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Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

I possibili meccanismi di interazione tra inquinamento atmosferico e covid-19

Il rapporto 2020 sul "Ben- vivere nei territori italiani" seconda edizione, pubblicato da "Avvenire" esamina quei fattori ambientali che possono avere favorito la diffusione del contagio da Sars - CoV-2. C'è un dato interessante: 582 morti in meno al giorno, la stima di quante vittime di Covid -19 avremmo potuto evitare se tutta l'Italia fosse costituita da comuni – parco, caratterizzati da una ampia presenza di aree naturali protette o riserve. Un migliore equilibrio, quindi, tra risorse ambientali e contesto economico e produttivo avrebbe potuto  limitare l'impatto della pandemia. Il virus ha colpito dove ha manifestato una carica virale significativa, la densità delle relazioni e degli spostamenti si è rivelata più intensa e le attività produttive hanno avuto più problemi ad essere fermate. Diverse ricerche scientifiche hanno dimostrato che ad incrementare i tassi di mortalità sono stati fattori, quali: la cattiva qualità dell'aria o la carenza di grandi "polmoni verdi". Anche per questo che il Nord Italia è stato particolarmente colpito: la Lombardia  ha contato il 36,5% dei contagi e il 47% delle vittime di Covid - 19.

Se si confrontano le classifiche con il maggiore numero di decessi Covid  per 1.000 abitanti e quella dei Comuni che nel 2017 hanno superato più spesso i limiti di legge per le emissioni di PM 10 ed Ozono, la correlazione è molto forte. Una ricerca della Università di Harward ha dimostrato che negli USA l'esposizione di lungo periodo alle polveri sottili PM 2,5, ha determinato un effetto significativo dei decessi e alla stessa conclusione è giunta una ricerca olandese su 355 Comuni.

Due ricerche italiane coordinate dai professori: Leonardo Becchetti, Gianluigi Conzo, Pierluigi Conzo e Francesco Salustri hanno confermato che il numero cumulativo di casi positivi e decessi per 1.000 abitanti al 15 aprile 2020 tende a concentrarsi nelle province con i livelli di inquinamento più alti segnalati  nel 2018. Secondo i Ricercatori, dove l'inquinamento contribuisce ad abbassare le difese immunitarie e favorisce le patologie polmonari, le complicazioni dovute al contagio del virus Sars - CoV -2 hanno risentito di una peggiore qualità dell'aria.

MECCANISMI D'AZIONE DEI FATTORI INQUINANTI

L'ipotesi è che una alta concentrazione di particolato (PM10, PM2,5) renda il sistema respiratorio più suscettibile alle infezioni e alle complicanze della malattia da Coronavirus. La possibile interazione tra inquinamento e Covid -19 è anche stata suggerita dal fatto che l'esposizione all'inquinamento atmosferico aumenta il rischio di patologie respiratorie acute delle basse vie respiratorie, particolarmente in soggetti vulnerabili quali anziani e bambini.

In Italia, l'ipotesi di un possibile collegamento tra la diffusione della  Covid -19 e l'inquinamento atmosferico deriva dall'alta diffusione del virus nella pianura padana, riconosciuta come una delle aree geografiche più inquinate di Europa (Re, 2020; Conticini 2020).

La Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) ha suggerito che l'inquinamento costituisce un fattore plausibile, ipotizzando che questo possa avvenire sia in modo diretto come veicolo (carrier), sia in modo indiretto come amplificatore (boost) degli effetti del virus sul polmone.

I virus si "attaccano" con un processo di coagulazione al particolato atmosferico, costituito da particelle solide e/o liquide in grado di rimanere in atmosfera anche per ore, giorni o settimane e  possono diffondere ed essere trasportate anche per lunghe distanze.

Mentre un aumento delle temperature e di radiazione solare influisce positivamente sulla velocità di inattivazione del virus, l'umidità elevata può favorire  un più elevato tasso di diffusione del virus, cioè la virulenza.

Uno studio dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, pubblicato sul "Journal of Infection" indaga il fenomeno in Italia e propone un meccanismo biologico in grado di spiegare il ruolo dell'inquinamento atmosferico. I Ricercatori, primo autore il professor Antonio Frontera hanno precisato che "Nelle aree in cui si è diffusa l'epidemia di Sars- CoV-2 le concentrazioni di inquinanti atmosferici superano ampiamente i limiti massimi. L'esposizione cronica agli inquinanti atmosferici è stata associata alla sovraespressione polmonare ACE-2 che è il recettore principale per Sars-CoV-2. Lo scopo dello studio è stato di analizzare la relazione tra la concentrazione di inquinanti PM2,5 e NO2 (biossido di azoto) e l'epidemia di Covid - 19, in termini di trasmissione, numero di pazienti, gravità della presentazione e numero di decessi. I casi di Covid - 19, i ricoveri in terapia intensiva e il tasso di mortalità erano correlati alla gravità dell'inquinamento atmosferico nelle regioni italiane. Sulla base dei dati disponibili dello studio risulta che: l'esposizione cronica a PM 2,5 causa sovraespressione al recettore ACE-2 alveolare e ciò può aumentare la carica virale nei pazienti esposti a sostanze inquinanti. L'NO2 ad alta atmosfera (un potente ossidante) può causare una forma grave di Sars - CoV-2 con conseguente esito peggiore".

I possibili meccanismi di interazione tra inquinamento atmosferico e covid-19

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