti dagli scienziati sono dei canali ionici, ossia proteine che si comportano come vere e proprie vie di comunicazione delle cellule che attraversando la membrana cellulare permettono il passaggio di ioni dall’esterno all’interno e viceversa. Piezo1 ha mutazioni legate a malattie importanti, come la distrofia muscolare e forme di anemia, come la stomatocitosi che porta i globuli rossi a disidratarsi e dà resistenza alla infezione malarica.
I NOBEL ITALIANI PER LA MEDICINA
Dal 1901, anno della prima assegnazione dei premi, sono 6 gli scienziati italiani che hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento. Il primo medico italiano Nobel è stato Camillo Golgi (1843-1926), conosciuto soprattutto per gli studi sulla anatomia delle terminazioni nervose; ha scoperto l’apparato reticolare interno alle cellule nervose, poi denominato “Apparato del Golgi”che gli valse il riconoscimento nel 1906.
Nel 1957 il Nobel fu conferito al biochimico Daniel Bovet. Nato in Svizzera nel 1907, prese il dottorato in Zoologia ed Anatomia comparata. Si trasferì in Francia e successivamente in Italia, dove nel 1947 ricevette la cittadinanza italiana. La motivazione del premio riguardava gli studi in chemioterapia e farmacologia. Durante la sua carriera si era impegnato nello studio di diversi trattamenti medici, tra cui quelli a base di farmaci simpaticolitici, relativi alla terapia della pressione arteriosa e agli stati di ansia, dei farmaci miorilassanti e della loro azione coadiuvante in chirurgia. Il suo nome è legato anche alla scoperta del primo farmaco antistaminico, la pirilamina.
Il terzo Nobel italiano è Salvatore Luria, nato a Torino nel 1912. Ottenne il riconoscimento nel 1969, per merito degli studi sulla moltiplicazione e la mutabilità dei virus. Grazie alle sue importanti ricerche nascono la genetica batterica, la biologia molecolare e la virologia.
Il quarto italiano Nobel per la Medicina è Renato Dulbecco, premiato nel 1975 per i suoi studi sui virus che causano tumori, riuscendo a dimostrare che il materiale genetico del virus entra nel DNA delle cellule e ne diventa parte. Nasce a Catanzaro nel 1914 e si laurea in Medicina a Torino con Salvatore Luria e Rita Levi-Montalcini.
Dulbecco è uno dei biologi ai quali va il merito di avere progettato la mappatura ed il sequenziamento del genoma umano. Nel 1953, prese la cittadinanza americana e negli Stati Uniti scopre i meccanismi di autoriparazione del DNA danneggiato dalle radiazioni ed ha il merito di isolare il primo mutante della poliomielite.
Nel 1986, il Premio Nobel per la Medicina viene assegnato a Rita Levi-Montalcini, neurologa, nata a Torino nel 1909. Di origini ebraiche, durante il secondo conflitto mondiale fu costretta a diversi spostamenti. A Firenze riveste il ruolo di medico per gli Alleati e nel 1947 si trasferì a Saint Louis. Proprio negli Stati Uniti scopre il fattore di accrescimento della fibra nervosa, l’NGF (Nerve Growth Factor), proteina coinvolta nei processi di innervazione degli organi e dei tessuti dell’organismo.
Il sesto premio Nobel italiano è il genetista veronese Mario Renato Capecchi, nato nel 1937. Laureato in biofisica ad Harvard nel 1967, Capecchi ottiene il riconoscimento nel 2007 per aver contribuito alla scoperta del “gene targeting” (bersagliamento di un gene), una tecnica biotecnologica che si serve della ricombinazione omologa per modificare un gene. Si tratta di una metodica che può essere utilizzata per qualsiasi tipo di gene, in diversi campi della ricerca biomedica. Queste modalità stanno contribuendo allo studio dei tumori, della neurobiologia, della immunologia e dei processi di embriogenesi.