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Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Il 22 marzo è la giornata mondiale dell’acqua

Obiettivo l’Accelerating Change per risolvere la crisi idrica e igienico-sanitaria

Si celebra, ogni anno, il 22 marzo, la Giornata Mondiale dell’acqua (World Water Day), ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite (ONU) nel 1992 per promuovere azioni concrete verso la tutela delle risorse idriche.

Risolvere la crisi idrica e igienico-sanitaria, accelerando il cambiamento (Accelerating Change) è il messaggio urgente della Giornata mondiale di quest’anno. Mancano meno di 7 anni al raggiungimento dell’obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite di acqua potabile e servizi igienico-sanitari per tutti entro il 2030.

Antonio Guterres, Segretario Generale dell’ONU sostiene che il mondo è fuori rotta per raggiungere il nostro obiettivo e miliardi di persone non hanno ancora acqua e servizi igienici sicuri. Tutti possiamo fare qualcosa per accelerare il cambiamento.

Utilizzando l’acqua in modo più efficiente, l’ONU ritiene si possa contribuire a ridurre: inondazioni, siccità, scarsità ed inquinamento, proteggere la salute e salvare vite umane.

Il diritto all’acqua è sancito dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, ma nel mondo, 2,2 miliardi di persone non hanno ancora accesso all’acqua potabile, un bene essenziale per il nostro Pianeta, che copre oltre il 70% della superficie terrestre.

L’Africa sub sahariana è la zona del mondo dove le persone devono affrontare la più grave carenza di acqua potabile. In particolare: Niger, Ciad, Etiopia, Eritrea, Somalia, Repubblica democratica del Congo, Uganda, Angola, Mozambico; meno del 50% della popolazione riesce ad avere accesso ad una fonte di acqua potabile sicura. Questo avviene anche a causa di prolungate siccità che colpiscono in particolare la zona del Corno d’Africa e in generale dell’Africa orientale. Altri paesi soffrono della mancanza di acqua potabile:Papua Nuova Guinea, Oceania, Myanmar(Birmania), Cambogia, Afghanistan, Tagikistan e Yemen.In Europa, i Paesi a maggiore rischio siccità sono rappresentati da: Italia, Francia, Spagna e Germania.

Le fonti d’inquinamento dell’acqua

Sono diverse le origini dell’inquinamento dell’acqua: civile che deriva dagli scarichi della città, quando l’acqua si riversa senza alcun trattamento di depurazione nei fiumi o direttamente nel mare; industriale, formato da sostanze diverse che dipendono dalla produzione industriale, alcune delle quali si disperdono nell’aria a causa della mancata riduzione delle emissioni di CO2; agricolo, legato all’uso eccessivo e scorretto di fertilizzanti e pesticidi che essendo, generalmente idrosolubili, penetrano nel terreno e contaminano le falde acquifere.

La principale fonte di inquinamento di origine marina è da idrocarburi, in particolare, delle petroliere che possono riversare grandi quantità di petrolio nelle acque. Fondamentali anche gli scarichi industriali, i quali contengono una grande quantità di inquinanti, la cui composizione varia a seconda del processo produttivo e il loro impatto sull’ambiente è complesso.

Anche le sostanze chimiche usate per le attività agricole possono contribuire all’inquinamento idrico: i fertilizzanti chimici usati in agricoltura e i liquami prodotti dagli allevamenti sono ricchi di sostanze organiche che attraverso la pioggia vanno a riversarsi nelle falde acquifere o nei corpi idrici superficiali.

Le sostanze con cui le industrie inquinano le acque sono: metalli pesanti, in particolare: cadmio, mercurio, nichel e piombo, ed inoltre azoto e fosforo.

La diffusione in acque sia dolci che marine di batteri e virus e l’assorbimento di questi microrganismi patogeni da parte di molluschi destinati all’alimentazione umana, come mitili e ostriche, può portare a gravi casi di intossicazione alimentare.

I pericoli per l’uomo possono arrivare anche dalle fognature che rilasciano acque inquinate da virus e batteri in luoghi in cui avviene il contatto con esseri umani, determinando malattie come: epatite virale A (HAV), salmonellosi, febbre tifoide, colera, giardiasi, filariosi, schistosomiasi.

Secondo l’ultimo rapporto sull’acqua dell’ONU, ogni anno circa 830.000 persone, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, muoiono di dissenteria, come conseguenza del consumo di acqua potabile contaminata.

La Direttiva europea 2020 sulle acque destinate al consumo umano ha stabilito nuovi contaminanti emergenti; tra questi c’è l’introduzione di nuovi parametri riguardanti sostanze presenti nelle acque: cloriti e clorati, PFAS, interferenti endocrini (EPA-bisfenolo A), acidi aloacetici, microcistine, uranio e legionella.

I PFAS sono sostanze perfluoroalchiliche utilizzate a livello industriale per la capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai gas. Queste sostanze, per contaminazione dell’acqua, entrano nella catena alimentare ed è stato dimostrato che sono in grado di causare numerosi effetti avversi. I PFAS sono considerati, a livello medico, come interferenti endocrini, in grado di alterare tutti i processi dell’organismo che coinvolgono gli ormoni, lo sviluppo e la fertilità. Le patologie maggiormente riscontrate, la cui causa è attribuita alla esposizione prolungata a queste sostanze sono il tumore renale, ai genitali maschili, alla tiroide, ipertensione in gravidanza, diabete gestazionale e colite ulcerosa.

Gli interferenti endocrini rappresentano una vasta famiglia di sostanze, molto diffuse nelle acque e se pure in concentrazioni modestissime possono determinare effetti negativi sulla salute umana a causa della loro capacità di interagire con il sistema endocrino, alterando le normali funzioni ormonali. Come conseguenze possono causare tumori, difetti teratogeni alla nascita ed altri disturbi dello sviluppo. Recentemente, the Endocrine Society ha pubblicato una dichiarazione sugli interferenti endocrini citando specificatamente: l’obesità, il diabete, la riproduzione femminile e maschile.

Legionella pneumophila, il batterio normalmente presente negli ambienti acquatici, può essere veicolato attraverso le condotte degli impianti idrici, negli edifici, nei serbatoi, nelle fontane e nelle piscine, tutti ambienti che possono favorire la proliferazione del microrganismo, soprattutto in condizioni caldo-umide, creando un potenziale rischio per la salute umana a causa delle complicazioni a livello respiratorio.

Il 22 marzo è la giornata mondiale dell’acqua

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