Le mutazioni genomiche del Sars-Cov-2 potrebbero ridurre la patogenicità, ma non nel breve periodo
Al momento è ancora opportuno tenere alta la guardia
Lo studio emerge da un articolo scientifico accettato, che sarà pubblicato sul "Journal of Translational Medicine" da un gruppo internazionale di ricerca, composto da: Francesca Benedetti, Greg A. Snyder, Marta Giovanetti, Silvia Angeletti, Robert C. Gallo, Massimo Ciccozzi e Davide Zella; coinvolti l'Institute of Human Virology dell'Università del Maryland (USA), l'Università Campus biomedico di Roma (Italia) e il Flavivirus Laboratory dell'Oswaldo Cruz Institute di Rio de Janeiro (Brasile). Al momento, in rete si possono trovare 359 studi sulle mutazioni avvenute.
Dopo lo spillover (salto di specie) pipistrello-uomo e le mutazioni della Rna polimerasi e della proteina Spike, si è verificato un quarto cambiamento del genoma virale, ancora più decisivo dei precedenti. Infatti, una semplice mutazione in un punto del genoma del coronavirus modifica una proteina, ma può teoricamente, retrocedere. Al contrario, una delezione* cioè l'eliminazione di diverse basi del genoma che portano alla rimozione di uno o più elementi con cui si costruiscono le proteine, impedisce di ripristinare la sequenza genomica originaria.
"La delezione censita - ha osservato il professor Davide Zella che ha coordinato il gruppo di studiosi statunitense - potrebbe influenzare la struttura della regione terminale della proteina, importante per la regolazione della replicazione virale e per l'effetto negativo sull'espressione genica dell'ospite. Inoltre, la sostituzione dei due aminoacidi (KS) da Nsp1 di Sars - CoV (molto simile alla proteina di Sars - CoV-2) ha ristabilito buona parte dell'espressione dell'interferone alfa in precedenti esperimenti di laboratorio.
Poichè dall'interferone alfa dipende la risposta immunitaria innata del nostro organismo, la delezione potrebbe ripristinare la risposta del sistema immunitario innato. Lo stesso fenomeno è stato segnalato nella Sars e nelle comuni influenze endemiche nella specie umana".
La delezione descritta nello studio dai Ricercatori indica che "SARS- CoV-2 sta subendo profondi cambiamenti genomici - ha spiegato il professor Massimo Ciccozzi, che ha coordinato il gruppo di studio italiano - e diventa importante confermare la diffusione di questo particolare ceppo virale e potenzialmente di ceppi con altre delezioni nella proteina Nsp1, nella popolazione di soggetti asintomatici e paucisintomatici e correlare questi cambiamenti in Nsp1 con la possibile diminuzione della patogenicità virale, attraverso studi epidemiologici ed esperimenti di laboratorio".
"L'evento che sta modificando la composizione genomica del virus riproducendo ceppi con aminoacidi mancanti è stato riscontrato in sequenze virali analizzate in diverse aree del mondo e riguarda 9 nucleotidi, corrispondenti a 3 aminoacidi - ha spiegato la dottoressa Francesca Benedetti, ricercatrice all'Institute of Human Virology - ancora non è chiaro se la delezione sia avvenuta in modo indipendente in momenti e Paesi diversi, con cambiamenti del genoma uguali e convergenti negli effetti patogenetici, come se il virus fosse intrinsecamente fragile, oppure se la delezione stessa si sia diffusa partendo da un unico focolaio".
I Ricercatori non sembrano avere dubbi sulla importanza del fenomeno che descrivono nella sintesi finale della ricerca: "La delezione di aminoacidi KSF può alterare l'attività di Nsp1, uno dei più importanti determinanti della patogenicità del SARS - CoV-2. I dati identificano chiaramente un nuovo ceppo virale SARS -CoV-2 presente in soggetti provenienti da diverse aree (Europa, Nord e Sud America). Sono necessari più dati per stabilire se l'assenza, in certe zone, sia dovuta ad un ridotto numero di genomi virali disponibili per le analisi genetiche. La caratteristica distintiva di questo nuovo ceppo virale è una delezione nella regione C - terminale del gene Nsp1, che si traduce in una proteina priva di tre aminoacidi (NKS). La sostituzione di due di questi aminoacidi nella regione C- terminale di Nsp1 ha ridotto l'effetto inibitorio della risposta immunitaria innata alla proteina di SARS - CoV".
"Ipotizziamo - sottolineano i professori Ciccozzi e Zella - che i virus che portano questa delezione siano meno patogeni dei ceppi virali comunemente osservati e che i due coronavirus umani endemici comuni, HCoV-OC43 e HCoV-299E (i patogeni del raffreddore, ndr) hanno delezioni estese nella regione C- terminale di Nsp1. Le nostre osservazioni, insieme alle recenti scoperte da parte di altri due Gruppi di studio di un ceppo virale che porta una estesa delezione nel gene Orf7a e di un ceppo virale che porta una delezione in Nsp2, indicano che SARS - CoV-2 potrebbe essere in fase di significativo processo evolutivo, verso l'adattamento. Occorre, comunque sottolineare, che una riduzione della patogenicità nel breve periodo è altamente improbabile, perchè eventi molecolari di questo tipo necessitano un certo periodo di tempo per diffondersi nella popolazione e determinare il loro effetto. Se confermata da studi epidemiologici e di laboratorio, questa delezione potrebbe indicare l'inizio di un processo che sta portando alla nascita e diffusione di ceppi virali con ridotta patogenicità, anche se è ancora opportuno tenere alta la guardia".
*La delezione è un errore nella duplicazione dell'informazione genetica che presiede alla codifica delle proteine. E' una mutazione genica consistente nella perdita di uno o più nucleotidi da una sequenza di DNA. Può portare alla acquisizione di una nuova funzione del gene e quindi al cambiamento nel comportamento del virus.