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Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Sorveglianza globale per la variante “Delta” di Sars-CoV-2

L’attenzione del mondo è ora posta sulla variante Delta (B.1.617); così è stato rinominato dagli scienziati il ceppo indiano della Covid– 19, precisamente la sotto-variante B.1.617.2 a seguito della quale la Gran Bretagna ha deciso di rimandare le riaperture causa l’aumento dei contagi e ha attivato un programma nazionale per il sequenziamento.

In Italia, questa variante ha fatto la sua comparsa nel mese di aprile in Lombardia e sono disponibili dati della sua diffusione nel database internazionale “Gisaid”e della “Fondazione Gimbe”, ma non esiste una rilevazione precisa della sua circolazione. La Fondazione Gimbe, sottolinea l’aumento della circolazione in Italia, specificando che la variante Delta (più contagiosa di circa il 60% rispetto alla variante inglese) è all’1%, con differenze regionali. In particolare, la diffusione maggiore si registra in: Lazio 3,4%, Sardegna 2,9% e Lombardia 2,5%. In questa ultima settimana, la variante Delta è stata isolata in due focolai a Milano e a Brindisi, segno di una sua maggiore diffusione sul territorio nazionale. Dai sequenziamenti su campioni raccolti dal 19 maggio al 16 giugno, su 881 sequenze depositate, 58 (6,5%) corrispondono alla variante Delta.

I dati che emergono dal database internazionale Gisaid, evidenziano che, in Italia, le infezioni provocate dalla variante Delta, sono raddoppiate nell’arco di un mese e focolai sono presenti in almeno sette Regioni. Non sono però noti numeri attendibili, in quanto le sequenze genetiche rilevate in Italia sono poche, mentre quelle depositate nella banca dati internazionale Gisaid e analizzate dal Gruppo di Bioinformatica del Centro “Ceinge-Biotecnologie avanzate” diretto dal professor Giovanni Paolella, indicano che già dal 15 maggio al 16 giugno le sequenze della variante Delta del virus Sars-CoV-2 in Italia è aumentata dall’1,8% al 3,4%.

Gli esperti osservano che ottenere le sequenze genetiche è fondamentale per avere un quadro fedele della circolazione della variante.

Delle 58 sequenze della variante Delta: 28 arrivano dal Trentino Alto Adige (48,3%), 17 dalla Puglia (29,3%), 3 dalla Campania (5,2%), 2 dal Veneto (3,4%) e 1 rispettivamente da Emilia Romagna, Lombardia e Lazio (1,7%).

Già diffusa in 74 Paesi, la Delta B.1.617.2 è ormai dominante in Inghilterra, afferma “Public Health England”, l’Agenzia sanitaria governativa e si sta rapidamente diffondendo anche negli USA e in Israele.

Identificata per la prima volta, ad ottobre, in India, porta oltre dodici mutazioni tra le quali, due (L452R e E484Q) riguardano il dominio di legame della proteina Spike al suo recettore sulle nostre cellule ed influenzano l’aggressività e la trasmissibilità del virus. La Delta si diffonde con maggiore velocità (oltre il 40% in più), è associata a forme cliniche più gravi rispetto al ceppo originario e conduce più frequentemente al ricovero. Preoccupante è il dato sulle infezioni chiamate “breakthrough” cioè quelle che si verificano nei soggetti già vaccinati con i vaccini preparati sulla base del ceppo originario, i soli attualmente disponibili.

Dai primi studi effettuati in India ed Inghilterra, le breakthrough risultano essere più frequenti nel caso della Delta B.1.617.2, che sembra evadere con maggiore facilità la copertura vaccinale, in modo particolare dopo una singola somministrazione. In uno studio pubblicato il 3 Giugno su “Lancet” e coordinato dagli ospedali universitari di Londra, nei soggetti completamente vaccinati (due dosi Pfizer-BioNTech o Astra Zeneca), i livelli di anticorpi, in grado di neutralizzare la Delta B.1.617.2 sono di 5,8 volte inferiori rispetto a quelli che bloccano il ceppo che ha dato origine alla pandemia in Inghilterra (Alpha B.1.1.7).

Il grado di protezione ottenibile con i vaccini attualmente in distribuzione, rispetto alle conseguenze di una eventuale ondata pandemica da Delta B.1.617.2, sembra essere inferiore alle varianti conosciute. Secondo i dati analizzati dai ricercatori: Pfizer BioNTech, fornisce contro la variante Delta una protezione del 79% rispetto al 92% di protezione verso la variante inglese. Per il vaccino Oxford-AstraZeneca è stata rilevata una protezione del 60% contro le infezioni dovute alla variante Delta, rispetto al 73% della variante inglese.

“Oggi le varianti del Sars-CoV-2 sono 768 e 4 sono quelle maggiormente preoccupanti, altre sono sotto osservazione. Le più temibili sono: la inglese, la sudafricana, la brasiliana e l’indiana, oggi denominate: alpha, beta, gamma e delta.

L’approccio vincente sulla pandemia, evidenziano gli esperti, non potrà essere solo quello vaccinale, ma dovrà continuare a fare ricorso anche alla profilassi con mezzi di barriera, distanziamento fisico ed igienizzazione.

Sono necessari screening sui tamponi positivi, ad alta carica virale prelevati in aeroporti, palestre, scuole e per gli eventi aperti ad un gran numero di persone. A preoccupare è infatti l’alta trasmissibilità della nuova mutazione (sei volte più della media) e il rischio quasi doppio di ospedalizzazione rispetto a quella inglese”.

Sorveglianza globale per la variante “Delta” di Sars-CoV-2

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