L’evoluzione del Covid tra varianti, vaccini e nuove terapie
Il Sars-CoV-2 cerca di adattarsi sempre di più all’ospite e la sua presenza potrebbe diventare endemica, in modo di potere convivere senza subire danni rilevanti
Il Sars-CoV-2 cerca di adattarsi sempre di più all’ospite e la sua presenza potrebbe diventare endemica, in modo di potere convivere senza subire danni rilevanti.
La profilassi vaccinale funziona e sta dando ottimi risultati nel salvaguardare la vita di anziani, pazienti gravi e soggetti con pluripatologie dalle forme più aggressive della infezione.
Gli attuali vaccini “non sono di tipo sterilizzante”, cioè non impediscono di infettarsi e di infettare: riducono la carica virale che si sviluppa nel contagiato e la probabilità di insorgenza di una sintomatologia maggiore; lasciano aperta la possibilità della diffusione del virus nella popolazione, pur ampiamente vaccinata, se non vengono adottate sistematicamente altre determinanti misure di profilassi, quelle di tipo fisico che creano una “barriera” contro la trasmissione virale (mascherine, distanziamento etc..).
Proprio come altri virus con genoma a RNA, Sars-CoV-2 è in continua evoluzione, non resta identico a quello che ha originato la pandemia, per questo, il quadro pandemico attuale, non è lo stesso dello scorso anno. Tra le migliaia di varianti genomiche del virus sinora identificate, quelle di potenziale rilievo clinico ed epidemiologico sono classificate come: “variante sotto indagine” (Vum), “variante degna di nota” (Voi), “variante preoccupante” (Voc) e “variante ad elevate conseguenze” (Vohc).
Sinora, non è stata definita nessuna Vohc (quella che eluderebbe completamente le attuali vaccinazioni), mentre le Voc (preoccupanti), sono quattro: Alpha (B.1.1.7), Beta (B.1.351),Gamma (P.1) e Delta (B.1.617.2). Quest’ultima è responsabile della larga maggioranza dei casi di Covid in questo periodo identificati in Italia, in Europa ed in USA.
Le varianti degne di nota” (Voi) sono due, Lambda (C.37) e Mu (B.1.621), isolate in Sud America.
Sta per entrare tra le indagate (Vum), attualmente16, una delle venti varianti derivate dalla Delta, la AY.4.2 (Delta plus), presente in Inghilterra e in molti altri Paesi, compresa l’Italia. Si tratta di una variante con due ulteriori mutazioni nella catena degli aminoacidi della proteina Spike, la A222V e la Y145H, presenti anche in altri ceppi finora identificati. Evidenze preliminari suggeriscono che la Delta plus possa essere il 10-15%, più trasmissibile della Delta e il sospetto che sia in grado di sostituirla, come variante prevalente nei prossimi mesi nel Regno Unito ed espandersi in Europa ed in USA.
Il Regno Unito ha realizzato un piano vaccinale robusto, dicono gli esperti, ma si è dimostrato meno attento alla profilassi fisica, consentendo al virus di circolare a livelli elevati, pur mantenendo contenuti i ricoveri e i decessi legati alla Covid. Questo favorisce l’insorgenza delle varianti e la selezione delle più aggressive ed elusive, perché le mutazioni genomiche insorgono in modo direttamente proporzionale al numero di replicazioni del virus nelle cellule umane, sia dei vaccinati che dei non vaccinati ed in questi ultimi le varianti subiscono anche un processo di selezione da immunizzazione, ossia, sopravvivono preferibilmente quelle meno facilmente neutralizzabili dagli anticorpi.
“In generale i vaccini danno copertura – ha dichiarato il professor Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell’Università Campus biomedico di Roma – ma i rischi sono sempre presenti finché ci sono Paesi che scontano un enorme ritardo con le immunizzazioni. Un vaccino a RNA si può ricalibrare celermente in caso di necessità ed inoltre, disponiamo di un buon numero di farmaci monoclonali e tra poco anche antivirali orali che sono utilissimi in caso di contagio per i non vaccinati o per i vaccinati che restano fragili a causa di complesse patologie concomitanti.
I milioni di persone guarite che sono naturalmente protette e i milioni di immunizzati attraverso il vaccino, costituiscono barriere selettive importanti che si oppongono al virus, limitandone la diffusione.