L’umanità ha consumato interamente le risorse prodotte dal Pianeta nel 2023
Dal 2 agosto, Giornata del superamento terrestre o Overshoot Day, l’umanità entra in zona negativa per la capacità rigenerante del sistema vegetale. Lo ha annunciato l’Istituto Global Footprint Network, organizzazione internazionale orientata nel promuovere la sostenibilità attraverso l’impronta ecologica, uno strumento di contabilità ambientale che misura quante risorse naturali abbiamo a disposizione e quante ne stiamo usando. Istituito nel 2003, il Global Footprint, originariamente con sede negli Stati Uniti, in Belgio ed in Svizzera, come organizzazione di beneficienza, i suoi programmi mirano ad influenzare i processi decisionali a tutti i livelli della Società, a diffondere l’utilizzo dell’impronta per porre fine al sovrasfruttamento delle risorse ambientali e riportare le economie in equilibrio.
Da questi studi, risulta che i nostri consumi hanno raggiunto il limite massimo di prestazioni che il sistema vegetale è in grado di garantire per il 2023. Una situazione drammatica che ostacola la possibilità di ridurre l’anidride carbonica, evenienza che si verifica ogni volta che bruciano combustibili fossili.
L’accumulo di anidride carbonica in atmosfera, con tutti i suoi effetti sul clima, sta a dimostrare che da diversi decenni l’umanità ha un livello di consumi che oltrepassa la capacità di rigenerazione della natura e di riassorbire l’anidride carbonica (in questo, il ruolo delle foreste è fondamentale). L’ impronta ecologica è un indicatore complesso utilizzato per valutare il consumo umano di risorse naturali, rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle.
Il calcolo del giorno definito Earth Overshoot è dato dal rapporto tra la biocapacità del Pianeta, ossia l’ammontare di tutte le risorse che la Terra è in grado di generare annualmente e l’impronta ecologica della umanità, ossia la richiesta totale di risorse per l’intero anno.
Dividendo la Terra fertile totale per gli otto miliardi di abitanti del pianeta - si deduce dagli studi - ogni abitante del globo ha diritto a 1,6 ettari di terra fertile. Questa è l’impronta ecologica sostenibile, ossia la quantità di terra fertile che ognuno di noi può utilizzare senza provocare squilibri al pianeta. In realtà, i consumi della umanità sono tali da richiedere 2,8 ettari ciascuno, quasi il doppio della quantità disponibile. L’analisi delle elaborazioni effettuate dalla Footprint Data Foundation nel 2022, dimostrano che il mondo è diviso a metà: il 50% ha una impronta procapite al di sopra di quella sostenibile, l’altro 50% al di sotto. Quelli in linea con la sostenibilità rappresentano solamente lo 0,5% della popolazione mondiale. Fra le nazioni con l’impronta più bassa si trova: Afghanistan (0,5 ettari a testa), Haiti (0,6), Malawi (0,9), India (1,2). Al lato opposto, l’impronta del Qatar è di 14,3 ettari, mentre quella del Lussemburgo è 13, degli Stati Uniti 8,1, dell’Australia 7,9 dell’Italia 4,3.
Il degrado ambientale, non sarebbe quindi responsabilità di tutta l’umanità, ma solo della metà che pretende di vivere al di sopra di ciò che le spetta. Questa parte deve fare tutto ciò che serve, in termini di cambiamento tecnologico e riduzione dei propri consumi, per riportare l’impronta nei limiti della sostenibilità, ma anche fornire all’altra parte l’aiuto che serve per vivere in condizioni di dignità umana. Ancora oggi, circa un miliardo di persone non dispone di energia elettrica, due miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile, 3,6 miliardi di esseri umani mancano di servizi igienici, inoltre, per molte persone l’impossibilità di accedere alle cure mediche ospedaliere, all’istruzione, etc.
Forme di povertà conosciute che si vogliono sconfiggere tramite il perseguimento della Agenda 2030 dell’ONU che pone 17 obiettivi di sviluppo sostenibile per tutti, fra cui: cibo, acqua, servizi igienici, energia sostenibile, diritti alle cure, alla istruzione ed al lavoro.
Per l’Italia, la data di esaurimento della Terra è stata il 15 maggio. Ma come possiamo ritardare questa data? Il professor Giorgio Vacchiano, esperto in Gestione e Pianificazione Forestale della Università degli Studi di Milano, ha risposto sul tema. “Stiamo usando le risorse che verrebbero generate da due pianeti. Si possono guadagnare 13 giorni riducendo di un terzo lo spreco alimentare e di 26 giorni raddoppiando le rinnovabili. Dobbiamo diminuire e poi azzerare le emissioni di anidride carbonica. Piantare alberi in tutti i luoghi dove è possibile farlo, ma ritarderebbe di soli 8 giorni. Investire in energie rinnovabili, lasciare il carbone, il petrolio e il gas sottoterra. Tutto questo porterebbe più lavoro e più profitti”.