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Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

La situazione dei vaccini in Italia e la corsa verso quelli del futuro

I vaccini attualmente approvati dai principali Enti regolatori degli Stati occidentali sono quattro. Due, AstraZeneca (anglo-svedese) e Janssen (USA) che è monodose, funzionano con vettori virali; utilizzano perciò virus inattivati (generalmente un adenovirus) per portare nella cellula il DNA del virus Sars-CoV-2, con le istruzioni per produrre la proteina Spike, di cui il virus stesso si serve per infettare. Il sistema immunitario si attiva contro la proteina, riconosciuta come estranea dall’organismo e produce anticorpi che proteggono dalla infezione la persona entrata a contatto con il virus.

Gli altri vaccini, Pfizer e Moderna, entrambi americani, invece, sono antidoti a mRNA; non introducono il virus, ma utilizzano molecole di acido ribonucleico messaggero, contenenti istruzioni perché le cellule della persona vaccinata sintetizzino le proteine Spike. Le proteine prodotte stimolano il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici. Nei soggetti vaccinati che si espongono al contagio, gli anticorpi prodotti bloccano le proteine Spike e ne impediscono l’ingresso nella cellula.

L’Italia ha in sperimentazione clinica il vaccino Reithera, in questo periodo in fase due, ma l’Azienda farmaceutica ha anche annunciato di poter mettere a disposizione la propria capacità produttiva per rispondere positivamente ad eventuali richieste di produzione di uno dei vaccini anti-Covid – 19 già approvati (di tipo mRNA ed adenovirale), distribuiti anche in Italia.

Le grandi speranze di un vaccino made in Europe a mRNA vengono oggi riposte nel lavoro che i 600 ricercatori di CureVac stanno portando avanti tra Tubinga e Francoforte, in Germania. Nella sede di EMA (European Medicines Agency - Agenzia Europea per i Medicinali) ad Amsterdam, sarebbero pronti alla verifica sperimentale clinica del vaccino i primi di maggio; l’Azienda sta infatti per completare la fase tre, l’ultima che precede la valutazione finale che potrebbe arrivare a fine giugno. La ditta tedesca, finanziata dalla Europa ha una tecnologia  più avanzata rispetto a Pfizer e Moderna. Al pari degli altri due vaccini a mRNA, anche Curevac, deve essere somministrato in due diverse dosi, la seconda ad un mese di distanza dalla prima. La differenza sta nella quantità di m RNA contenuto in ciascuna dose:

12 microgrammi per ogni dose, per Curevac, una quantità inferiore, rispetto ai 30 microgrammi/dose di Pfizer/BioNTech e ai 100 microgrammi/dose di quello di Moderna.

Il vaccino può essere conservato per almeno 3 mesi alla temperatura standard di frigorifero di 5 gradi circa, mentre a temperatura ambiente deve essere utilizzato entro le 24 ore successive.

Non sono ancora disponibili i dati sulla efficacia del vaccino Curevac, ma i primi dati dovrebbero arrivare a breve. La fase di revisione continua del vaccino da parte degli Esperti dell’EMA (la rolling review) è stata avviata lo scorso 12 febbraio e tutti i dati che Curevac ha a disposizione sono in corso di analisi e potrebbero dare l’approvazione all’uso sulla popolazione tra il mese di maggio e il mese di giugno.

La Commissione Europea ha pre-ordinato 225 milioni di dosi del vaccino Curevac entro il primo trimestre del 2022, con 30 milioni di queste destinate all’Italia: 7,3 milioni di dosi entro la fine di giugno 2021, 6,6 milioni tra luglio e settembre, alle quali si aggiungeranno 7,9 milioni di dosi per l’ultimo trimestre dell’anno e altrettante per i primi tre mesi del 2022.

All’esame dell’EMA è anche il vaccino americano Novavax, a base proteica: contiene minuscole particelle ottenute da una versione di laboratorio della proteina Spike ed  anche un adiuvante, una sostanza che contribuisce a rafforzare le risposte immunitarie al vaccino. Il sistema immunitario riconoscerà le particelle proteiche come estranee e risponderà producendo gli anticorpi. Prevede la somministrazione di due dosi.

Anche per il vaccino russo Sputnik V, a doppio vettore adenovirale, si avvicina il giudizio degli Enti regolatori occidentali. E’ costituito dagli Adenovirus Ad26 ed Ad5, modificati e quindi, non in grado di riprodursi nell’organismo. I due adenovirus sono iniettati separatamente: Ad26 è usato nella prima dose, Ad5 nella dose di richiamo.

La situazione dei vaccini in Italia e la corsa verso quelli del futuro

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