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Sabato, 23 Settembre 2023
Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Long-Covid, dopo un anno crescono i sintomi psichici: depressione, ansia e insonnia

Sono alcuni risultati di uno studio prospettico italiano condotto all’Ospedale universitario di Udine

I sintomi della infezione da Coronavirus Sars-CoV-2 regrediscono progressivamente, ma ad un anno dal contagio la Covid-19 può essere causa diretta dell’aumento oltre il 10% di sintomi psichiatrici e del 20% di altri segnali, come mancanza di concentrazione ed attenzione, depressione, ansia ed insonnia.

Sono questi alcuni dei risultati di un primo studio prospettico condotto in Italia e che inducono gli scienziati a considerare un nuovo elemento preoccupante. A differenza degli altri sintomi che si sviluppano durante la fase acuta, quelli psichiatrici sembrano presentarsi dopo la malattia e protrarsi a lungo.

La Società italiana di NeuroPsicoFarmacologia, in occasione della pubblicazione internazionale sulla Rivista spagnola di Psichiatria e Salute mentale di questo studio, tutto italiano, condotto all’Ospedale universitario di Udine, evidenzia la necessità di istituire una Agenzia Nazionale per la Salute mentale che possa rivedere totalmente tutto il settore.

LO STUDIO

Il lavoro, dal titolo: Mental Health symptoms one year after acute Covid-19 infection: Prevalence and risk factors, è stato condotto nell’Ospedale universitario di Udine, tra marzo e maggio 2020. L’obiettivo era quello di esaminare in tutti i pazienti ricoverati ed ambulatoriali i sintomi di salute mentale associati a Covid-19, con le relative cause. Un anno dopo aver contratto l’infezione, il 47,2% del campione di riferimento: 479 persone (con una leggera prevalenza di donne), presentava ancora almeno un sintomo della malattia.

L’aspetto più nuovo e sorprendente – ha spiegato Matteo Balestrieri, professore di Psichiatria presso l’Università di Udine e direttore della clinica psichiatrica della Azienda ospedaliero – universitaria è che, mentre la maggior parte dei sintomi (neurologici, respiratori, gastrointestinali e reumatologici) era diminuita rispetto all’esordio della Covid, quelli psichiatrici erano significativamente aumentati (+10%), così come la mancanza di concentrazione e attenzione (+20%). Lo studio ha potuto riscontrare un rischio maggiore di mancanza di concentrazione e di attenzione in chi lamentava sintomi psichici al momento dell’esordio della Covid-19.

Un numero sempre più alto di studi suggerisce che chi ha avuto l’infezione da Coronavirus, sperimenta una scarsa qualità del sonno ed un disagio psichiatrico sotto forma di sintomi somatici persistenti, con implicazioni per la salute pubblica, in termini di peggioramento della qualità di vita.

Gli studi del Centers for Disease Control and Prevention USA (CDC), confermano che circa un terzo dei soggetti guariti dalla Covid-19 hanno manifestato stanchezza mentale, difficoltà di concentrazione o messa a fuoco e senso di smarrimento.

Le nuove ricerche chiariscono che SARS-CoV-2 ha un ampio e significativo impatto sul cervello tale da determinare un vero e proprio danno, responsabile di conseguenze più complesse, come stati d’ansia e depressione, allucinazioni, altri sintomi psichiatrici quali la nebbia cognitiva (Brain Fog) i cui sintomi possono presentarsi da subito o durare alcuni mesi dopo la guarigione. Le caratteristiche del manifestarsi di questo disturbo cerebrale sono: confusione mentale, difficoltà di concentrazione, amnesie ricorrenti, perdita di memoria prolungata o a breve termine, disturbi dell’apprendimento, stanchezza cronica, senso di smarrimento. È stato riscontrato come i pazienti guariti dalla Covid -19 abbiano faticato nel ritrovare i ritmi lavorativi e disorientamento nel portare a termine le solite mansioni.

L’astenia che si manifesta, non solo in pazienti anziani, ma anche ventenni, potrebbe essere in parte dovuta all’impatto che ha avuto la patologia, non solo dal punto di vista organico, ma anche sul morale, sulla psiche. Questa mancanza di energia può accompagnarsi a dolori muscolo scheletrici e perdita di forze. Le infezioni virali che durano molto tempo portano ad una diminuzione di prestazioni del sistema nervoso centrale. Questi sintomi cognitivi legati al contagio del virus, l’avere vissuto la malattia ed averla sconfitta, solitamente regrediscono spontaneamente, con il passare del tempo. I soggetti colpiti sono per lo più quelli della fascia di età compresa tra i 18 e 49 anni, anche se sono stati lievemente sintomatici e senza ricovero.

COME IL VIRUS SARS-COV-2 DANNEGGIA IL CERVELLO

Secondo una stima del National Institutes of Health, fino al 30% dei pazienti Covid-19 manifesta sintomi neurologici o psichiatrici. Intanto, gli studi proseguono e le evidenze sul rapporto tra Covid e cervello si accumulano, ma i meccanismi biologici che causerebbero i danni al sistema nervoso non sono del tutto conosciuti. Sintomi neurologici, si sono verificati, anche in passato in concomitanza di infezioni virali: SARS, MERS, Ebola e influenza da H1N1 (pandemia da Spagnola) ed hanno causato disturbi protratti a carico del sistema nervoso centrale, mentre altri virus, come l’HIV, sono in grado di provocare danni cerebrali diretti, da cui conseguono problemi significativi alle funzioni cerebrali.

Il Coronavirus si sposta tra i polmoni ed il cervello lungo il nervo vago. La scoperta è stata pubblicata dalla rivista scientifica Journal of Neurology. Nel cervello, il virus entra nelle cellule endoteliali attraverso i recettori dell’enzima di conversione della angiotensina 2 (ACE2) e danneggia, guidando l’infiammazione ed altri processi dannosi per il tessuto cerebrale, ma il danno al cervello potrebbe essere correlato anche indirettamente alla risposta immunitaria in risposta al virus.

Long-Covid, dopo un anno crescono i sintomi psichici: depressione, ansia e insonnia

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