Il vaccino anti-Covid sempre più vicino
Alla Unione Europea 300 milioni di dosi, all'Italia il 13,5%
Il vaccino anti-Covid sviluppato dalla collaborazione biofarmaceutica Pfizer -BioNTech, il più vicino alla immissione in commercio, sicuro ed efficace nel 90% dei casi su cui è stato testato è stato acquistato anche dalla Unione Europea per 300 milioni di dosi e la prima fornitura all'Italia sembra essere, al momento, il 13,5%. Tra l'uscita dei flaconcini con la dose di vaccino dalla Casa farmaceutica produttrice e la sua inoculazione nel singolo paziente stanno il trasporto, la distribuzione e la conservazione che devono avvenire secondo tempi e modalità che garantiscano la non degradazione del composto e la sicurezza di una corretta somministrazione.
Ma è in arrivo anche il vaccino messo a punto dalla Oxford University, con la collaborazione del Centro di Ricerca IRBM di Pomezia (Roma) che sarà prodotto dalla multinazionale farmaceutica Astra-Zeneca e dovrebbe concludere la fase 3 di sperimentazione clinica entro la fine di novembre.
Il Ministro della Salute Roberto Speranza ha sottoscritto, per l'Italia, un contratto con la Casa farmaceutica Astra -Zeneca per l'approvvigionamento di 70 milioni di dosi.
Il vaccino denominato "AZD 1222" è stato sviluppato nei laboratori dello Jenner Institute con sistemi innovativi. Si basa sulla tecnica del vettore virale, ossia l'utilizzo di un virus simile a quello che si vuole produrre, ma non aggressivo a cui si allegano le informazioni genetiche della proteina spike Sars-CoV-2.
Anche la Russia ha reso noto che il proprio vaccino anti-Covid "Sputnik V" è arrivato alla fase 3 della sperimentazione e avrebbe un tasso di efficacia del 92% dopo la somministrazione della seconda dose. I ricercatori russi del Centro Nazionale di Epidemiologia e Microbiologia "Nikolay Gamaleya", hanno lavorato ad un approccio a due vettori adenovirali: l'"Ad5 e l'Ad26".
COMPOSIZIONE DEI VACCINI ANTI-COVID - 19
Un vaccino antivirale è una preparazione complessa che contiene molecole (proteine, acidi nucleici, lipidi) o strutture sopramolecolari (elementi strutturali del virione) sensibili alla temperatura e rapidamente deperibili se non in condizioni ottimali. Tra i potenziali vaccini anti-Covid, quelli introdotti più rapidamente nelle fasi sperimentali cliniche sono i cosiddetti "a RNA" (tra cui i prodotti di Pfizer- BioNTech e di Moderna), che trasportano all'interno delle cellule del vaccinato, attraverso una nanoparticella lipidica (Lnp), la molecola di RNA messaggero (RNA m) che farà loro produrre una proteina componente del coronavirus Sars- CoV-2 in grado di innescare la risposta immunitaria contro di esso, ancora prima di una eventuale infezione.
A differenza dei vaccini basati su virus inattivati, particelle virus-simili (Vlp), subunità proteiche oppure Dna che sono trasportati e conservati tra +2 e + 8 °C (un normale frigorifero), quelli a Rna richiedono una temperatura di -70°C (inferiore a quella di un congelatore per alimenti). Ciò è dovuto, non solo alla notevole instabilità termica della molecola di RNA (il DNA si conserva invece anche a qualche grado sopra lo zero ), ma anche alla forte sensibilità al calore delle nanoparticelle, che si degradano nel tempo, quanto più la temperatura si avvicina a quella di un normale congelatore. La grande sfida che deve essere affrontata se si vuole utilizzare questo tipo di vaccini entro un limitato numero di mesi (inizialmente su una prima fascia di pazienti, i più esposti alla Covid per ragioni professionali: personale sanitario, forze di polizia, militari, impiegati di servizi pubblici essenziali) è l'efficiente gestione dell'approvvigionamento, della conservazione e della distribuzione fino alla vaccinazione.
Per mantenere -70°C servono degli ultra congelatori (macchine ingombranti disponibili sino ad ora in pochi esemplari nei laboratori e negli ospedali, prodotte in limitate quantità da poche Aziende nel mondo), oppure la produzione di una grande quantità di ghiaccio secco (anidride carbonica allo stato solido, da conservare in appositi contenitori) che richiede strumenti, anch'essi non facilmente reperibili.