West Nile, a Piacenza confermati 10 casi di infezione umana
West Nile Virus: i risultati della attività di Sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità al 31 agosto
Dall’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità sulla attività di Sorveglianza, al 31 agosto 2023, salgono a 171, in Italia, i casi confermati di infezione da West Nile Virus (WNV) nell’uomo, dall’inizio di maggio (133 nel precedente bollettino); di questi, 97 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (16 Piemonte, 33 Lombardia, 11 Veneto, 32 Emilia Romagna (8 Piacenza), 2 Puglia, 1 Sicilia, 1 Sardegna); 1 caso importato (Ungheria); 42 casi identificati in donatori di sangue (8 Piemonte, 24 Lombardia, 1 Veneto, 8 Emilia Romagna); 1 caso importato (Germania); 30 casi di febbre (5 Piemonte, 10 Lombardia, 13 Veneto, 2 Emilia Romagna (2 Piacenza); 1 caso asintomatico (Lombardia); 1 caso sintomatico la cui Regione di esposizione non è stata, al momento, segnalata.
Tra i casi confermati, sono stati notificati 9 decessi ( 3 Piemonte, 5 Lombardia, 1 Emilia Romagna). Il primo caso umano di infezione da WNV della stagione è stato segnalato dalla Emilia Romagna, nel mese di luglio nella provincia di Parma.
Salgono a 46 le Province con dimostrata circolazione di WNV appartenenti a 9 Regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli -Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia e Sardegna.
West Nile (Fonte: Istituto Superiore di Sanità)
La febbre West Nile (West Nile Fever) è una malattia provocata dal virus West Nile, a RNA, appartenente alla famiglia Flaviviridae, isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda. Il virus è diffuso in Africa, Asia Occidentale, Europa, Australia ed America. I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del genere Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Altri mezzi di trasmissione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto, in gravidanza.
La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette.
Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli e altri. In Italia, da diversi anni si verificano, nel periodo estivo casi di West Nile, trasmessi da punture di zanzare, mentre non sono stati documentati casi di trasmissione da trasfusione o trapianto, anche grazie alle misure specifiche messe in atto ogni anno dal Centro Nazionale Sangue e dal Centro Nazionale Trapianti.
Il periodo di incubazione, dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario.
Sintomi. La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo, fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi, quali: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, manifestazioni cutanee. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi, alcune settimane e possono variare a seconda della età della persona. Nei bambini, è più frequente una febbre leggera, mentre nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre, mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari e articolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, la sintomatologia può essere più grave.
I sintomi più gravi, si presentano in media, in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150) e comprendono: febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni fino alla paralisi ed al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi, (circa 1 su mille) il virus può causare una encefalite letale.
La diagnosi viene prevalentemente effettuata attraverso test di laboratorio (Elisa o Immunofluorescenza) effettuati su siero e dove indicato su fluido cerebrospinale per la ricerca di anticorpi del tipo IgM. Questi anticorpi possono persistere per periodi anche molto lunghi, pertanto la positività a questi test può indicare anche una infezione pregressa. In alternativa, la diagnosi può essere effettuata attraverso il test molecolare PCR (che identifica la presenza del materiale genetico del virus), coltura virale su campioni di siero o fluido cerebrospinale.
Non esiste una terapia specifica, e nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è necessario il ricovero in ospedale.