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Mercoledì, 4 Ottobre 2023
Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

West Nile, a Piacenza confermati 10 casi di infezione umana

West Nile Virus: i risultati della attività di Sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità al 31 agosto

Dall’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità sulla attività di Sorveglianza, al 31 agosto 2023,  salgono a 171, in Italia, i casi confermati  di infezione da  West Nile Virus  (WNV) nell’uomo, dall’inizio di maggio (133  nel precedente bollettino);  di questi, 97 si sono manifestati  nella forma neuro-invasiva (16 Piemonte, 33 Lombardia, 11 Veneto, 32 Emilia Romagna (8 Piacenza), 2 Puglia, 1 Sicilia, 1 Sardegna); 1 caso importato (Ungheria); 42 casi identificati in donatori di sangue  (8  Piemonte, 24 Lombardia, 1 Veneto, 8 Emilia Romagna); 1 caso importato (Germania); 30 casi di febbre (5 Piemonte, 10 Lombardia, 13 Veneto, 2 Emilia Romagna (2 Piacenza); 1 caso asintomatico (Lombardia); 1 caso sintomatico  la cui Regione di esposizione  non è stata, al momento, segnalata.

Tra i casi confermati, sono stati notificati 9  decessi ( 3 Piemonte, 5 Lombardia, 1 Emilia Romagna). Il primo caso umano  di infezione da WNV  della stagione   è stato segnalato dalla Emilia Romagna, nel mese di luglio nella provincia di Parma.

Salgono a 46 le Province  con dimostrata circolazione  di WNV  appartenenti a 9 Regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli -Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia  e Sardegna.

West  Nile  (Fonte: Istituto Superiore di Sanità)

La febbre  West Nile  (West Nile Fever) è una malattia provocata  dal virus West Nile, a RNA, appartenente alla  famiglia  Flaviviridae, isolato per la prima volta  nel 1937 in Uganda. Il virus è diffuso in Africa, Asia Occidentale, Europa, Australia ed America.  I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare  (più frequentemente  del genere Culex), le cui punture  sono il principale mezzo di  trasmissione all’uomo.  Altri mezzi di trasmissione documentati, anche  se molto più rari,  sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue  e la trasmissione madre-feto, in gravidanza.

La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona  tramite il contatto  con le persone infette.

Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi  anche cani, gatti, conigli e altri.  In Italia, da diversi anni si verificano, nel periodo estivo  casi di West Nile, trasmessi da punture di zanzare, mentre non sono stati documentati  casi di trasmissione  da trasfusione o trapianto, anche grazie  alle misure specifiche  messe in atto  ogni anno dal Centro Nazionale Sangue e dal Centro Nazionale Trapianti.

Il periodo di incubazione,  dal momento della puntura  della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con  deficit a carico  del sistema immunitario.

Sintomi. La maggior parte delle persone infette  non mostra alcun sintomo, fra i casi sintomatici, circa il 20%  presenta sintomi, quali: febbre,  mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, manifestazioni cutanee.  Questi sintomi possono durare  pochi giorni, in rari casi, alcune settimane e possono variare a seconda della età della persona. Nei bambini, è più frequente  una febbre leggera, mentre nei giovani  la sintomatologia è caratterizzata  da febbre, mediamente alta, arrossamento  degli occhi, mal di testa e dolori muscolari e articolari. Negli anziani  e nelle persone debilitate, la sintomatologia può essere più grave.

I sintomi   più gravi, si presentano in media, in meno  dell’1%  delle persone infette (1 persona su 150) e comprendono: febbre alta, forti mal di testa,  debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi  alla vista, torpore, convulsioni  fino alla paralisi ed al coma.  Alcuni effetti neurologici possono essere  permanenti. Nei casi più gravi,  (circa 1 su mille) il virus può causare  una encefalite letale.

La diagnosi viene prevalentemente effettuata attraverso test  di laboratorio (Elisa o Immunofluorescenza) effettuati su siero  e dove indicato  su fluido cerebrospinale  per la ricerca  di anticorpi  del tipo IgM. Questi anticorpi possono persistere  per periodi anche molto lunghi, pertanto la positività  a questi test può indicare  anche una infezione pregressa. In alternativa, la diagnosi  può essere effettuata  attraverso il test molecolare PCR (che identifica la presenza del materiale genetico del virus),   coltura virale  su campioni di siero o fluido cerebrospinale.

Non esiste una terapia specifica, e nella maggior parte dei casi,  i sintomi scompaiono  da soli  dopo qualche giorno  o possono protrarsi per qualche settimana.  Nei casi più gravi è necessario il ricovero in ospedale.

West Nile, a Piacenza confermati 10 casi di infezione umana

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