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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Il cambiamento climatico aumenterebbe il rischio di pandemie. Lo spillover virale correlato all’aumento delle temperature

Una importante scoperta dello studio appena pubblicato sulla rivista Nature riguarda l’impatto che l’aumento delle temperature avrebbe sui pipistrelli che è probabile condividano virus lungo percorsi evolutivi che faciliterebbero la futura emergenza negli esseri umani

Uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature “Climate Change Increases Cross-species Viral Transmission” da un team internazionale di biologi, guidato dal professor Colin Carlson del Center for Global Health Science and Security della Geirgetown University negli Stati Uniti, ha valutato come il riscaldamento globale potrebbe incidere sul rischio di future pandemie, causa il pericolo di trasmissione virale tra specie diverse.

Sono almeno 10.000 le specie virali che hanno la capacità di infettare l’uomo, ma la grande maggioranza circola silenziosamente in mammiferi selvatici, geograficamente isolati. Con l’aumento continuo delle temperature medie, molte specie di fauna selvatica saranno costrette a lasciare i loro habitat naturali e spostarsi in regioni con maggiori probabilità di entrare in contatto con gli esseri umani, incrementando il rischio di spillover virale e di procurare una nuova pandemia.

Il rischio di trasmissione virale tra specie diverse aumenterà di circa 4.000 volte entro l’anno 2070, in un processo che potrebbe essere già in corso, per cui gli sforzi per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C non saranno sufficienti.

Una importante scoperta dello studio, riguarda l’impatto che l’aumento delle temperature avrebbe sui pipistrelli che è probabile condividano virus lungo percorsi evolutivi che faciliterebbero la futura emergenza negli esseri umani. 

Da tempo, gli scienziati mettono in guardia sul fatto che lo sfruttamento del suolo, gli allevamenti intensivi, l’urbanizzazione condotta a scapito degli ecosistemi e dei loro equilibri, la progressiva sottrazione alle altre specie del loro habitat, i cambiamenti climatici, la perdita delle biodiversità e l’impatto della specie umana sull’ambiente, favoriscono le zoonosi, malattie trasmesse agli esseri umani da alcune specie animali.

Una mappa pubblicata su Nature Communications metteva in evidenza, già nel 2017, maggiori probabilità di spillover in alcune zone: India, Sud-est asiatico, Cina orientale, alcune zone dell’Africa e America centrale, per alcune condizioni che favoriscono il passaggio di patogeni da altre specie all’uomo. Gli scienziati suggerivano di concentrare in queste zone le iniziative di monitoraggio a lungo termine, a scopo preventivo. 

NUOVI VIRUS INDIVIDUATI IN GHIACCI DEL TIBET

Virus presenti nel suolo e nell’aria 15.000 anni fa, sono stati riportati alla luce grazie al lavoro di un gruppo di microbiologi, impegnato nella analisi di una carota di ghiaccio sull’altopiano del Tibet. Il lavoro pubblicato sulla rivista Microbiome è utile per comprendere come sono cambiati i virus nel tempo e anche per risalire alla composizione di suolo e atmosfera in epoca passata e cosa emergerà dai ghiacci e permafrost in fusione, in un mondo sempre più modificato dal riscaldamento globale.

Grazie a tecniche di metagenomica (lo studio di comunità di microrganismi nel loro habitat naturale) e a nuovi metodi per non contaminare i campioni di ghiaccio, il professor Zhi-Ping Zhong, scienziato della Ohio State University, ha esaminato i carotaggi prelevati nel 2015, fino a 50 metri di profondità del ghiacciaio Guliya, a 6700 metri di quota nella parte nord – occidentale dell’altopiano del Tibet. All’interno, gli scienziati hanno trovato il codice genetico corrispondente a 33 popolazioni di virus risalenti fino a 15.000 anni fa, soltanto 4 delle quali di generi già noti.

Almeno 28 di queste sequenze genetiche appartengono a virus finora sconosciuti che sopravvivevano in condizioni ottimali proprio grazie al freddo. I quattro generi noti fanno invece parte della famiglia dei fagi, virus parassiti conosciuti per infettare i batteri e che probabilmente ebbero origine nel suolo o in organismi vegetali. Studiare le loro caratteristiche potrebbe rivelare informazioni importanti sul clima e l’ambiente del passato.

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