"Sangue sicuro per tutti!", il 14 giugno è la giornata mondiale del donatore
“Sangue sicuro per tutti! Safe Blood for All!" E' lo slogan proposto dalla Organizzazione Mondiale della Sanità per la 15° Giornata Mondiale del donatore (World Blood Donor Day) che ha scelto Kigali in Ruanda, come città ospite delle manifestazioni. La giornata, è stata istituita nel 2004, in occasione del 14 Giugno, data di nascita di Karl Landsteiner (1868-1943), medico austriaco, Premio Nobel nel 1930, per la scoperta dei gruppi sanguigni sistema AB0 e Fattore Rh. L'iniziativa, incentrata sulla sicurezza delle terapie trasfusionali, è diventata una occasione per sottolineare il valore sociale e umano di questo gesto e ribadire l'importanza di garantire la disponibilità di donazioni gratuite, periodiche, anonime e associate, promuovendo eventi sul territorio, allo scopo di ringraziare chi già compie questo gesto di grande solidarietà e coinvolgere un numero sempre maggiore di persone. Il Ruanda è con la Namibia lo Stato africano che garantisce la maggior qualità e sicurezza del processo trasfusionale. Attualmente, secondo i dati del Centro Nazionale per la trasfusione di sangue del Ruanda, sono circa 90.000 le unità di sangue trasfuse annualmente e il fabbisogno è coperto al 96%. L'organizzazione della giornata in Africa ha l'obiettivo principale di sensibilizzare tutti i Paesi del continente per aumentare il numero di donatori volontari che è ancora molto basso. Per raggiungere questo obiettivo, la Società Africana di Medicina Trasfusionale (SATS), ha chiesto a tutti gli Stati impegni precisi e dettagliati. Primissimo, tra i Paesi africani, il Ruanda dispone anche di droni per il trasporto del sangue raccolto, ai laboratori più vicini.
LA DONAZIONE DI SANGUE OGGI: ATTUALITÀ E PROSPETTIVE
Il Ministro della Salute Giulia Grillo ha dichiarato che ad ospitare l'evento globale della edizione 2020 sarà l'Italia, un riconoscimento alla qualità del nostro sistema sangue e alla generosità dei donatori che insieme riescono a garantire l'autosufficienza, sia per gli interventi urgenti che per migliaia di pazienti che dipendono quotidianamente dalle trasfusioni e dai medicinali plasmaderivati. Sarà anche l'occasione, prosegue il Ministro, per promuovere in tutto il mondo il modello del sistema sangue italiano che garantisce terapie salvavita a tutti i pazienti che ne hanno necessità. L'iniziativa, coordinata dal Direttore generale del Centro Nazionale Sangue Giancarlo Liumbruno, ha ricevuto l'appoggio delle principali Associazioni di pazienti e Società scientifiche nell'ambito della medicina trasfusionale e delle malattie del sangue. Il sistema sangue italiano che a differenza di altri Paesi si basa totalmente sulla donazione volontaria e non remunerata, conta attualmente di oltre 1,7 milioni di donatori ed il numero di donazioni è stato di poco superiore ai 3 milioni. Una moderna rivoluzione della donazione è la raccolta di multicomponenti, procedura che realizza al massimo il gesto generoso di chi dona. Nata negli USA nel 1983, su idea della dottoressa Gail Rock, ematologa, si è diffusa in Europa nei primi anni 90 e attualmente rappresenta l'avanguardia nell'ambito delle procedure di prelievo. E' utile per razionalizzare le risorse trasfusionali disponibili e per ottenere emocomponenti per il trattamento e la cura di specifiche patologie, da utilizzare prevalentemente in pazienti trapiantati, politrasfusi, leucemici o di gruppo sanguigno raro. Il vero valore dei "multicomponent" è la qualità del prodotto; si effettua utilizzando separatori cellulari e permette la raccolta simultanea di diversi emocomponenti da un singolo donatore.
La gestione del pericolo infettivo in ambito trasfusionale parte dalla selezione di donatori a basso rischio e dato che non è tecnicamente possibile analizzare le donazioni per tutti i microrganismi esistenti e neppure sterilizzare il sangue, sono già in uso tecniche di riduzione dei patogeni, procedure che abbattono i possibili contaminanti, prima che i prodotti del sangue vengano trasfusi. Le tecnologie di riduzione dei patogeni sono in continua evoluzione e a breve sarà possibile applicarle a quasi tutti gli elementi del sangue. In caso di malattie per cui non ci sono test diagnostici, queste tecniche possono rappresentare una buona strategia per diminuire il rischio che il sangue e gli emoderivati destinati ai pazienti siano contaminati.