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Venerdì, 29 Marzo 2024
Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

L’Onu chiede a ogni Paese di assicurare una gestione sostenibile della “risorsa acqua” per tutti

L’acqua è unica rispetto alle altre risorse,- ha spiegato Rick Connor, chief editor del World Water Assessment Program (Wwap) dell’Unesco, struttura di ricerca che ha sede all’interno dell’Università per Stranieri di Perugia. “L’acqua ha valori diversi, in base alla provenienza ed alla disponibilità (esempio tra una Regione secca o umida), per cosa viene utilizzata e quanta richiesta c’è per essa. A queste difficoltà, si aggiunge che l’acqua ha dei benefici particolari, come salute ed igiene, oltre a valori culturali e spirituali e non esiste un sostituto per ciascuno degli usi e dei valori ad essa riconosciuti”

Nel Rapporto dell’Unesco, c’è una mappa dove tutta la parte del territorio italiano, al di sotto degli Appennini emiliani è indicata come una area dallo “stress idrico” estremamente elevato, cioè, dove il rapporto tra i prelievi totali di acqua e le risorse idriche rinnovabili disponibili è superiore all’80%.

Da più di venti anni, l’Italia ha il primato europeo per il volume di acqua dolce prelevato: 9,2 miliardi di metri cubi l’anno ed è anche il Paese che ne disperde una enormità. Le perdite del sistema di distribuzione italiano crescono da anni ed hanno raggiunto il 42%, significa che di 100 litri che entrano nella rete idrica, 42 si perdono lungo la strada.

Il World Resource Institute (Wri), Centro di ricerca internazionale che studia le risorse naturali, include l’Italia tra i Paesi che rischiano una situazione di stress idrico molto critica. Inoltre, il nostro Paese è quello che investe meno, in Europa, sulla gestione dell’acqua.

The European House Ambrosetti, (Gruppo professionale che ha sviluppato numerose attività in Italia, in Europa e nel mondo, nel campo della consulenza strategica ed operativa dell’aggiornamento e della ricerca), calcola un investimento medio annuo di 40 euro per abitante (la media Europea è di 100 euro). Lo scorso anno, Utilitalia, la federazione delle imprese idriche ambientali ed energetiche, aveva stimato che per garantire un approvvigionamento sicuro di acqua, nei prossimi anni servirebbero 7,2 miliardi di euro di investimenti, in circa quattro anni.

I primi 5 Paesi per consumo di acqua pro-capite, all’anno, in Europa, sono: Grecia: 157 m3; Italia: 153 m3; Irlanda: 128 m3; Bulgaria: 119 m3; Croazia: 111 m3.

Sono 3,4 miliardi i metri cubi di acqua dispersi dalla rete idrica italiana ogni anno; 4,4 miliardi di euro i fondi per la gestione sostenibile e sul ciclo integrato dell’acqua inseriti dall’Italia all’interno del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza).

Lo stesso “Wri” ha confermato che all’Italia basterebbe un investimento pari allo 0,6% del Pil, circa 8-9 miliardi di euro per rinnovare parte della rete acquedotto e ottenere entro il 2030 una gestione sostenibile.

Connor, ha ricordato che “Le infrastrutture per l’approvvigionamento idrico e i servizi igienico-sanitari sono costose, ma il ritorno indiretto è enorme, in quanto migliora le condizioni di salute e i mezzi di sussistenza per una maggiore opportunità di lavoro  e di istruzione che sono essenziali per una economia in crescita”.

Sono 2,2 miliardi le persone nel mondo che non hanno accesso a un sistema di acqua potabile.

L’Onu chiede a ogni Paese di assicurare una gestione sostenibile della “risorsa acqua” per tutti

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