Venticinque megalopoli responsabili della metà delle emissioni inquinanti nel mondo
Sono 25 le mega-città nel mondo responsabili di oltre la metà delle emissioni di “gas serra” e si trovano prevalentemente in Cina. Lo rivela uno studio condotto dai Ricercatori della Sun Yat –sen University di Canton in Cina e pubblicato sulla rivista scientifica “Frontiers”, che ha messo a confronto i dati sulle emissioni di 167 città in 53 Paesi.
Il 52% delle emissioni totali sarebbe prodotto da 23 città cinesi, tra cui: Shanghai, Pechino, Suzhou, Tianjin, Handan, Dalian, oltre a Mosca,Tokyo e Istambul.
Se il Presidente cinese Xi Jinping vorrà rispettare gli accordi di limitare le emissioni di carbonio entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2060, come parte del suo impegno nell’accordo di Parigi, la transizione dal carbone alle energie rinnovabili, dovrà subire una profonda accelerazione. Oggi, la Cina gestisce 1.058 centrali elettriche a carbone, pari a più della metà dell’intera capacità mondiale.
Più del 50% della popolazione mondiale risiede nelle città che si ritiene siano responsabili di oltre il 70% delle emissioni di gas serra e condividono una grande responsabilità per la de carbonizzazione della economia globale.
L’ONU stima che il 75% delle emissioni globali di carbonio provenga dalle città. Secondo lo studio pubblicato su Frontiers, le città cinesi, indiane, americane e dell’Unione europea sono responsabili per la maggior parte delle emissioni globali. E’ importante però notare – scrivono gli autori dello studio - che molti Paesi sviluppati esternalizzano le catene di produzione ad alto contenuto di carbonio in Cina, il che aumenta le emissioni legate alla esportazione di questa ultima.
Lo studio, ha inoltre analizzato l’origine delle emissioni nelle città prese in esame e fornito informazioni sulle azioni prioritarie per ridurre le emissioni da edifici, trasporti, processi industriali ed altre fonti. In un terzo delle città, oltre il 30% delle emissioni totali di gas serra deriva va dal trasporto su strada; meno del 15% delle emissioni totali proveniva da ferrovie, corsi d’acqua e aviazione.
La più grande riduzione delle emissioni pro-capite è avvenuta ad: Oslo, Houston, Seattle e Bogotà. Le prime 4 città per crescita delle emissioni, nello stesso periodo sono state: Rio de Janeiro, Curitiba, Johannesburg e Venezia, dove, per quest’ultima, ha influito il turismo di massa e si è deciso da poco di vietare il passaggio delle grandi navi.
Skopje, la capitale della Macedonia del Nord, in inverno si classifica costantemente come una delle città più inquinate d’Europa. Secondo uno studio della Banca Mondiale in Macedonia del Nord 1.100 persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento atmosferico. La sua popolazione è di soli 2 milioni di persone. I danni dell’inquinamento atmosferico sulla salute sono grandi e le conseguenze comportano malattie cardiache, allergie e tumori.
Secondo diversi analisti, il caldo anomalo in Canada e le alluvioni devastanti in Germania e Belgio sarebbero le prime avvisaglie di un disastro che potrebbe essere ormai difficile da fermare. La temperatura media globale è già di oltre1 grado Celsius al di sopra dei livelli preindustriali e sta per superare il limite di 1,5 - 2 gradi Celsius fissato dall’Accordo di Parigi sul Clima.
Entro il 2100 Venezia, insieme ad altri centri urbani costieri entra tra le città a rischio di essere sommersa dall’acqua. Il Mose, sistema che tiene l’alta marea fuori dalla laguna è progettato per eventi eccezionali, non per l’aumento del livello del mare, legato ai cambiamenti climatici. A Venezia, le stime sono di un incremento di altri 50 centimetri entro la fine del secolo.
La conferma della emergenza per le città costiere arriva dalla relazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l’organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. Il dossier fornisce una visione chiara e scientificamente fondata dello stato attuale delle conoscenze sui cambiamenti climatici e sui loro potenziali impatti ambientali e socio-economici. Il report avverte: senza tagli drastici alle emissioni, l’impatto sarà devastante, le città costiere continuano ad espandersi, mettendo in pericolo milioni di persone, soprattutto in Asia ed in Africa.