Un radiofarmaco innovativo nel trattamento dei tumori neuroendocrini gastro-entero-pancreatici
Ottimi risultati dalla terapia radiorecettoriale utilizzata in via sperimentale in circa 500 pazienti provenienti da tutta Italia
L'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), ha di recente approvato un radiofarmaco innovativo "Lutathera" lutezio (177 Lu) oxodotreotide, sviluppato dalla Azienda francese Advanced Accelerator Applications (AAA), grazie agli ottimi risultati ottenuti attraverso vari protocolli sperimentali su circa 500 pazienti, presso la struttura complessa di Medicina Nucleare dell'AUSL di Reggio Emilia, diretta dal professor Annibale Versari, giunta sotto i riflettori nazionali ed internazionali.
Il farmaco aveva già ottenuto l'approvazione dalla Commissione Europea ed è indicato nei pazienti adulti con tumori neuroendocrini gastro-entero-pancreatici (GEP-NET), ben differenziati, progressivi, non asportabili o metastatici, positivi ai recettori per la somatostatina.
Per questo, la struttura è stata protagonista al Congresso americano organizzato dalla Society of Nuclear Medicine and Molecular Imaging per illustrare il ruolo della Medicina nucleare, sia nella diagnosi (mediante PET) che nella terapia dei tumori gastro-entero-pancreatici (terapia radiorecettoriale).
I tumori neuroendocrini interessano diversi organi: polmone, bronchi, stomaco, intestino, appendice e pancreas. In Italia, l'incidenza di questi tumori si aggira intorno ai 4 casi per 100.000 abitanti, con la tendenza a crescere all'avanzare dell'età. La maggior parte di queste neoplasie è asintomatica e spesso si evidenziano con metastasi al momento della diagnosi che può avvenire casualmente nel corso di altre indagini.
"E' una opzione terapeutica aggiuntiva alla chirurgia e ai farmaci attualmente disponibili per il trattamento dei NET, ha contribuito al riconoscimento della innovatività terapeutica ed un esempio importante del valore della teragnostica (fare insieme diagnosi e terapia), nel campo della Medicina nucleare" ha dichiarato il professor Massimo Falconi, Direttore della Chirurgia del Pancreas, IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
La terapia si basa sull'impiego di farmaci radioattivi (radiofarmaci) che vanno a localizzarsi sulle lesioni tumorali, fissandosi ai recettori della somatostatina, presenti in grande quantità in questi tipi di neoplasie. La radiazione permette di distruggere in modo mirato le cellule dei tumori.
LA SOMATOSTATINA E ANALOGHI
Le ricerche di Roger C.L. Guillemin, fisiologo francese, Premio Nobel per la Medicina 1977, padre della neuroendocrinologia, nel 1969, presso il Laboratorio di Baylor (Houston), portarono ad isolare diversi ormoni fondamentali per il funzionamento del nostro organismo, come la somatocrinina e la somatostatina.
La somatostatina (SS) è un ormone polipeptidico che studi di istochimica hanno localizzato nell'ipotalamo, nella corteccia, nel peduncolo cerebellare, nelle cellule D delle isole pancreatiche, nelle ghiandole salivari, nell'antro gastrico, nell'intestino superiore, nelle cellule C parafollicolari della tiroide, ma anche nei linfociti.
La forma costituita da 14 aminoacidi (SS14) è predominante nello stomaco e nel pancreas, mentre la forma più complessa (SS28) è maggiormente presente nell'intestino. Entrambe hanno una struttura ad anello, formato da un ponte cisteina-cisteina contenente 12 aminoacidi. L'attività biologica della somatostatina è legata a questa struttura ad anello ed alla presenza dei 4 aminoacidi che si legano ai recettori. I recettori cellulari sono proteine specializzate capaci di legare con alta affinità un ormone e di mediarne l'azione nell'interno della cellula.
La maggior parte dei tumori umani e particolarmente i neuroendocrini presentano un elevato numero di recettori per la somatostatina.
La somatostatina endogena ha una brevissima emivita, inferiore a 3 minuti, a seguito di una rapida degradazione enzimatica e pertanto non può avere alcuna approvazione terapeutica. Per questo, si sono sviluppate ricerche per la produzione di derivati sintetici (analoghi della somatostatina), con una struttura biologicamente attiva, meno suscettibile alla degradazione biologica (vita media più lunga) e con un maggiore effetto inibitorio sul rilascio ormonale da parte dei tessuti tumorali. Nelle colture neoplastiche, la SS è in grado di inibire la replica del DNA.
RADIOFARMACI
I radiofarmaci sono molecole che contengono al loro interno un radionuclide (atomo radioattivo) e possono essere utilizzati sia a scopo diagnostico che terapeutico.Si tratta di una terapia radio-metabolica recettoriale, in cui si somministrano per via endovenosa degli isotopi radioattivi che si concentrano su alcune sedi tumorali. Questo meccanismo d'azione, specifico e selettivo consente di trattare in modo efficace solo determinati tipi di tumore, tra i quali i neuroendocrini gastro-entero-pancreatici.