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Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Il 5 novembre è la Giornata mondiale di sensibilizzazione sulla pericolosità degli tsunami

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 5 novembre come Giornata Mondiale della Consapevolezza sugli Tsunami – World Tsunami Awareness Day – invitando i Governi, gli organismi internazionali e le associazioni, a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gestione delle misure di mitigazione, grazie anche a soluzioni tecnologiche sempre più innovative nei sistemi di allerta rapidi, ed aumentare l’attenzione degli Stati di riviera sulla pericolosità di questi fenomeni planetari.

Gli tsunami sono i disastri naturali più mortali conosciuti nella storia della umanità. In Italia, con la istituzione del Ministero del Mare, si vuole programmare una maggiore capacità predittiva e di lettura dei fenomeni, resa possibile anche grazie ai mareografi, strumenti che con un sensore di pressione rilevano e registrano ogni variazione della colonna d’acqua.

L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che con la sua rete di stazioni di rilevamento dell’innalzamento del mare è una componente del Sistema Nazionale di Allerta maremoti, contribuisce anche alla attuazione del programma Tsunami Ready, nell’ambito del Gruppo di coordinamento intergovernativo per il sistema di allarme rapido e mitigazione degli tsunami nell’Atlantico nord – orientale, nel Mediterraneo e nei mari connessi.

A livello globale, negli ultimi cento anni, 58 tsunami hanno causato oltre 320.000 vittime, superando qualsiasi altro rischio naturale. L’evento più letale si è verificato nell’Oceano Indiano nel dicembre 2004, colpendo le coste di 14 Paesi, tra Indonesia, Sri Lanka, India e Thailandia.

L’area maggiormente interessata da questi fenomeni è quella dell’Oceano Pacifico (come i devastanti effetti del maremoto dell’11 marzo 2011 in Giappone), dove la maggior parte degli eventi si concentra lungo la cintura circumpacifica, conosciuta anche come anello di fuoco per la presenza di 452 vulcani attivi o dormienti. Le zone più a rischio sono quindi quelle costiere, in prossimità di aree sismogeniche, quali quelle presenti vicino ai confini di placche tettoniche, dove si registrano i terremoti più forti della Terra e questo corrisponde alla intera area della cintura di fuoco circumpacifica.

Anche l’Italia è a rischio delle violente onde marine. Il maremoto italiano più antico è associato alla eruzione del Vesuvio del 79 d.c. che distrusse Ercolano e Pompei. Plinio riporta notizia che il secondo giorno della eruzione, un forte ritiro del mare nel golfo di Napoli lasciò in secca molti pesci sulla spiaggia.

Nei trascorsi due millenni, sarebbero stati oltre 70 i movimenti anomali del mare. Tra le tragedie della umanità, si ricorda il terremoto dello Stretto di Messina del 1908, di intensità 7,2 gradi della scala Richter, con oltre 100.000 morti, parte dei quali per il successivo maremoto, con onde alte oltre 10 metri che colpirono persone sulla spiaggia. Altri eventi storici importanti si sono verificati nel 1764 sulla Penisola Salentina e nel 1693 su molte aree del Meridione.

Anche in Puglia ci sono stati tsunami importanti nel 1627 al Gargano e nel 1730 nel Salento.

Negli ultimi anni, allarmi sono stati dati più volte, come nel dicembre 2002 a Stromboli, fenomeno marino che ha inondato una fascia costiera molto ampia; fortunatamente, non ci furono vittime, perché l’evento drammatico avvenne in pieno inverno, stagione poco turistica.

Gli esperti precisano che la maggior parte dei terremoti avviene lungo le catene montuose, l’Appennino, le Alpi, il Subalpino, lontano dal mare, ma ci sono faglie attive, come quelle del Mar Ligure e soprattutto quelle del sud Italia, nella zona dello Stretto di Messina, della Sicilia orientale ionica, l’arcipelago delle isole Eolie, la zona dell’arco calabro, quindi lo Ionio, che va dalla Sicilia orientale alla Puglia: zone senza tracce recenti di eventi importanti, ma potenzialmente in grado di determinare tsunami di magnitudo 7 o 8 tsunamigenic (in grado di generare uno tsunami).

In Italia, si occupa del fenomeno il Centro Allerta Tsunami dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, con messaggi di allerta, quando si verifica un terremoto potenzialmente tsunamigenic.

La forza distruttiva di un maremoto è sempre direttamente proporzionale al volume di acqua completamente sollevato. A differenza delle comuni onde marine, nel caso delle quali il vento si limita a spostare unicamente volumi di acqua superficiali, l’onda di maremoto coinvolge l’intera colonna d’acqua, dal fondale alla superficie. Ne deriva che le masse d’acqua messe in movimento dai maremoti sono enormemente superiori rispetto a quelle mosse da una qualunque tempesta.

Il 5 novembre è la Giornata mondiale di sensibilizzazione sulla pericolosità degli tsunami

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