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Venerdì, 19 Aprile 2024
Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Il giuramento di Ippocrate

Sabato 12 settembre nel salone di palazzo Gotico il giuramento dei medici neo laureati

Il Giuramento di Ippocrate è il primo testo deontologico della storia della medicina. E' un momento solenne in cui si esplicita simbolicamente, ma anche concretamente il senso della professione medica. Ha origini antichissime (IV secolo a.C.) e malgrado il volgere delle civiltà e dei tempi ha mantenuto intatto il suo alto valore etico. Legato, in origine, agli Dei dell'Ellade, fu adottato, variando testo e forma grafica anche dalla civiltà cristiana. E' il testo scritto dal Maestro di Cos, padre della medicina moderna occidentale, per definire i requisiti necessari per entrare a far parte della sua scuola e praticare l'arte medica. Non è un giuramento religioso, ne politico, ne ideologico, ma un giuramento morale e rispecchia l'ideale del medico al servizio di tutta l'umanità e al di sopra di qualsiasi divisione tra gli uomini. La forma moderna è stata deliberata dal Comitato Centrale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri il 13 giugno 2014 e sostituisce l'ultima versione del 2006.

Nella forma antica, che non cambia il significato del contenuto, il testo riporta, tra l'altro: "Puramente e santamente custodirò la vita e l'arte mia; non farò l'operazione della pietra, ma la lascerò agli specialisti di questa operazione" sostituita nella forma attuale da: "Non intraprendere ne insistere in procedure e interventi terapeutici clinicamente inappropriati ed eticamente non proporzionati, senza mai abbandonare la cura del malato". Cosa significa? Dalle mie ricerche bibliografiche risulta che negli anni universitari lontani, la litotomia od "operazione della pietra", spuntava ogni tanto dai testi accademici e gli storici della Medicina dicono che la proscrizione ippocratica per una procedura chirurgica derivasse dal desiderio di evitare che la figura sacrale del medico, quale Egli concepiva, fosse coinvolta nei rischi e danni prodotti al malato da pratiche chirurgiche molto primitive. Così, Ippocrate, consiglia saggiamente il medico di non intraprendere qualcosa di cui potrebbe, più tardi, moralmente pentirsi. L'"operazione della pietra", a cui si riferisce Ippocrate, consisteva nel praticare un taglio per raggiungere la vescica attraverso il perineo. Fino al secolo scorso, infatti, la calcolosi più frequentemente osservata era quella vescicale, mentre poco frequente era quella renale, così comune, invece, al giorno d'oggi e ciò risiede nelle abitudini alimentari, a loro volta collegate alle condizioni socio-economiche, che per gran parte delle popolazioni non erano buone. La dieta si componeva prevalentemente di vegetali e cereali e il ruolo litogeno della dieta vegetale risiedeva nella grande quantità di "ossalato" prodotto ed eliminato, nella bassa acidità urinaria e nella ridotta quantità di inibitori di origine proteica. Nel 1300, Guy de Chauliac affermava che l'età migliore per l'operazione della pietra era di 14 anni; infatti, la calcolosi vescicale era molto diffusa a quei tempi nei soggetti in età infantile e tuttora, in alcuni Paesi poveri (India, Tailandia, Medio Oriente), la calcolosi pediatrica si identifica con quella vescicale. I litotomisti, tra cui il celeberrimo chirurgo inglese del '700, William Cheselden, spesso hanno segnalato di aver estratto calcoli vescicali anche molto voluminosi, in cui l'arma migliore era però la velocità, che permise a Cheselden di compiere una litotomia nel tempo record di minuti, invece di ore ed un basso tasso di mortalità, con strumenti che consentivano di sbriciolare il calcolo, quando non era possibile l'estrazione diretta a causa delle sue dimensioni. Se l'alimentazione poteva costituire il primum movens della litiasi, occorreva, comunque, l'intervento di fattori atti a facilitare la formazione del nucleo iniziale del calcolo che poteva essere identificato nell'infezione urinaria. Una volta, quindi, avviata la concatenazione patogenetica (litogenicità urinaria, infezione, calcolosi), si arrivava alla malattia conclamata che riduceva il malato in uno stato di sofferenza tale da fargli accettare l'intervento chirurgico, pur gravato da grandissimi rischi e l'operazione era la soluzione più conveniente.

Un aspetto interessante della litotomia sono le tecniche adottate dagli antichi chirurghi per penetrare in vescica e raggiungere il calcolo.  Il metodo che rinnovava profondamente la tecnica litotomica, in uso fino all'avvento degli strumenti endoscopici è dovuto all'italiano Jean Desromains, che diventò noto come metodo di Marianus Sanctus, suo discepolo, il quale, nel 1522 pubblicò a Roma l'opera: "Libro d'oro del taglio della vescica". Questa tecnica si basava sull'impiego di uno strumento di sua invenzione, l'"itinerarium", una sonda metallica curvata secondo il profilo uretrale, recante una profonda scanalatura sulla convessità, destinata ad essere percorsa dalla lama di un bisturi, praticando così una uretrotomia per dare accesso alla vescica attraverso la via naturale dell'uretra posteriore e procedere all'estrazione del calcolo mediante pinze. Il Padre della Medicina volle dedicare molta attenzione alla litotomia che considerava una vera e propria specializzazione. Forse rappresentava una forte e perenne esortazione alla responsabilità civile e penale del Medico, oggi più che mai, difficile e contrastata per l'evolversi della scienza e l'applicazione di nuove tecnologie, a volte, non in completa sintonia con l'etica morale e la coscienza.

Il giuramento di Ippocrate

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