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Martedì, 16 Aprile 2024
Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Emergenza Coronavirus, le domande dei lettori che vogliono approfondire

Alcune risposte su quesiti posti dai lettori in merito agli ultimi articoli sul Coronavirus.

- Mi incuriosisce sapere se la scoperta degli effetti benefici del Tocilizumab  sui pazienti affetti  da COVID -19 è avvenuta in seguito ad un banale, ma fortunato errore di somministrazione, oppure se, alla base c'è stata, comunque  una intenzionalità già in partenza"

Alcuni ricercatori cinesi hanno ipotizzato che la polmonite interstiziale che si sviluppa nei casi più gravi di infezione da coronavirus è la conseguenza della sovrapproduzione di interleuchina 6 e della conseguente tempesta di citochine. Su queste basi, hanno trattato inizialmente 21 pazienti con infezione da Coronavirus   con Tocilizumab (immunosoppressore), ottenendo risultati molto incoraggianti. Questi risultati hanno aperto la strada ad una somministrazione clinica più grande che coinvolge ora 188 pazienti. La notizia è stata recepita anche in Italia, per la stretta collaborazione tecnico-scientifica   tra  ricercatori cinesi  e   ricercatori medici e biologi italiani e  precisamente a Napoli (Ospedale Cotugno e Istituto Pascale, professor Paolo Ascierto) dove, diversi  pazienti  a sintomatologia polmonare  da Coronavirus , sono stati e tuttora  trattati con questo farmaco, con risultati promettenti.

L'Azienda produttrice Roche, ha reso da subito disponibile, gratuitamente, per il periodo della emergenza, il farmaco a tutte le Aziende ospedaliere che ne faranno richiesta. Il farmaco, che ha indicazioni specifiche per l'artrite reumatoide e lupus, è stato posto alla attenzione dell'AIFA  (Agenzia Italiana  del Farmaco),  che in base ai risultati incoraggianti ottenuti in ambito clinico e la grave emergenza  epidemica in corso,  sta valutando l'approvazione del protocollo  di utilizzo nel COVID- 19.

"I risultati positivi di Tocilizumab devono comunque essere validati - ha precisato il professor Gerardo Botti, Direttore scientifico dell'Istituto Pascale - " e per questo, serve uno studio multicentrico a livello nazionale".

- Volevo sapere se sono noti anche i tempi che intercorrono mediamente tra queste due fasi, ovvero, mediamente quanto dura la fase 1 durante la quale si sviluppa la polmonite interstiziale a medio-basso fabbisogno di ossigeno prima che la situazione si aggravi con la fase 2."

Le fasi cliniche della polmonite interstiziale da COVID - 19 sono state messe in evidenza dal professor Raffaele Bruno, Direttore Unità Malattie Infettive Policlinico di Pavia, in una sua intervista alla stampa, per sottolineare la possibile evoluzione della polmonite, da una sintomatologia classica di base e l'aggravamento rapido della malattia, con conseguenze anche letali.  Il professore non ha specificato il tempo, ma trattandosi di una forma acuta, penso si tratti di pochi giorni, come descritto in letteratura nella polmonite interstiziale, così descritta:

"I sintomi della polmonite interstiziale acuta consistono nella comparsa di febbre, tosse e dispnea, che nella maggior parte dei pazienti peggiora nella sua gravità da 7 a 14 giorni, giungendo ad insufficienza respiratoria che può richiedere il ricorso in terapia intensiva con assistenza ventilatoria". E' definita istologicamente da un danno alveolare diffuso di tipo produttivo, il cui elemento caratteristico è un edema dei setti alveolari, diffuso o importante, infiltrazione di cellule infiammatorie, proliferazione di fibroblasti ed ispessimento delle pareti alveolari. E' una grave complicanza di Covid-19 con quadri radiologici importanti e severi. La polmonite interstiziale è sempre esistita e molti virus, anche quelli influenzali possono essere in causa. Colpisce l'interstizio, ossia il tessuto tra gli alveoli provocando una difficoltà respiratoria che nelle forme più gravi può dare luogo alla sindrome da distress respiratorio acuto e se non adeguatamente trattata in terapia intensiva può portare al decesso del paziente. La polmonite interstiziale bilaterale, frequente in questa infezione, rapidamente progressiva è sostenuta dalla iperproduzione di proteine (citochine) infiammatorie (sindrome da rilascio di citochine). Questa condizione provoca danni polmonari e può portare al decesso del paziente.

I sintomi della polmonite sono: dispnea, affanno e aumento della frequenza cardiaca.  La polmonite da Covid- 19 accade nel 20% dei casi, dei quali, il 5% presenta condizioni cliniche che richiedono il ricovero  in terapia intensiva con necessità  di assistenza ventilatoria per svariati giorni al fine di sostenere la capacità di respirare.

L'andamento della infezione del nuovo Coronavirus   può anche accelerare nella seconda o terza settimana, dopo un inizio più blando. Il rischio di polmonite da Coronavirus è maggiore nelle persone anziane, nei soggetti affetti da cardiopatie e nelle persone con un sistema immunitario debole. Tale rischio dipende anche dalla aggressività del virus infettante. Per esempio, i Coronavirus di MERS, SARS e COVID-19 si sono dimostrati capaci di provocare polmoniti anche in persone in buono stato di salute.

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