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Mercoledì, 4 Ottobre 2023
Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Lo stato di salute dei ghiacciai italiani e nel mondo preoccupa gli esperti

Le notti tra il 20 ed il 21 agosto, alla stazione meteorologica di radiosondaggio Novara Cameri, in Piemonte, riferimento per il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare e per l’Organizzazione Mondiale di Meteorologia, l’isoterma zero gradi era a 5.328 metri, in risalita rispetto ai 5.184 metri dello scorso 25 luglio, nel pieno della prima grande ondata di calore estiva di quest’anno.

In vetta al Monte Bianco, a 4.810 metri, il ghiaccio cominciava a fondere. 

La causa va ricercata a migliaia di chilometri di distanza, negli oceani, che dagli anni ’70 stanno registrando un aumento costante della temperatura di 0,11 gradi ogni decennio e, nel 2022 hanno raggiunto i 21 gradi. Queste ondate di calore – ha spiegato il professor Roberto Danovaro, biologo marino della Università Politecnica delle Marche, Presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn e membro della Accademia Europea delle Scienze – provocano una forte evaporazione degli oceani che influisce sulla tempistica e sulla intensità delle piogge, anche sulle Alpi. Le elevate temperature ad alta quota, impediscono alla pioggia di trasformarsi in neve, in questo modo, l’acqua diventa un acceleratore della fusione dei ghiacciai. Il fenomeno sta diventando sempre più evidente non soltanto sulle Alpi, ma in tutto il mondo. L‘Antartide ha perso un’area glaciale grande come l’Argentina e la rivista scientifica Nature ha pubblicato un modello secondo cui, entro il 2100 laGroenlandia perderà un’area glaciale grande come il Nepal, con la creazione di nuovi habitat naturali e la comparsa di forme di vita oggi sconosciute.

La situazione è molto grave – ha sintetizzato il professor Danovaro. Soprattutto sul versante della disponibilità delle risorse idriche, strettamente connessa allo stato di salute dei ghiacciai che sono la riserva d’acqua delle città. La crisi idrica è un fenomeno ormai conclamato, con i livelli dei fiumi ancora più bassi rispetto allo scorso anno. 

E’ importante prendere consapevolezza di ciò che sta avvenendo ed affrontare la situazione da tutti i punti di vista. Più alberi e meno cemento per difenderci dalle ondate di calore ed usare la natura a nostro beneficio; attuare l’Accordo di Parigi sul clima che prevede l’abbattimento del 55% delle emissioni inquinanti entro il 2030, sapendo che buona parte della superficie dei ghiacciai è irrimediabilmente perduta.

La temperatura non è in equilibrio - ha riferito Antonello Pasini, fisico del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) - ed anche se la temperatura dovesse mantenersi così, senza aumentare ulteriormente, il 30% del volume dei ghiacciai alpini andrebbe comunque persa. La Comunità Scientifica è concorde nel ritenere che entro la fine del secolo i ghiacciai delle Alpi possano arrivare a perdere l’80-90% del proprio volume.

Cristian Ferrari, Presidente della Commissione Glaciologica della SAT (Società Alpinisti Tridentini) ha effettuato, in questo periodo, nuovi rilievi al ghiacciaio di Lares, nel Parco Adamello Brenta ed a 3.500 metri la temperatura era ben oltre lo zero. Negli ultimi cinque anni la fronte del ghiacciaio dell’Adamello è arretrata, in media di 15 metri all’anno. Nel 2022 i metri persi sono stati 139 e temiamo che il 2023 possa risultare peggiore. Con ondate di calore estreme, lo spessore del ghiaccio si riduce di circa 4 centimetri al giorno e di oltre 4 metri all’anno. 

Il ritiro dei ghiacciai aggrava anche il rischio di siccità durante il periodo estivo, quando la fusione della neve e dei ghiacci accumulati durante l’inverno sopperisce alle minori piogge. Senza i ghiacciai, verrebbe meno questa importante riserva d’acqua, essenziale, sia per gli ecosistemi, che per le attività umane, a partire dalla agricoltura.                                                                                  

Lo stato di salute dei ghiacciai italiani e nel mondo preoccupa gli esperti

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