I primi risultati dell'indagine nazionale di sieroprevalenza sulla infezione da sars-cov-2
Il 2,5% dell'intera popolazione ha contratto il virus. Gli asintomatici sono il 27,3%, Operatori della sanità e ristoratori tra i più colpiti
Sono stati resi noti i primi risultati dell'indagine sierologica Covid-19 condotta dall'ISTAT e dal Ministero della Salute, in collaborazione con la Croce Rossa, su un campione di 64.600 cittadini che hanno effettuato il prelievo di sangue, a partire dal 25 maggio, con esito pervenuto entro il 15 Luglio.
Il Ministro della Salute Roberto Speranza ha ritenuto lo studio una parte importante per comprendere ed analizzare questo fenomeno nel nostro Paese e che le conoscenze servono per dare risposte più adeguate: "I dati emersi confermano che la prudenza e le misure di contenimento adottate dal Governo e i comportamenti corretti dei cittadini hanno limitato la diffusione del contagio".
Obiettivo della ricerca è comprendere quante persone nel nostro Paese avessero sviluppato gli anticorpi al Coronavirus, anche in assenza di sintomi. Erano stati programmati 150.000 campioni, distribuiti per sesso, attività e sei classi di età, ma i promotori della iniziativa precisano che le tecniche adottate hanno permesso la produzione di stime coerenti, sia con i dati di contagio e mortalità che con i risultati di indagini realizzate a livello locale, in alcune realtà italiane, tra le quali per la nostra provincia i comuni di: Agazzano - Borgonovo - Castel San Giovanni - Castelvetro - Gragnano - Lugagnano - Piacenza - Podenzano - Pontenure.
In particolare, le persone risultate con IgG positivo, secondo l'indagine, sono state un milione e 482mila, il 2,5% della popolazione che risiede in famiglia. Sono esclusi dallo studio i soggetti che vivono nelle RSA e nelle comunità.
Si tratta di un numero sei volte superiore ai casi di contagio finora registrati che sono circa 250mila. Le categorie più colpite sono risultate quelle degli Operatori della Sanità (9,8%) e degli addetti alla ristorazione (+del 4%), soprattutto chi ha consegnato cibo a domicilio nel periodo del lockdown, ma anche camerieri, cassieri e commessi dei supermercati.
Per gli esperti, una percentuale che desta preoccupazione è rappresentata dalla presenza degli asintomatici che sono al 27,3% un dato che sottolinea l'importanza di seguire le regole di prevenzione raccomandate dagli esperti.
Nel caso di esito positivo dell'esame sierologico, l'interessato veniva sottoposto al tampone rinofaringeo per verificare l'eventuale stato di contagiosità. I sintomi più diffusi nella maggior parte dei soggetti positivi sono stati: febbre, tosse, cefalea e perdita di olfatto e/o gusto.
La trasmissione del contagio all'interno della famiglia è molto elevata: 41% con un convivente positivo e tra chi ha avuto colleghi di lavoro malati di Covid, si registra una sieroprevalenza dell'11,6%.
La ricerca ha messo in evidenza anche una certa distanza tra Nord e Sud, con la Lombardia che raggiunge il 7,5% di sieroprevalenza e il Sud che si attesta sotto l'1%.
Rispetto alla graduatoria, dopo la Lombardia, segue la Valle d'Aosta con il 4% ed alcune Regioni che si collocano attorno al 3% che sono: Piemonte, Trento e Bolzano, Liguria, Emilia Romagna e Marche; il Veneto è all'1,9%.
Non emergono differenze di genere, maschi e femmine sono stati contagiati allo stesso modo, i bambini piccoli (1,3%) e gli anziani (1,8%). L'indagine ha permesso, tra l'altro, di definire in modo più preciso il tasso di letalità che scende al 2,5% un dato in linea con quelli internazionali.
Gli esiti della indagine, diffusi in forma anonima e aggregata, potranno essere utilizzati anche per ulteriori studi scientifici e l'analisi comparata con altri Paesi Europei.
IL TEST SIEROLOGICO
Il test sierologico, nello specifico, indica se una persona è venuta a contatto con il Coronavirus attraverso la rilevazione degli anticorpi IgM e IgG nel sangue. Le Immunoglobuline M (IgM) sono prodotte come prima risposta dell'organismo ad un antigene (es. SARS - CoV-2). La concentrazione di IgM aumenta per alcuni giorni e diminuisce quando inizia la produzione di IgG.
Le Immunoglobuline G (IgG) rappresentano circa il 70-80% delle immunoglobuline del sangue, sono prodotte durante la prima infezione o all'esposizione di agenti estranei. Aumentano dopo qualche settimana dal contatto con l'antigene per poi diminuire e stabilizzarsi, mantenendosi come una memoria per l'organismo per le possibili future esposizioni all'antigene stesso.
In caso di risultato sierologico negativo, l'individuo potrebbe non essere stato esposto al virus (fino al momento del test), ma rimane suscettibile di infezione se, in seguito, verrà a contatto con il virus. Un risultato sierologico positivo, indica invece che il sistema immunitario ha attivato una risposta con produzione di anticorpi, a seguito di una esposizione diretta al virus.
La sola positività per IgM indica un contatto con il virus avvenuto nelle ore o giorni molto recenti.
La positività per IgG o per entrambe IgM e IgG suggerisce un contatto con il virus avvenuto da almeno qualche giorno o settimana.
La sola positività per IgG indica un contatto lontano nel tempo di qualche settimana o più.
La positività al sierologico non permette di sapere con certezza se la persona interessata sia ancora contagiosa ed il passaggio successivo è quello di effettuare il test molecolare tramite tampone rinofaringeo per la ricerca dell'RNA virale con RT- PCR.