Idrogeno, eolico e solare nel Piano Nazionale di ripresa e resilienza del Governo Draghi
Nel Piano Nazionale di ripresa e resilienza di 248 miliardi di euro, il Governo italiano ha presentato alla Commissione Europea 67,4 miliardi di euro di investimenti sulla “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, ma nel dettaglio, gli investimenti specifici sulla energia pulita si fermano a 10 miliardi di euro: otto per la produzione e distribuzione di rinnovabili e sostegno alla filiera e due per gli investimenti nella filiera dell’idrogeno.
In linea con quanto sta avvenendo in tutto il mondo, l’Italia nei prossimi anni concentrerà i suoi investimenti sulla produzione di energia elettrica dal vento e dal sole in parchi offshore, cioè strutture fisse o galleggianti al largo delle coste della Penisola. L’eolico offshore è un tipo di soluzione che esiste già da tempo (il primo parco eolico in mare è quello di Vindeby, al largo delle coste della Danimarca, installato nel 1991 ed ampiamente utilizzato nel Mare del Nord). La Commissione europea si è data l’obiettivo di portare la capacità elettrica dell’eolico offshore dagli attuali 12 GW a 60GW entro il 2030 e a 300 GW entro il 2050.
L’Italia, che sta avviando i progetti di questo tipo a Taranto e a Trapani, può avere un ruolo importante in questa espansione. Il Governo conta anche di sviluppare soluzioni di impianti fotovoltaici galleggianti, indicativamente con circa 100 MW di potenza, anche se questa tecnologia è ancora allo studio. Proseguirà a essere favorita l’espansione della capacità elettrica da fonti rinnovabili, essenzialmente eolico e solare, anche onshore, cioè sul territorio della penisola.
L’idrogeno viene considerato un vettore energetico indispensabile per il futuro, in modo sinergico e complementare con l’elettrico. Può essere prodotto con emissioni non inquinanti e non genera emissioni contro l‘ambiente. Per questo, secondo gli esperti, può accelerare, in maniera complementare con altre tecnologie, i processi di decarbonizzazione, soprattutto nei settori che ancora oggi contribuiscono maggiormente alle emissioni “climalteranti”: dall’industria pesante al trasporto pesante e a lunga percorrenza, dal trasporto ferroviario non elettrificato fino al residenziale, per il quale vengono esaminati vari tipi di impieghi, in particolare nel riscaldamento.
L’idrogeno, pur essendo l’elemento più diffuso nell’universo, non si trova quasi mai isolato in natura, va quindi trattato per renderlo fonte di energia. L’idrogeno grigio, proveniente dal metano con produzione di anidride carbonica, dovrà quindi lasciare sempre più spazio all’idrogeno blu (con l’eliminazione dei residui non eco-compatibili) o ancora meglio, verde (prodotto esclusivamente con energie rinnovabili).
Lo studio “H2 Italy 2050: una filiera nazionale dell’idrogeno per la crescita e la decarbonizzazione dell’Italia” realizzato da The European House – Ambrosetti, in collaborazione con Snam, ha rivelato che l’Italia può utilizzare l’idrogeno, sia per raggiungere i target di decarbonizzazione che per creare nuove forme di competitività industriale facendo leva sulla propria posizione geografica, sul potenziale manifatturiero e sulle proprie competenze nella filiera del gas naturale. L’industria italiana delle tecnologie per l’idrogeno e le filiere collegate – secondo la ricerca Ambrosetti - nel periodo 2020-2050 potranno ambire a un incremento del valore della produzione compreso tra 850 e 1500 miliardi di euro e con un impatto occupazionale, compreso tra 320.000 e 540.000 posti di lavoro al 2050. La penetrazione potenziale dell’idrogeno nei consumi finali è prevista al 23% e il taglio delle emissioni di CO2 del 28% rispetto all’anno base 2018.
Lo sviluppo delle tecnologie per la produzione dell’idrogeno verde e la crescente disponibilità di energia elettrica rinnovabile - spiega lo studio – permetteranno di avere nei prossimi anni una curva di prezzo, fortemente discendente che raggiungerà livelli di costo competitivo rispetto alle altre alternative.
Nella stessa direzione va anche il progetto europeo ”Prometeo”, coordinato da Enea, e che vede la partecipazione per l’Italia di Snam, Fondazione Bruno Kessler, SOLIDpower e Gruppo MaireTecnimont.
Le Regioni italiane hanno già dato disponibilità a partecipare al progetto del “Centro nazionale di alta tecnologia per l’idrogeno” sono: Piemonte, Puglia e Sicilia.