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Venerdì, 19 Aprile 2024
Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

La febbre, l'elemento clinico in qualsiasi forma infettiva

Parte prima

La temperatura corporea è l'equilibrio espresso in gradi centigradi, tra la produzione (termogenesi) e la dispersione di calore (termodispersione). Il primo medico a studiare sistematicamente i rapporti tra le alterazioni della temperatura corporea e le malattie è stato Karl-August Wunderlich, con il suo trattato apparso nel 1868 in cui raccolse le osservazioni compiute su 25.000 pazienti. Il centro termoregolatore del corpo umano si trova nell'ipotalamo che controlla la produzione del calore nell'organismo e la sua dispersione. Questo termostato fisiologico è in grado di ricevere segnali dai recettori periferici (caldo-freddo) e, a sua volta, genera segnali efferenti che influenzano la produzione e la dispersione del calore, attraverso il sistema simpatico e somatomotorio.

La temperatura interna del corpo umano rimane relativamente costante intorno a 37° C. senza essere influenzata dall'ambiente esterno, mentre la temperatura della superficie cutanea può variare notevolmente in base alle condizioni ambientali e all'attività fisica. Quali sono i fattori che influenzano la temperatura?  Esiste una "curva termica circadiana", cioè un andamento della temperatura diverso nell'arco delle 24 ore. Si ottiene, effettuando la misurazione più volte al giorno, metodo detto "rilevazione termica nicteriale" (cioè del giorno e della notte). La temperatura corporea è più bassa verso le 4/5 del mattino e più alta verso le 17/18 del pomeriggio. In genere, i cambiamenti della temperatura ambientale non influenzano la temperatura corporea interna, ma l'esposizione prolungata a temperature estremamente calde o fredde può causare delle alterazioni. Se la temperatura interna scende sotto i 25°C. si può verificare il decesso per assideramento. Se sale oltre i 43/44°C. si può verificare uno stato di coma ed il decesso (colpo di calore o colpo di sole).

La temperatura corporea aumenta con l'attività muscolare attraverso il metabolismo dei grassi e dei carboidrati che vengono utilizzati per produrre energia. Lo stress stimola il sistema nervoso simpatico (sistema nervoso vegetativo o autonomo) con aumento dei livelli di adrenalina e noradrenalina (ormoni della midollare dei surreni), i quali stimolano un aumento del metabolismo, incrementando così la produzione di calore. Alcuni ormoni, come il progesterone, aumenta la temperatura di circa 0,5°C. sopra i valori di base. Dopo la menopausa, la temperatura corporea è la stessa per uomini e donne. Anche gli  ormoni tiroidei (tiroxina) aumentano la produzione di  calore.

Nella febbre prevalgono i processi di tipo catabolico su quelli di tipo anabolico. Catabolismo proteico e diminuzione della introduzione di cibo portano a disappetenza e quindi ad un dimagrimento. L'aumentato catabolismo lipidico e del glucosio, provoca l'aumento dei corpi chetonici nel sangue con crisi acetonemiche più o meno gravi.  Oltre alle modificazioni di tipo chimico, nel processo febbrile si hanno alterazioni di vari organi. A carico del cuore, tachicardia (circa 8-10 pulsazioni per ogni grado, oltre i 37°C).  A livello polmonare, si ha polipnea (aumento  della frequenza respiratoria) per eliminare la CO2 per compensare lo stato di acidosi. A carico dell'apparato digerente si ha un interessamento della mucosa e del fegato, con inappetenza, nausea e vomito. Nel sistema nervoso centrale (S.N.C.) si ha una sofferenza dovuta alla carenza energetica e all'azione diretta del calore (cefalea, convulsioni e delirio). Esistono diversi tipi di febbre. Quella continua che è frequente nelle polmoniti, raggiunge i 40 gradi e si mantiene costante per circa 7 giorni, con oscillazioni giornaliere sempre inferiore a 1 grado, dopo i quali, solitamente si ha risoluzione per crisi con sudorazione profusa. La forma remittente o discontinua è frequente nelle setticemie, nelle malattie virali e nella tubercolosi; il rialzo termico subisce oscillazioni giornaliere di 2-3 gradi C, senza che mai si raggiunga la defervescenza per 5-6 giorni. La febbre intermittente è frequente in sepsi, malattie da farmaci, neoplasie e vede l'alternarsi di periodi di ipertermia e periodi di apiressia. Nella febbre ondulante la temperatura aumenta nel giro di vari giorni, raggiunge un picco e poi decresce lentamente in più giorni successivi (per lisi) della durata di 1-2 settimane e dopo uguale periodo di apiressia riprende con le stesse modalità.

Nella febbre ricorrente e familiare il periodo febbrile oscilla dai 3 ai 5 giorni, alternandosi a periodi di apiressia. La febbre settica è frequente in infezioni delle vie biliari, urinarie e delle raccolte ascessuali; l'andamento è intermittente, con puntate di 1 o 2 volte al giorno, un incremento rapido con brivido e rapida defervescenza per crisi.

continua...

La febbre, l'elemento clinico in qualsiasi forma infettiva

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