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Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Il coronavirus si è modificato con il lockdown, oppure si sta adattando all'uomo per omoplasia?

Il Coronavirus muta e attenua la propria aggressività, forse dovuto al lockdown, ma anche per adattamento all'uomo. "E' un dato clinico"- hanno sostenuto nei giorni scorsi il primario di Anestesia e Rianimazione della Università San Raffaele di Milano, professor Alberto Zangrillo ed il Direttore di Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, professor Matteo Bassetti.

Ne viene conferma anche da uno studio italo-americano, che mette in relazione il tasso di mortalità e i test effettuati sulla popolazione con il lockdown, le mascherine e le altre soluzioni in atto per contenere il virus, da Gennaio 2020 ad aprile 2020 in: Italia, Spagna, Francia, Germania Svezia, Regno Unito e Stati Uniti. "Le diverse strategie di blocco e la capacità del test PCR - sono le conclusioni della ricerca - hanno influenzato il tasso di mortalità dei casi e la diffusione delle mutazioni virali”.

Allo studio, pubblicato in pre-print (senza i commenti dei revisori), hanno partecipato: Maria Pacchetti, Bruna Marini, Fabiola Giudici, Francesca Benedetti, Silvia Angeletti, Massimo Ciccozzi, Claudio Masciovecchio, Rudy Ippodrino e Davide Zella.

La ricerca descrive che "si nota la stabilizzazione di un chiaro schema di mutazioni e si registra che rigide strategie di blocco, insieme ad una ampia rilevazione di test diagnostici PCR della popolazione, sono correlate con un rilevante calo del tasso di mortalità dei casi, in diversi Paesi.

Le curve del tasso di mortalità - specifica lo studio - possono essere spiegate principalmente dalle diverse politiche attuate da ciascun Paese. I Ricercatori hanno individuato delle mutazioni che sono quelle che maggiormente risentono dei condizionamenti esterni ed analizzando il genoma dei pazienti, hanno osservato che il numero delle mutazioni aumenta nel tempo durante la diffusione fuori dall'Asia e sembra stabilizzarsi in aprile. Lo schema - prosegue lo studio - cambia in modo drammatico da gennaio a febbraio. Parte dei genomi analizzati nel gennaio 2020 appartengono a pazienti infettati in Cina o a stretto contatto con chi viaggia o torna dall'Asia.

A febbraio, la maggior parte dei Paesi, tra cui l'Italia, ha deciso di sospendere i voli da e per la Cina, sono state mantenute solo poche comunicazioni tra le nazioni e in questo mese si sono verificate epidemie trasmesse localmente.

Il professor Davide Zella, collaboratore del professor Roberto Gallo, virologi della Università del Maryland a Baltimora (USA) ed il professor Massimo Ciccozzi, Responsabile dell'Unità di Statistica ed Epidemiologia molecolare Università Campus Bio - medico di Roma, sono concordi nel ritenere che esiste una influenza delle strategie di blocco sull'andamento del virus e sottolineano che serve molta cautela nel riaprire le frontiere, anche se la situazione, in alcuni Paesi  sta migliorando, non si può ancora considerare terminata la pandemia.

Il cambiamento del Sars - CoV -2, in negativo, si era verificato nel passaggio dall'Asia all'Europa a Febbraio, tra Germania e Lombardia, così il ceppo cinese è diventato più contagioso e si è diffuso in tutto il Pianeta, dando luogo ad una pandemia. La scoperta, pubblicata sul Journal of Medical Virology, è stata condotta dal team del professor Massimo Ciccozzi con la collaborazione del professor Roberto Cauda, Direttore Area Microbiologia e Malattie Infettive del Policlinico Gemelli di Roma e di Antonio Cassone, già direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità; ha dimostrato che la mutazione della proteina dello spike virale (D614G, in cui l'acido aspartico è sostituito dalla glicina nella catena  degli aminoacidi, da cui può dipendere una modifica funzionale della proteina),  riscontrata in numerose sequenze del virus isolato dal naso-faringe dei soggetti infetti, è diventata strutturale.

"La mutazione - ha spiegato il professor Ciccozzi - si sarebbe verificata già agli inizi di Febbraio, in Germania, da dove proveniva il "paziente zero" che ha portato l'infezione in Lombardia ed ha modificato l'iniziale virus di Wuhan, rendendolo molto più capace di infettare l'uomo e circolare nel suo organismo".

Ma si suppone anche che Il virus si adatti all'uomo, la sua evoluzione nelle diverse parti del mondo, è caratterizzata da alti livelli di omoplasia (*); in uno studio pubblicato su Infection, Genetics and Evolution i Ricercatori dell'Istituto di Genetica dell'University College di Londra  hanno analizzato 7666 sequenze  di Sars - CoV -2  provenienti da numerosi Paesi  di varie aree geografiche  ed  hanno  osservato 198 mutazioni emerse in modo indipendente (omoplasie). Quasi l'80% delle mutazioni ha prodotto cambiamenti a livello di proteine, suggerendo un adattamento in corso di Sars - CoV -2.

Secondo il professor Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta, negli USA, la presenza di omoplasia tanto marcata, porterebbe a favore della ipotesi di un rapido, progressivo e convergente adattamento del virus all'ospite umano.

Giuseppe Novelli, genetista dell'Università Tor Vergata di Roma, ha spiegato: "Nell'evoluzione alcune strutture biologicamente diverse, come le ali dei mammiferi, ad esempio i pipistrelli e le ali degli uccelli, raggiungono lo stesso scopo, anche se provengono geneticamente da condizioni differenti".

Sempre nel contesto lockdown-andamento della malattia, il professor Arnaldo Caruso, Presidente della Società Italiana di Virologia e Direttore del Laboratorio di Microbiologia dell'ASST Spedali di Brescia, ha individuato nel sangue di un paziente asintomatico modificazioni fenotipiche dei virus che li rendono meno aggressivi, annunciando di aver trovato un ceppo di Sars - CoV - 2 meno virulento su colture cellulari.

I divieti imposti dal Governo e dalle Regioni hanno costituito una barriera selettiva che ha condizionato la frequenza delle mutazioni. L'attenuazione dipende dai meccanismi di replicazione dell'RNA virale ed è pertanto una variabile indipendente dal lockdown, ma questo agisce sui tempi in cui essa si esprime.

Il professor Caruso, sostiene che "I fattori all'origine della stagionalità dei virus respiratori ed anche di Sars - CoV - 2, con ogni probabilità, potrebbero essere numerosi: temperatura, umidità, raggi ultravioletti o forse, con il caldo le nostre difese immunitarie a livello delle mucose sono più forti. Sicuramente il lockdown ha portato ad una minore diffusione del virus ed anche l'utilizzo delle mascherine, come forma di protezione di chi riceve o di chi trasmette il virus - precisa il professore - sono uno strumento importante per combattere la circolazione virale".

(*) L'omoplasia (homoplasy) è il fenomeno per cui un virus muta in modo "indipendentemente simile", in diverse aree geografiche e senza avere un progenitore comune.

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Il coronavirus si è modificato con il lockdown, oppure si sta adattando all'uomo per omoplasia?

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