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Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

La longevità non solo nei geni, ma anche fattori ambientali e stili di vita

Per invecchiare bene occorre mantenere attive le funzioni cerebrali creative

Gli anziani sono sempre più numerosi e raggiungono questa fase della vita in condizioni di salute migliori, rispetto al passato, merito del longevita_shutterstock_269000930.630x360-2progresso scientifico che ha portato alla riduzione della mortalità per malattie infettive, ma anche idonee misure igieniche e un’adeguata alimentazione.

Nella persona anziana si assiste a una generale riduzione del numero delle cellule e della efficienza funzionale, accompagnate da modificazioni organiche e predisposizione ad una serie di disturbi, ma si può mantenere l'efficienza psichica globale, se si sfrutta le risorse residue, mediante l'allenamento mentale. Per invecchiare senza sviluppare demenza è necessario mantenere attive le funzioni cerebrali creative, cioè l'espressione di sè stesso, le cui modalità di esecuzione sono vastissime. Gianni Pes, Michel Poulain e Dan Buettner hanno identificato zone (blù) di maggiore longevità nel mondo: isola di Okinawa (Giappone), Sardegna, prevalentemente i paesi montani della Ogliastra, Penisola di Nicoya (Costa Rica), Isola di Icaria (Grecia) e la comunità di Loma Linda in California.

E' recente, un progetto di studio (Akea) della Università di Sassari, sul DNA dei centenari sardi, che ad oggi, sono 380, coordinato da biologi, medici e demografi. Dal 1996, raccolti 3800 campioni di DNA; si tratta della banca dati sulla longevità più grande al mondo. Analizzando il DNA dei centenari sardi, i ricercatori si stanno concentrando sulla lunghezza dei telomeri. 

L'enzima telomerasi, scoperto nel 1985 dalla Universtà di Berkeley (California), impedisce l'accorciamento dei telomeri perché duplica   DNA e telomeri-2alcuni segmenti di DNA e li aggiunge alla fine dei cromosomi.  Ma la predisposizione genetica alla longevità si annulla se non vengono adottati comportamenti salutari. Quindi, anche se i nostri nonni o i genitori hanno vissuto 100 anni, vuol dire solo che nel nostro DNA è iscritta questa possibilità, che si realizzerà soltanto insieme ad uno stile di vita sano. Fumo, alcol, sedentarietà, esposizione agli inquinanti chimici, radiazioni, vanificano gli influssi positivi dei geni ed accorciano la vita. Secondo gli scienziati le possibilità di una lunga vita in buona salute è per il 70% affidata a noi stessi e non deriva dal nostro patrimonio genetico. L'esercizio fisico, alza il livello dell'umore ed aiuta a tenere allenate le capacità mentali. I maggiori rischi per la salute nascono dagli eccessi alimentari, lo conferma anche la dieta abituale nelle zone blù, in cui la vita media è più lunga e si registra una maggiore concentrazione di centenari. Queste popolazioni longeve sono caratterizzate da un’alimentazione a basso apporto calorico, basato soprattutto su: frutta, legumi, verdura e pesce, svolgono una attività fisica moderata, ma costante ed hanno la percezione di essere socialmente utili. Secondo i dati della OMS, gli italiani, sono tra i popoli che, nel mondo, hanno la probabilità di vivere più a lungo; l'Italia, infatti, è al secondo posto per l'aspettativa di vita con: S. Marino, Spagna, Svizzera e Singapore, mentre al primo posto si trova il Giappone. La relazione “World Health Statistics” dell'OMS, rappresenta la fonte ufficiale delle informazioni sullo stato di salute della popolazione mondiale. Contiene i dati provenienti da 194 Paesi relativi ad una serie di indicatori: mortalità, malattia, speranza di vita, cause di morte e sui maggiori fattori di rischio per la salute, tra i quali, prevalgono: l'obesità, l'abuso di alcol ed il fumo di sigaretta.

LA RELAZIONE TRA I TELOMERI E L’INVECCHIAMENTO

Si deve a Elizabeth Helen Blackburn, biologa australiana, che nel 2009 ha ricevuto il Premio Nobel per la Medicina, assieme a Jack W. Szostak e Carol W. Greider, in merito ai loro studi riguardo a come i cromosomi sono protetti dai telomeri e dalla telomerasi. I telomeri sono le strutture del DNA alla cui lunghezza sembrano strettamente collegati i processi di invecchiamento. Sono il cappuccio protettivo collocato al termine dei cromosomi che servono a proteggere il DNA nella duplicazione cellulare. Analisi cliniche offrono la possibilità di misurare i telomeri delle proprie cellule attraverso un esame del sangue ed i risultati vengono interpretati per stabilire se una persona ha una età biologica corrispondente a quella anagrafica. Quando la lunghezza dei telomeri scende al di sotto di una soglia critica, definita “Hayflick limit”, sono troppo corti per svolgere le proprie funzioni protettive nei confronti dei cromosomi, quindi il DNA si altera più facilmente ed aumenta la probabilità di lievi mutazioni genetiche, dalle quali deriva un maggior rischio di ammalarsi di patologie cardiocircolatorie o di altre gravi malattie, tra cui i tumori. Recenti ricerche hanno anche dimostrato che vari fattori, quali lo stress possono portare all'accorciamento dei telomeri. Nei tumori, invece, i telomeri non si accorciano perché le cellule tumorali riattivano la telomerasi che consente loro una crescita illimitata. 

La longevità non solo nei geni, ma anche fattori ambientali e stili di vita

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