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Venerdì, 29 Marzo 2024
Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Le mutazioni genomiche del Sars-Cov-2 potrebbero ridurre la patogenicità, ma non nel breve periodo

Al momento è ancora opportuno tenere alta la guardia

Lo studio emerge da un articolo scientifico accettato, che sarà pubblicato sul "Journal  of Translational  Medicine" da un gruppo internazionale di ricerca, composto  da: Francesca  Benedetti, Greg A. Snyder, Marta Giovanetti, Silvia Angeletti, Robert C. Gallo, Massimo Ciccozzi e Davide Zella;  coinvolti l'Institute of Human Virology dell'Università del Maryland (USA), l'Università Campus  biomedico  di Roma (Italia) e il Flavivirus  Laboratory dell'Oswaldo  Cruz Institute  di Rio de Janeiro (Brasile). Al momento, in rete si possono trovare 359 studi sulle mutazioni avvenute.

Dopo lo spillover (salto di specie) pipistrello-uomo e le mutazioni della Rna polimerasi e della proteina Spike, si è verificato un quarto cambiamento del genoma virale, ancora più decisivo dei precedenti. Infatti, una semplice mutazione in un punto del genoma del coronavirus modifica una proteina, ma può teoricamente, retrocedere. Al contrario, una delezione* cioè l'eliminazione di diverse basi del genoma che portano alla rimozione di uno o più elementi con cui si costruiscono le proteine, impedisce di ripristinare la sequenza genomica originaria.

"La delezione censita - ha osservato il professor Davide Zella che ha coordinato il gruppo di studiosi   statunitense - potrebbe influenzare la struttura della regione terminale della proteina, importante per la regolazione della replicazione virale e per l'effetto negativo sull'espressione genica dell'ospite. Inoltre, la sostituzione dei due aminoacidi (KS) da Nsp1 di Sars - CoV (molto simile alla proteina di Sars - CoV-2) ha ristabilito buona parte dell'espressione dell'interferone alfa in precedenti esperimenti di laboratorio.

Poichè dall'interferone alfa dipende la risposta immunitaria innata del nostro organismo, la delezione potrebbe ripristinare la risposta del sistema immunitario innato. Lo stesso fenomeno   è stato segnalato nella Sars e nelle comuni influenze endemiche nella specie umana".

La delezione descritta nello studio dai Ricercatori  indica che  "SARS- CoV-2  sta subendo profondi cambiamenti  genomici - ha spiegato il professor Massimo Ciccozzi, che ha coordinato il gruppo di studio  italiano - e  diventa importante  confermare la diffusione  di questo particolare ceppo virale  e potenzialmente di  ceppi con altre delezioni  nella proteina Nsp1, nella popolazione  di soggetti asintomatici  e paucisintomatici  e correlare  questi cambiamenti in Nsp1   con la possibile diminuzione  della patogenicità  virale, attraverso studi epidemiologici  ed esperimenti di laboratorio".

"L'evento che sta modificando  la composizione genomica  del virus  riproducendo ceppi con aminoacidi mancanti  è stato riscontrato in  sequenze virali  analizzate in diverse aree del mondo e riguarda 9 nucleotidi, corrispondenti a 3  aminoacidi - ha spiegato la dottoressa   Francesca Benedetti, ricercatrice  all'Institute  of Human  Virology - ancora non è chiaro  se la delezione  sia avvenuta in modo indipendente  in  momenti e Paesi diversi, con cambiamenti del genoma  uguali e convergenti  negli effetti patogenetici, come se il virus fosse  intrinsecamente fragile, oppure se  la delezione stessa si sia diffusa  partendo da un unico focolaio".

I Ricercatori non sembrano avere dubbi sulla importanza del fenomeno che descrivono nella sintesi finale della ricerca: "La delezione di aminoacidi KSF può alterare l'attività di Nsp1, uno dei più importanti determinanti della patogenicità del SARS - CoV-2. I dati identificano chiaramente un nuovo ceppo virale SARS -CoV-2 presente in soggetti provenienti da diverse aree (Europa, Nord e Sud America). Sono necessari più dati per stabilire se l'assenza, in certe zone, sia dovuta ad un ridotto numero di genomi virali disponibili per le analisi genetiche. La caratteristica distintiva di questo nuovo ceppo virale è una delezione nella regione C - terminale del gene Nsp1, che si traduce in  una proteina priva  di tre aminoacidi  (NKS). La sostituzione di due di questi aminoacidi  nella regione C- terminale  di Nsp1  ha ridotto l'effetto inibitorio  della risposta immunitaria innata  alla proteina di  SARS - CoV".

"Ipotizziamo - sottolineano i professori Ciccozzi e Zella - che i virus che portano questa delezione  siano  meno  patogeni  dei ceppi virali  comunemente osservati e che i due coronavirus  umani endemici comuni, HCoV-OC43 e HCoV-299E (i patogeni del raffreddore, ndr) hanno delezioni estese  nella regione  C- terminale  di Nsp1. Le nostre osservazioni, insieme alle recenti scoperte  da parte di altri due Gruppi di studio  di un ceppo  virale che porta  una estesa delezione  nel gene  Orf7a  e di un ceppo virale  che porta una delezione  in Nsp2, indicano che  SARS - CoV-2 potrebbe essere  in fase di significativo  processo evolutivo,  verso l'adattamento. Occorre, comunque sottolineare, che una riduzione della patogenicità  nel breve periodo  è altamente improbabile, perchè eventi molecolari  di questo tipo  necessitano  un certo periodo di tempo  per diffondersi nella popolazione  e determinare il loro effetto. Se confermata da studi epidemiologici e di laboratorio,  questa delezione  potrebbe indicare  l'inizio di un processo  che sta portando alla nascita e diffusione  di ceppi virali  con ridotta patogenicità, anche se è ancora opportuno  tenere alta la guardia".

*La delezione è un errore nella duplicazione dell'informazione genetica che presiede alla codifica delle proteine.  E' una mutazione genica consistente nella perdita di uno o più nucleotidi da una sequenza di DNA. Può portare alla acquisizione di una nuova funzione del gene e quindi al cambiamento nel comportamento del virus.

Le mutazioni genomiche del Sars-Cov-2 potrebbero ridurre la patogenicità, ma non nel breve periodo

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